La Società Sportiva Calcio Napoli ha perso un’altra occasione per consolidare il concetto di essere il club calcistico del capoluogo della Campania e non di un paesino delle Langhe piemontesi.
E pazienza se l’arbitraggio ha di fatto ridimensionato la carica agonistica degli undici azzurri in campo.
I soliti cori dello Stadium ci hanno ricordato l’amore incondizionato che la tifoseria bianconera (e non è la sola, come ben sappiamo – che culo! ndr) nutre nei confronti dei napoletani. Anche lo storpiamento dei cori azzurri, da parte degli ultras non-colorati è diventato un classico che si rinnova, di anno in anno (meno male, ne avremmo avvertito la mancanza).
Soltanto Carlo Ancelotti, sollecitato da una domanda sui cori “poco carini” nei suoi confronti, ha menzionato quanto gli fossero dispiaciuti più i cori sulla città che quelli su di lui ai quali è ormai abituato. Idem farà, con stile, nei confronti dell’arbitraggio di Banti, definito “superficiale”.
Per il resto si conferma la “vacatio“, l’assenza dei vertici societari azzurri. Quegli stessi vertici che non hanno mancato, l’estate appena trascorsa, di allietarci quotidianamente (ed anche più volte al giorno ndr) con siparietti (vedi alla voce rubrica “vero o falso” sulla radio ufficiale), interviste, continui paragoni tra vecchio e nuovo allenatore, eccetera, eccetera, eccetera.
Poi comincia la nuova stagione, il nuovo campionato, con le stesse premesse di quello scorso (culminato nella vergogna di Inter – Juventus) e la verve si interrompe. Si ritorna ai “vecchi silenzi”.
Perché, in fondo ciò che conta è che i conti siano sempre in regola e che si riescano a valorizzare (so soprattutto in termini di cartellino) gli acquisti del calciomercato.
Il resto è materia per gli “ingenui” che ancora ci credono.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre