Si gettano le basi per la stagione che verrà.
Tutti i club iniziano a tirare le somme ed a prendere decisioni importanti sia sul piano tecnico che su quello della rosa a disposizione. Si cominciano a plasmare i connotati dei gruppi che affronteranno le competizioni dell’annata 2018/19 e di quelle successive.
Il Monaco dell’attuale tecnico Jardim sembra aver posato gli occhi sul nostro Maurizio Sarri.
Ne parlano i media francesi così come quelli italiani. Girano anche le cifre che la società monegasca vorrebbe corrispondere al tecnico di Figline Valdarno: sei milioni netti a stagione.
Oggi Calciomercato.it parla addirittura dell’accoppiata Sarri-Belotti come inizio del nuovo ciclo della squadra francese.
Quanto ci sia di vero su queste indiscrezioni che circolano tra Francia e Italia è difficile da stabilire. Come sempre.
Ciò che è innegabile e richiama alla memoria vecchi e recenti addii in casa Napoli è l’impasse legata al (paventato) adeguamento del contratto di Maurizio Sarri e, soprattutto, alla cancellazione della ormai famosa clausola rescissoria da 8 mln legata allo stesso allenatore.
Nei mesi scorsi si era parlato di accordo imminente tra le parti (De Laurentiis e Sarri, appunto) e della volontà di proseguire insieme.
Poi lo stesso presidente aveva recentemente fatto dichiarazioni nelle quali chiariva come, in presenza di chi si fosse presentato coi soldi della clausola, la società non avrebbe potuto opporre alcuna resistenza. Allo stesso tempo De Laurentiis invitava, nell’ambito delle stesse dichiarazioni, l’allenatore a “scommettere” sul progetto-Napoli e proseguire l’esperienza in azzurro.
Ecco. Appunto. Il progetto.
Questa parola, questo termine (e soprattutto il significato intrinseco dello stesso) è risultato come lo scoglio, il limite sul quale si sono infranti i propositi di proseguire l’avventura partenopea di chi ha preceduto Sarri (al secolo Walter Mazzarri e Rafa Benitez).
Si è tornato, nelle settimane scorse (anche se con terminologie diverse), a parlare di business plan. Lo stesso invocato a suo tempo dall’attuale manager del Newcastle.
La SSC Napoli non fa mercato (se non coi rinnovi) da circa due anni.
Al di là delle facili battute dei detrattori (che, nonostante la stagione incredibile della squadra, esistono) sulla riluttanza del tecnico toscano a ruotare la rosa a disposizione c’è, in realtà, il segnale di una marcata differenza qualitativa tra titolari e riserve. È un fatto che, nella quasi totalità dei casi nei quali le riserve hanno preso il posto dei titolari (con l’eccezione – parziale – di Zielinski) il risultato è stato ben al di sotto delle aspettative.
Ergo: Maurizio Sarri ha ragione.
In più il club continua a fare affidamento su una struttura, a Castelvolturno, che, oltre a non essere ottimale dal punto di vista organizzativo (soltanto la prima squadra si allena lì), non è neppure di proprietà della SSC Napoli. Le giovanili e la primavera (per la cronaca) si allenano e giocano a Sant’Antimo. C’è una carenza organizzativa che impedisce chiaramente al tecnico di tenere costantemente il polso della situazione tra prima squadra e potenziali nuovi innesti dal vivaio.
Dello stadio si parla ciclicamente ma non se ne cava un ragno dal buco. Inutile addentrarsi nell’argomento. Si continuerà a navigare a vista tra SSC Napoli e Palazzo San Giacomo (alias Comune).
Ed è proprio questa precarietà che spinge i tecnici (Sarri, come sopra rimarcato, è il terzo) azzurri, ad un certo punto, a chiedere chiarezza sul futuro.
Ma non ci nascondiamo dietro un dito. L’aspetto economico viene prima di tutto. E la legge del mercato non lascia spazio ad errate interpretazioni. Se fai un ottimo lavoro (i numeri di questi tre anni non lasciano dubbi al riguardo – e questa stagione deve ancora finire…) ed hai molti estimatori è inevitabile che tu chieda un aumento di stipendio. Funziona così dappertutto. Soprattutto nelle categorie di lavoro medio-alte.
Non c’è nulla di sbagliato in questo. Anzi, è giusto. Quindi mi auguro che questa volta la parola mercenario venga lasciata in soffitta. Sà di ridicolo e, soprattutto, di anacronistico, stantìo.
Aurelio De Laurentiis ha, ancora una volta, in mano il destino del Napoli.
Mi viene in mente il titolo di un film cult di Spike Lee e credo sia la giusta chiosa a questo articolo ed il giusto suggerimento per il nostro presidente: Fa la cosa giusta.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre