
Se c’è una cosa che odio è il buonismo misto ad ipocrisia che spesso aleggia tra le righe di certe dichiarazioni pubbliche.
Freschissima quella di Gasperini, allenatore dell’Atalanta, che, alla vigilia della partita da dentro o fuori col PSG (Quarti di finale di UEFA Champions League ndr) dice, ai microfoni di Sky, “Sapere che tutta l’Italia tiferà per noi ci riempie d’orgoglio e ci dà una carica in più. Siamo un po’ come la Nazionale, speriamo di rappresentarla bene“.
Ecco, consiglierei al buon (…) Gian Piero di abbassare leggermente la quota di volo o, se si preferisce, di volare un po’ più basso per evitare di emulare un certo Icaro (sono dubbioso sulla popolarità di quest’ultimo nelle valli bergamasche ma…io ci provo ndr). Sai com’è!? Il sole, specialmente di questi tempi, è caldo assai.
Ora, l’assunto secondo il quale una squadra di club impegnata all’estero dovrebbe essere supportata anche da chi normalmente tifa altri, nel panorama nazionale, decade nel momento in cui ad essere chiamati all’improbo (sì, proprio così ndr) compito sono i tifosi azzurri. Azzurro Napoli, ovviamente. L’azzurro vero, per noi. E non ci si venga a fare la morale da due soldi sull’identità nazionale ed amenità simili perché se c’è una tifoseria, un popolo, una città che può permettersi di non tifare per gli atalantini o addirittura di tifargli contro siamo proprio noi.
Quindi, senza star qui ad elencare perché e per come di certi atteggiamenti “incomprensibili” si eviti di fare i soloni del nulla sottovuoto spinto, sapendo bene che certi atteggiamenti hanno radici lontane, in termini temporali così come in “altri termini”. Ragioni derubricate dalla storia e dalla cattiva volontà di volerci veramente parte di qualcosa che, a tutt’oggi, resta incompiuto.
Ma chi vé sàpe?!
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre