Ultimi centottanta minuti di campionato.
Il Napoli gioca l’ultima partita casalinga in un San Paolo che, con i suoi previsti trentamila paganti, potrebbe fare da cornice ideale ad una sfida molto attesa.
Abbiamo conti in sospeso con l’Inter da molto tempo non riuscendo a violare il tabù dei tre punti sia in casa che in trasferta. Ma è anche una sfida che è in grado di mettere a nudo la differenza strutturale e gestionale che separa l’azzurro dal neroazzurro.
Da una parte c’è una sorte di condizione: la solidità proprietaria dell’Inter è ben nota e va di pari passo con gli enormi sforzi prodotti in direzione fair play finanziario. Dall’altra parte evidenzierei una sorta di condizionamento: le scelte di mercato nerazzurre tendono ad essere propense ad una continuità di crescita sia in termini di qualità tecnica (dall’allenatore ad altri elementi della rosa) e sia in termini di immagine societaria (sponsorizzazioni ed accordi commerciali a pioggia).
E noi?
Non è una questione di fatturato (indubbiamente a favore loro).
E’ un fatto di scelte finanziarie, strategiche e tattiche.
Noi (leggi la dirigenza che decide i numeri che ritroviamo nei bilanci) pianifichiamo nel rispetto delle regole, anche a costo di scelte azzardate, per non dire incomprensibili. Noi puntiamo ad un progetto a medio-lungo termine, anche se ci mancano ancora tasselli importanti per passare da un imparare a stare in piedi ad un obbligatorio imparare a volare.
Noi tifosi aspettiamo ancora con grande passione pazienza. Ma molte cose hanno un limite che andrebbe superato.
Ora fotografiamo un attimo la sfida di stasera. Ancelotti punterà ad uscire a testa alta dall’ultima stagionale casalinga e sa bene che l’Inter le proverà tutte per vincere la concorrenza di classifica per riservarsi il posticino in Champions. Come Sarri in passato, il tecnico di Reggiolo probabilmente non punterà al minimo indispensabile: l’undici di Spalletti non lo puoi affrontare con il freno a mano tirato, non puoi permetterti la distrazione poi graziata per caso. Milik e Mertens (oppure Insigne) dovranno puntare al top in attacco proprio come in difesa la coppia Koulibaly-Albiol dovrà tenere trenta occhi per arginare elementi di livello come Lautaro, Perisic e via dicendo.
E’ un copione ben noto contro i nerazzurri che, puntualmente, riescono da un po’ di tempo a questa parte a rubarci i momenti propizi per infrangere quel tabù che accennavo.
Ma il punto che voglio mettere in evidenza è a portata di mano.
La realtà, da una parte, parla di un costrutto societario solido, con grandi prospettive. Dall’altra vive di un perenne scollamento con la madre cittadina. Potremmo paragonare tutto ciò ad una specie di dematerializzazione di una società calcistica tra le vie partenopee in diretto rapporto con una effettiva e tangibile voglia di raggiungere nuovi traguardi sia nel panorama italiano che europeo (anche in barba a quelli che si definiscono tifosi commentando, nell’immediato, che tanto non si vincerà mai niente).
In poche parole, la chiave è una sola: fare il passo più lungo della gamba. Per una volta. La mia non è provocazione, forse una aberrazione al confronto con le rigide regole dell’asset contabile-finanziario imposte in un Paese che, però, tutto è fuorchè centrato sul rispetto delle regole (e non solo in ambito calcistico ndr). Non voglio parlare del solito concetto di corruzione a 360 gradi ed in senso lato. Alludo a parole come indebitamento, una leva finanziaria gestibile. Basta sapersi poi circondare degli sponsor-accordi commerciali giusti, darsi un’immagine ottimale in termini di comunicazione diretta con i media-web, amplificare la portata del proprio cammino, radicandosi sul territorio ed esplodendo proposte che abbiano come fine la crescita di nuove leve all’interno di un esempio accademico di formazione.
Non sto sognando ad occhi aperti e mani sulla tastiera. Sto parlando solo di realtà presenti, ormai, in tutto il mondo sportivo.
Provoca meno danni un azzardo di mercato (acquisti e vendite mirate) che dichiarazioni estemporanee e fuori strategia su difetti e storture italiane già note ed intoccabili ai più.
Il Napoli è un esempio ma ha a portata di mano il salto di qualità. Basta ripetersi nella testa più volte: ‘’strategia, strategia, strategia,…’’ e ancora ‘’comunicazione, comunicazione, comunicazione,…’’.
Osiamo (mi rivolgo alla dirigenza ndr), osiamo di più.
La qualità c’è. E’ indiscutibile. Va condita, a breve termine.
Avanti Azzurri, Avanti…
#ForzaNapoliSempre
Marco Melissa