UN DOMINIO NATO DALLA PROGRAMMAZIONE

In Europa c’è il dominio delle squadre inglesi ed è giusto e logico che sia così.

Lo meritano non soltanto per quanto dimostrato sul campo ma soprattutto per quello che hanno fatto in preparazione di questi risultati.

E questo è solo l’inizio (o la giusta prosecuzione).

Io calcio inglese ha sempre avuto un ruolo da protagonista nel continente, ma ora, ed in particolare quest’anno, pare che l’intero movimento abbia staccato gli avversari. E’ un risultato, questo, non solo frutto di azioni tipicamente calcistiche. Il calcio inglese non è solo il più forte o il più bello. E’ anche il più solido dal punto di vista economico e questo è frutto anche di una lavoro di squadra che ha visto in campo società e governo e che nasce da lontano. E’ il frutto delle intelligenze e di sguardi da sempre proiettati verso il medio periodo.

In Inghilterra avevano problemi di sicurezza negli stadi. Lo hanno completamente risolto rendendo gli stadi sicuri e capaci di ospitare famiglie e bambini (il futuro del calcio). Avevano il problema di rendere gli stadi più accoglienti per ospitare, nel modo più accogliente possibile le partite di calcio e lo hanno risolto semplificando le procedure di acquisizioni da parte dei club di aree in diritto di superficie (è pur vero che il project financing lo hanno inventato loro, gli inglesi, e che con l’utilizzo dello stesso hanno rimodernato mezzo Paese, applicando con successo la formula anche al calcio).

Avevano il problema di ammortizzare i costi di realizzazione delle strutture da parte delle società, generando attorno allo stadio nuovi flussi di affari determinati da attività collaterali presenti all’interno ed all’esterno delle strutture stesse. I club lo hanno risolto ottenendo in concessione non solo la realizzazione delle suddette aree business ma anche la gestione limitando ed annullando le ingerenze da parte del mondo politico e burocratico.

Avevano un problema di rendere il loro campionato equo ed incerto e lo hanno risolto con la intelligente suddivisione (quasi equa ndr) dei proventi sportivi da diritti tv, migliorando le performance economiche di ogni club e di conseguenza permettendo ad ognuno di programmare con facilità gli investimenti. Questo consentirà loro di aumentare patrimonio e ricavi che per conseguenza logica consentirà anche di potersi permettere l’acquisto di calciatori a prezzi più alti e con ingaggi più elevati e quindi naturalmente di aumentare la competitività assoluta del campionato che genera, di conseguenza, una maggiore attrattiva, quindi più spettatori (sugli spalti, in tv, sulle piattaforme web, social, ecc.) e, di conseguenza, maggiori introiti.

Un concatenarsi naturale e vantaggioso, oltre al fatto di poter permettere a tutti i club di aumentare gli investimenti nei settori giovanili. In particolare i grandi club, quando hai un mercato fatto di società capaci di poter tranquillamente comprare un giovane valido ma non necessariamente un campioncino, prodotto dal vivaio, non prevedi di farlo salire in prima squadra ma lo dai a club di fascia inferiore. Così facendo abbassi sensibilmente il rischio e puoi anche alzare l’asticella.

In buona sostanza in Inghilterra è stato fatto tutto quanto invece non è stato fatto in Italia.

Non meravigliamoci quindi per quanto successo quest’anno in Europa ed aspettiamoci che la stessa cosa possa accadere anche negli anni a venire.

Non proviamo a comprare tizio o caio per poter competere con loro.

L’unica cosa che dovremmo acquistare sono le loro idee , basterebbe magari soltanto imitarli.

Il Pocho

#ForzaNapoliSempre

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