Senza parole (letteralmente)

Siamo talmente abituati a sdoganare, a derubricare, a minimizzare, a svicolare, a sottovalutare, a non voler vedere le cose per quelle che sono, che restiamo interdetti quando qualcuno o qualcosa riesce ancora, seppur vagamente, per un attimo, a destarci dal nostro torpore culturale, dalla sonnolenza delle nostre coscienze.

E non è lo spettatore a dover stabilire ciò che è irrispettoso ma la vittima della mancanza di rispetto.

Per chi si sta domandando di che diamine io stia parlando, lo invito educatamente a tornare al suo sonno, sperando che sia genuino.

Giulio Ceraldi

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