Per la precisione

Parliamo del Napoli.

Inizio sfatando alcune notizie incorrette che girano.

Il Napoli non appartiene a nessuna banca. La SSC Napoli ha sede nella città di Napoli e non a Roma. E precisamente in Via del Maio di Porto, 9 – 80133 Napoli. Non era un segreto. Basta usare Google.

Gli accantonamenti da utili non divisi del club partenopeo, ad oggi, sono meno di € 100 milioni. I € 144 milioni circa, presenti nel bilancio al 30 giugno 2020, sono stati erosi dalle perdite di esercizio 2020 (circa € 19 milioni). Quelli al 30 giugno 2021, che sono di circa € 30 milioni, il consiglio di amministrazione (più noto come cda) non prende € 5 milioni annui. Ha in costo lo stipendio del presidente del cda, dell’amministratore delegato e del vice (ma non in quanto tale ma in qualità di soggetto “facente funzioni” ndr).

Quei costi che credo siano di circa € 2,5 milioni lordi (quindi nelle tasche dei soggetti arriva di meno ndr) vengono poi implementati da “gettoni di presenza” per ogni partecipazione ai consigli od alle assemblee (poca cosa ndr). E’ cosi’ che si arriva ai € 5 milioni (da considerare sempre lordi in quanto, dinanzi ad utili di esercizio i facenti funzione (presidente, amministratore delegato, vice) percepiscono royalties da risultato (con percentuali diverse, chiaramente ndr).

La Filmauro, proprietaria del Napoli, non è mai stata in crisi. Lo è il settore di appartenenza.

Già prima del 2004 avevano (alla Filmauro ndr) mutato i loro obiettivi passando da società principalmente produttrice a società distributrice. Producono 1 o 2 film l’anno, acquistano diritti di distribuzione e distribuiscono film prodotti da altri.

Ad oggi la Filmauro è sostanzialmente una società di servizi, con costi fissi bassi, con un fatturato di circa € 20 milioni e i suoi bilanci, positivi o negativi, sono condizionati dai periodi di eventuali produzione dei film (organizzo la produzione a giugno, sostengo costi (molti dei quali in outsourcing ndr), godo dei ricavi della produzione nell’ esercizio successivo.

La Filmauro non ha debiti, non è a rischio fallimento e non lo è mai stata.

E’ importante approfondire alcuni punti per comprendere quanto letture superficiali di dati davanti ai nostri occhi possano indurci a commettere errori “importanti” nell’esporre i fatti a lettori non necessariamente avvezzi a leggere di economia e/o di finanza.

La Filmauro, come già scritto, e’ una società che ha un fatturato di € 20 milioni. Un margine netto che, nella migliore delle ipotesi, è del 10% del fatturato. La stessa non può indebitarsi per immettere capitali freschi nella Società Sportiva Calcio Napoli a meno che non ponga in garanzia le stesse quote azionarie del Napoli (Ma poi per fare cosa? Riprenderemo questo discorso più in un altro momento ndr).

Quindi l’unica strada percorribile per abbassare il rischio default e reggere la posizione sul mercato è ponderare gli investimenti. Questo vuol dire accantonare utili e non portarli a casa, creare cioè un’azienda capace di autofinanziarsi o meglio autofinanziarsi ed essere finanziata dagli utili non portati a casa.

Da tutto ciò nasce la governance del Napoli ed il suo essere società non inclusiva (vedi articolo precedente intitolato Il bivio ndr).

Il Napoli ricava da prestazioni sportive, da risultati sportivi, da cessioni di giocatori, attività di merchandising. Lo stesso paga, nel contempo, i costi gestionali ordinari, gli stipendi personali e gli ingaggi, gli ammortamenti.

Il tutto nel totale rispetto delle strategie, della capacità di sostentamento, con obiettivo primario il consolidamento della posizione sul mercato.

Questa politica va bene se gli scenari esterni non mutano il mercato (drogandolo o meno non importa ndr) generando una variazione sia sotto l’aspetto del posizionamento dei competitors, sia e soprattutto sotto l’aspetto della forbice naturale costi e ricavi.

Parliamo di un mercato che paga la crescita naturale di possibilità di ricavi con un aumento esponenziale dei costi necessari per l’ottenimento dei ricavi stessi, al punto che poi i ricavi non sono più ricavi ma diventano quote potenziali di nascita di passività. Questo e’ quanto è avvenuto e sta avvenendo nel mercato in cui il Napoli opera e vive. Basterebbe provare a creare un diagramma costi e ricavi negli ultimi 6/7 anni per comprendere quanto da ho appena scritto .

Dinanzi a questo scenario bisogna mutare atteggiamento. Il rischio che i costi lievitati (unico aspetto certo di un bilancio ndr) non vengano pareggiati da ricavi certi (vedi quelli per i diritti sportivi, la vendita dei giocatori od anche lo stesso merchandising) è sempre più elevato ed il rischio di default è sempre più elevato. Per cui o hai elevati accantonamenti o hai grandi capacità di ricapitalizzazione. Oppure non corri il rischio ma in compenso perdi mercato (o quote di mercato ndr) ed allora bisogna lavorare su modelli societari inclusivi, sempre più inclusivi, ovvero aprire le possibilità di partenariati, generare reti di impresa , inserire nuovi soci capaci di apportare maggiore ricchezza e sicurezza di abbattimento dei rischi per lavorare su programmi e progetti più ampi.

Il tutto tenendo presente alcuni fattori di criticità di successo e di insuccesso: l’ambiente logistico in cui opera, la capacità istituzionali territoriali di accogliere progettualità, il target fidelizzato e quello da fidelizzare, le caratterizzazioni sociali ed economiche degli ambiti, varie ed eventuali.

In sintesi, non tutto quello che gli altri fanno è possibilmente replicabile. I risultati potrebbero non essere gli stessi. E, al contrario, non tutto quello che è possibile fare qui da noi è automaticamente fattibile altrove.

Quindi, il Napoli non può arroccarsi su se stesso, se vuole continuare a mantenere il posizionamento attuale, a livello nazionale ed a livello internazionale. Anzi, deve iniziare a pensare ad una modifica della governance e degli atteggiamenti, diventando una società inclusiva (non guasta ripeterlo ndr) e lavorando attorno ad idee di medio e lungo periodo.

E non da solo.

Bisogna elaborare idee che si sviluppino successivamente in progetti strutturali (e non viceversa ndr).

E’ solo con le idee ed il coinvolgimento allargato che si costruiscono solide basi per il futuro. Altrimenti si rischia di essere inevitabilmente schiacciati e travolti dai cambiamenti. Sani od insani che questi cambiamenti siano.

anonimo napoletano

#ForzaNapoliSempre

(2 – Continua)

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