Guardando alle statistiche post-partita non si capisce quanto questo gruppo stia completando rapidamente la metamorfosi da squadra tutto possesso palla a squadra tutto opportunismo.
45% di possesso palla, pressoché lo stesso numero di tiri in porta e calci d’angolo ma risultato mai in discussione.
Il messaggio è chiaro. Non si molla di un millimetro. La sconfitta di Torino è stata ampiamente digerita.
Se non fosse bastato il capolavoro tattico di mercoledì sera contro il Liverpool a dare un netto segnale di forza da parte dell’undici di Ancelotti, oggi l’ennesimo Napoli camaleontico di questa nuova era ha dato un altro (l’ennesimo) segnale di forza. La forza di un gruppo dove tutti sono sulla corda e tutti possono giocare, a dimostrazione di una qualità della risa molto più ampia di quanto si potesse pensare.
Il gesto atletico di Adam Ounas al 3′, su ingenuità di Locatelli, è il marchio di fabbrica della squadra che, anche quest’anno, si candida a pieni voti ad essere l’unica seria contendente, dopo la Juventus, al titolo.
La perla di Lorenzo Insigne, al minuto 72, dalla sua mattonella preferita è il suggello ad una partita dove tutti hanno fatto la loro parte e senza sbavature di rilievo, seguendo alla lettera lo spartito di un direttore d’orchestra che sembra deciso a volersi prendere l’ennesima soddisfazione della sua carriera. Quella di riportare un sogno all’ombra del Vesuvio così come portò “la decima” all’ombra del Bernabeu.
E se fossimo in cerca di segni premonitori…oggi Ospina sembrava il Carella dei tempi migliori.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre