
Fa molto rumore la notizia che il pressoché assoluto dominio di Sky nel panorama calcistico italiano volga al termine.
Il ridimensionamento radicale al quale il canale satellitare è chiamato mette inevitabilmente in discussione l’intero organigramma della rete stessa, se non altro per ciò che riguarda lo sport trainante del gruppo stesso.
La scelta editoriale di Sky Sport è da anni improntata ad una visione “nord-centrica” del campionato di calcio di Serie A. Purtroppo è difficile da spiegare, prima ancora che da capire, il perché nel nostro Paese la notizia in quanto tale (e non sto parlando soltanto di calcio ndr) sia difficile da trovare senza l’aggiunta della visione di parte, a seconda dell’editorialista di riferimento. Il calcio non fa eccezione se non per il fatto che la scelta editoriale è dettata dal volume di abbonati delle differenti aree geografiche italiane unito alla prevalenza di tifosi verso determinati colori, con conseguenti sbilanciamenti verso la Juventus e le milanesi. Le romane ed il Napoli si dividono le briciole rimaste. L’Atalanta, grazie alle ultime eccellenti stagioni, si è ritagliata anche lei il suo spazio. Le altre fanno da contorno e poco più.
Il caso di Juventus – Napoli, con la rete satellitare schierata compatta al fianco del club torinese è soltanto l’ultima prova del nove di quanto scritto poc’anzi.
Il punto non è tanto quello di vedersi dare ragione anche al di là dei confini dello stesso colore calcistico (e qua potremmo aprire una parentesi delle dimensioni delle opere di Tolkien sul fuoco amico che a Napoli, purtroppo, non è storicamente mai mancato – roba da antropologi ndr). Il punto è capire il perché sia così raro (se non assente ndr) vedere equidistanza, imparzialità nell’analizzare la notizia.
Ma torniamo sulla stretta attualità. Sul colpaccio di DAZN (e soprattutto di TIM, vettore dell’intera operazione).
Dove non è arrivato il normale sviluppo della banda ultra larga, come nel resto dell’Occidente, potrebbe essere proprio questa svolta, unita ad un sempre più massiccio uso di piattaforme streaming, in luogo della televisione tradizionale e generalista, ad arrivare e a dare quella spinta.
Non mi preoccupa il prodotto sempre più a prova di smartphone. Anche nei contenuti in formato highlights (tra l’altro già fruibile su Google, nella versione post-partita e della durata di qualche minuto), che dovrebbero durare circa una quindicina di minuti (a prova di teenager insomma). Mi preoccupa piuttosto un carrozzone come quello delle federazioni calcistiche continentali che, per coprire i costi sempre più insostenibili dei propri “attori in pantaloncini”, continua a sfornare formule sempre più improbabili di “offerta del prodotto” col risultato di inflazionare oltre misura il prodotto stesso e con l’effetto che la partecipazione di una fetta crescente dell’utenza risulta essere sempre più sporadica e sempre meno fideizzata. Davanti agli schermi (grandi o piccoli che siano) come sugli spalti (quando ci si potrà tornare ndr).
Il solito calcio autoreferenziale e miope. Niente di nuovo sotto il sole.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre