È primavera e il Napoli c’è.
La squadra azzurra sciorina, all’Olimpico, un calcio sulla falsariga dell’Olanda di Rinus Michels (il calcio più bello mai visto in vita mia – leggi alla voce Johan Cruyff ndr). E non esagero.
A nulla serve sottolineare quanto questa Roma sia sulle ginocchia. La sontuosità della prestazione partenopea non viene scalfita di alcunché.
Questo gruppo si accinge ad affrontare la parte più calda della stagione con una forma, una verve ed una convinzione che la porta ad eccedere le più rosee aspettative.
È così che vediamo Arkadiusz Milik mettere a segno uno dei gol tecnicamente più difficili che un calciatore possa realizzare. La rete è voluta, cercata, costruita, imbastita nei minimi particolari. Laddove un “comune mortale” impiegherebbe almeno il doppio del tempo nel (tentare) di coordinarsi per impattare la sfera, Milik fa dialogare, quasi danzare i suoi arti inferiori nel passarsi la sfera e scoccare la saetta vincente. Poesia aliena.
Fosse stato un famoso portoghese a compiere cotanto gesto, ieri avremmo probabilmente assistito ad edizioni straordinarie dei telegiornali. Ma tant’è. Mutatis mutandis.
Entrambe le frazioni di gioco sono state interpretate in maniera pressoché perfetta. La differenza l’ha fatta la capacità di mettere il pallone al di là della linea di porta.
Vorrei chiudere con un doveroso omaggio ad un ragazzo che sta facendo strabuzzare gli occhi a tutti. Il suo nome è Amin Younes, venticinquenne ala sinistra/centrocampista offensivo. Ad oggi il napoletano più sfrontato che si veda calcare il prato, nel gruppo di Ancelotti. Salta gli avversari come birilli, li lascia lì, attoniti. Quasi smarriti. Tira. Il pallone gli viene ribattuto. Lui usa quella frazione di secondo che gli resta per fintare, disorientando gli avversari e piazzando la sfera lì dove stavolta nessuno può arrivarci.
Se non è genio questo, beh, ci siamo quasi.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre