Il Napoli c’è. Un incipit che sa già di certezza per alcuni e di ‘’speranza’’ nel prossimo futuro per altri. Ma alla vigilia di una trasferta complessa come quella contro il Torino occorre più di una riflessione, quasi una metodica messa a fuoco di alcuni particolari tecnici della squadra azzurra che continuano a serpeggiare negativamente nell’aria e, di conseguenza, negli umori di tanti.
Si parte, innanzitutto, dai numeri. Il pareggio di Champions contro la Stella Rossa ha nuovamente portato al ribasso le quotazioni di un Napoli che, essendo ad oggi visto da tanti come un’indefinibile entità calcistica, quasi camaleontica, sconterebbe una sorta di andamento schizofrenico in termini borsistici! In poche parole: Mr. Ancelotti, il Gruppo ed i tifosi sono tre storie parallele che non riescono ancora ad incrociarsi. Ma i risultati, per ora, sbugiardano tanti. Le statistiche parlano di 44 successi per il Napoli e 32 per il Torino, con nove delle ultime undici sfide marchiate azzurro. L’ago della bilancia pende ancor di più per gli azzurri se verifichiamo l’andamento delle ultime tre stagioni, sia in termini di punteggi che di medie-gol. Quindi si deve partire con ottimismo per una sfida che pesa e peserà tanto sul piano psicologico. Ancelotti è uomo d’esperienza ma Mazzarri conosce bene l’ambiente azzurro e l’entourage che lo caratterizza.
Misteri e certezze: le scelte del ‘’personaggio’’ Ancelotti:‘’Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore…o un rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare libero corso alla propria ispirazione’’. E’ proprio il caso di scomodare Bob Marley, grande appassionato di calcio e dello sport autentico in generale, che attraverso questa sua massima ci offre lo spunto per mettere l’accento sulla direzione tecnica dell’undici azzurro. Se non lo ha ancora inciso a caratteri cubitali sulle gradinate del San Paolo oppure con un ‘’graffito’’ negli spogliatoi, Ancelotti ad ogni partita continua a lanciare segnali del suo ‘’nuovo’’ corso. Libertà d’inventiva, basandosi soprattutto sull’ispirazione del momento, e grande spazio alla creatività nei ruoli assegnati: due diktat che il tecnico di Reggiolo vorrebbe veder sgorgare dal gruppo ad ogni istante. Ma la ‘’lettura’’ delle sue scelte continua ad essere oggetto di dubbi palesati a 360 gradi su stampa e social, i quali, francamente, cominciano ad essere più un gratuito remare contro che non una deduzione basata su precisi connotati empirici. E’ vero: Mr. Ancelotti è personaggio ‘’sfuggente’’, parla solo la sua lingua e cammina solo per la sua strada; non si lascia ‘’decifrare’’ facilmente. Forse è un limite. Ma la sua ‘’mano’’ sta cominciando ad incidere sui movimenti della squadra e dei singoli; sta soprattutto oscurando chi continua a sbandierare le ‘’memorie’’ sarriane, a parlare di amarcord in stile ‘’la grande bellezza’’. Viene un momento in cui il taglio col passato deve essere netto, e non una mera finzione d’occasione. Il Napoli attuale sta crescendo: le scelte di Ancelotti non ‘’girano’’ a dovere, spesso si crea confusione tattica, ma alcuni singoli stanno riscoprendo altri ‘’se stessi’’ sia in termini di ruolo che in termini di apporto all’organizzazione generale.
Luci da accendere al momento giusto contro gli echi passati del Torino di Mazzarri: non è un titolo romanzesco ma l’ennesimo invito a riflettere e credere nel lavoro attuale degli azzurri. La sfida contro i granata è sentita, non c’è dubbio. Motivi? Mazzarri; i suoi anni all’ombra del Vesuvio; il poker di Mertens di due stagioni fa; Marek che, dopo aver eguagliato in territorio granata il record di reti in azzurro di Maradona, potrebbe raggiungere ed abbattere il primato di presenze di Antonio Juliano pari a 506. Ingredienti tutt’altro che trascurabili. Ma occorre accendere le ‘’luci’’ giuste. Che significa? L’organizzazione voluta da Ancelotti è ancora sinonimo di un complesso cruscotto nel quale si accendono ancora molte spie rosse che necessitano di ‘’rettifiche’’ in stile work in progress. Ma se capovolgiamo quest’ultima visione possiamo trarre qualche conclusione interessante per la sfida contro i granata. Il 4-4-2 sembra, almeno al momento, lo schema di riferimento da portare avanti, anche per garantire una difesa solida. Sull’anemia da gol dell’attacco ci si gioca molto. Callejon: ha saltato una sola partita e gli azzurri hanno perso! Un caso oppure no, resta una solida certezza sulla destra; se arrivasse il gol sarebbe la ciliegina sulla torta su un lavoro pro-squadra (assist e coperture) fin qui già insostituibile. Basti vedere quanto ne ha beneficiato Zielinski, molto libero di muoversi sulla sinistra e di verticalizzare verso l’attacco. Contro il Toro si attende la prima ‘’fiammata’’ della stagione di Mertens, ancora a corto di preparazione ma con tanta voglia di tornare ad essere una prima scelta, ideale per creare una doppia ‘’M’’ d’attacco in coppia con l’arrembante Milik. Il tecnico di Reggiolo potrebbe anche fare turn-over per inserire Rog e Verdi. Ma probabilmente non toccherà Insigne, ora più che mai un trascinatore.
Il Torino si prepara ad alzare la voce. A cominciare dall’attacco. Il duo Belotti-Zaza è a dir poco temibile per qualunque difesa e Mazzarri avrà studiato a fondo su come renderlo efficiente sin dall’inizio, considerando anche l’assenza di peso di Iago Falque. La lotta a controcampo sarà cruenta ed i granata contano molto sul rientrante Rincon ma soprattutto sul poliedrico Meitè.
Trasformazioni tattiche o rivoluzione silenziosa. Il Napoli sta, forse, passando per entrambe le condizioni. Ma si deve continuare a parlare di calcio, e non di eventualità tecniche alternative; si deve sostenere questa squadra che vuole crescere ed arrivare in alto, perché il potenziale c’è.
Avanti Azzurri, Avanti…
Marco Melissa