SI VINCE MA NON SI CONVINCE

Il Napoli espugna il Benito Stirpe di Frosinone ed allunga sull’Internazionale di altri due punti portandosi a +8.

Dries Mertens eguaglia Diego Armando Maradona ad 81 gol in campionato come terzo miglior marcatore azzurro di tutti i tempi.

La notte scorsa in Piazza Plebiscito è apparso uno striscione della Curva B. “Carletto l’ultimo prescelto per prendere in giro tutti senza un vero progetto”.

Non voglio esprimermi al riguardo ma credo che bisogna avere la pazienza di attendere la fine del campionato, vedere come la società si comporta in sede di calciomercato e poi, eventualmente, esprimere la propria opinione. Farlo adesso non aggiunge né toglie nulla a quella che è l’attuale stagione. Poi ognuno fa ciò che ritiene opportuno. Ci mancherebbe.

Torniamo alla partita.

Il Napoli mostra la sua superiorità tecnica a sprazzi. Non dall’inizio. L’approccio al match è molle e gli azzurri rischiano di andare sotto subito.

In generale il Frosinone cerca disperatamente di restare aggrappato alle residue speranze di permanenza in Serie A. Il Napoli, dal canto suo, cerca di trovare di nuovo il filo del gioco che da tempo latita.

Il reparto difensivo si giova della presenza dei terzini Malcuit e Ghoulam, molto più di costruzione dei loro alter ego in panchina. Luperto opera egregiamente dalle sue parti. Centrale difensivo vecchio stampo senza fronzoli. Purtroppo anche lui si unisce alla lunga schiera con Maksimovic e Chiriches. Chi meglio, chi peggio ma nessuno si avvicina in modo pressoché definitivo alla classe e all’autorevolezza di Raul Albiol. Il “ministro della difesa” farà una sgroppata di pochi minuti a fine match. Bentornato Raul.

Il centrocampo continua a vivere di sprazzi, di propositività a corrente alternata, con un Fabián Ruiz che stenta a ritrovare la giusta forma dopo l’influenza debilitante che lo colpì circa un mese e mezzo fa. Zielinski resta il rebus di questa squadra. Piotr non riesce a prendere questa squadra per mano. A volte la sua espressione sembra tradire una enorme pressione che quasi lo schiaccia e che gli impedisce di liberare il suo talento mostruoso. Prigioniero di sé stesso.

L’attacco.

Oggi la personalissima collezione azzurra si è arricchita di altri due pali ed una traversa, arrivando alla ragguardevole (e poco invidiabile ndr) cifra di ventiquattro legni stagionali. Da non credere.

Il Milik di Frosinone è un fine “assistman“, non necessariamente il centravanti adatto alla causa dell’incontro. Eccessivamente lento e macchinoso per comparire sul tabellino dei marcatori.

E’ Ciro Mertens ad aprire le danze con una punizione al bacio che non lascia speranza all’estremo difensore ciociaro (napoletano ndr) Sportiello.

Ma il capolavoro arriva al 49′.

Amin Younes riceve da Arkadiusz Milik, triangola con lui bevendosi letteralmente tre avversari nello stretto in una sequenza impressionante e velocissima e batte Sportiello insaccando nell’angolo più lontano. Un gol da urlo. Un gol che soltanto i fuoriclasse possono concepire. Younes, il calciatore tedesco di origini libanesi è la nota lieta, il pensiero felice di questo Napoli che vuole trovare una identità per poter costruire l’immediato futuro.

Nota tutt’altro che lieta e che fotografa l’atmosfera che orbita in parte del tifo partenopeo: a fine gara José Maria Callejòn si avvicina al settore dove era stipata la tifoseria azzurra e lancia la sua maglietta; la stessa gli viene gettata indietro all’urlo di un “meritiamo di più”.

E chést’è.

Giulio Ceraldi

#ForzaNapoliSempre

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