Ma che ne parliamo a fare.
Verrebbe subito in mente questa tipica espressione dell’italica malagestio dopo aver assistito impotenti, inefficaci ed increduli all’ennesima offesa allo sport, a quel momento di passione giocata che attrae, coinvolge e divide anche tanti. Siamo ancora qui (il sottoscritto in prima linea) a recitare un vano mea culpa per non essere capaci di dare abbastanza voce a chi oggi sta soffrendo per la morte di una persona. L’ennesima.
Per non essere capaci di portare quella solidarietà genuina a chi vorrebbe combattere un’assurdità sociale. Per non essere mai abbastanza duri con quelli delle stanze dei bottoni delle istituzioni calcistiche che dovrebbero muoversi per arginare simili patologie pericolose e dannose.
Che ne parliamo a fare, allora?
Invece no. Parliamone ed analizziamo. Daniele è, oggi, la vittima sacrificale di turno di un sistema fuori controllo, una sorte di epidemia che ha il proprio focolaio sugli spalti ma che trova soluzione anche andando ad infettare altri ambiti. Basti vedere quanto ha dovuto subire Koulibaly. Ma Daniele è vittima “solo oggi”. Se non ci si muove, lui, come altri in passato, resterà una opaca icona-ricordo di un qualcosa che poteva essere evitato.
Allora mi domando, con un fiero dito puntato all’ignota sapienza: a che serve avere istituzioni, dirigenti, perfino studiosi del sociale sportivo in termini antropologici, se poi non riusciamo neanche a giustificare un sistema anarchicamente votato alla gestione casuale degli eventi (una semplice riflessione basata sul calcolo delle probabilità che una schiera di certi tifosi di una squadra X s’incontri in un determinato luogo con la stessa tipologi di tifosi di una squadra Y ndr). Lo sport, dicevamo sopra, coinvolge e divide. Ma dividere non significa non tollerare. Non dovrebbe trascendere in una situazione in cui il problema più grosso diventa l’analisi della dinamica di un omicidio.
Stasera lo spirito con il quale Napoli e Bologna scenderanno in campo sarà ovviamente un passaggio votato al rispetto della regola (discutibile) dello spettacolo che deve continuare ed al quale nessuno si sottrae.
– Emergenza sull’emergenza
Napoli – Bologna è anche Ancelotti – Inzaghi, il maestro che incontra uno dei suoi allievi prediletti del recente passato.
La parola pesante esemplifica la situazione azzurra. Koulibaly ed Insigne scontano la squalifica (la dirigenza sta preparando il ricorso), Hamsik pare sia ko per un periodo non breve. Diventa fondamentale per il tecnico azzurro far riflettere il suo gruppo su quanto fatto e soprattutto non fatto contro l’Inter.
Interdizione a centrocampo? Triangolazioni sul verticale? Gioco di posizione nell’interno di centrocampo?
Abbiamo enfatizzato questi aspetti che, allo stato attuale, caratterizzano la portata dinamica del 4-4-2 mutante di Ancelotti. Dov’è l’adrenalina che abbiamo visto in altre occasioni? A Milano l’ha presa la squadra di Spalletti, punendoci proprio in quei minuti in cui, in passato, noi abbiamo punito altri avversari con rispettabili meriti. Stavolta, invece, non è andata bene. Si poteva e si doveva fare di più. Già da alcune settimane l’emergenza per l’assenza di qualcuno si è alternata all’emergenza per la evidente inversione di tendenza in chiave offensiva (meno gol e meno iniziative). Ora le emergenze si sommano, portando i problemi da risolvere all’ennesima potenza tutta da ricalcolare.
– Sconfiggere i deficit
Ancelotti sa bene che il suo 4-4-2 mostra alcuni limiti nel momento in cui gli avversari fanno lievitare le coperture a centrocampo. È accaduto di recente contro Inter e Spal. Il raddoppio veloce degli avversari manda spesso in tilt la ricerca della verticalizzazione verso la trequarti. L’impiego probabile di Milik e Mertens sul fronte offensivo dovrà essere supportato da velocità, pressing e soprattutto scambi corti sulle corsie esterne, sfruttando in pieno le doti di Zielinski e Callejon. Questi ultimi coadiuvati dalla probabile coppia Allan-Diawara.
Dall’altra parte Inzaghi riproporrà il suo classico 3-5-2.
Albiol e Maksimovic, con Hysaj e Ghoulam agli esterni, dovranno tenere sempre d’occhio Palacio, ma la coppia Mattiello-Poli e l’onnipresente Santander andranno arginati con densità di posizione per indurre superiorità numerica nei vari punti del campo.
Oggi si scende in campo.
Lo spettacolo va avanti.
Che sia uno show sportivo e niente più.
Quante chiacchiere inutili in giro, quanta confusione, e, ahimé, quanta incompetenza.
Reset è la parola d’ordine.
Tutto è da rifare, da rifondare.
Non è possibile ristrutturare il sistema calcio che si autoalimenta di marcio. Nel frattempo siamo e saremo qui a lottare per non vedere colare a picco la nave del calcio (che già imbarca, pericolosamente, acqua da parecchio).
Agli azzurri l’arduo compito di portare avanti il sogno di tanti tifosi, oltre ogni odio razzista, oltre ogni colore di pelle, oltre ogni ostacolo che verrà.
Avanti Azzurri, Avanti…
Marco Melissa
#ForzaNapoliSempre