
Sarà un caso ma le vittorie in casa del Napoli con Lazio e Juventus sono coincise con la “tregua” del tifo organizzato alla protesta sulle nuove regole del San Paolo.
E un caso non è se questa squadra ha mostrato proprio contro il Lecce degli evidenti limiti caratteriali. Questo al di là delle scelte tecniche dell’allenatore.
Il Napoli ha storicamente fatto del San Paolo il suo fortino, il suo “Anfield Road” dove molti hanno lasciato punti anche quando i padroni di casa erano tutt’altro che irresistibili.
Se c’è uno stadio dove il pubblico funge da dodicesimo uomo in campo, questo è il San Paolo.
Ecco. Il pubblico.
Domenica pomeriggio, al di là della consueta eccitazione (nemmeno esagerata) ad ogni azione d’attacco azzurra e a qualche coro da scolaresca contro l’arbitro, l’assenza del tifo organizzato si è sentita tutta.
Non voglio entrare nel merito di quel che è accaduto alla vigilia dell’ultimo match casalingo del Napoli e che ha provocato l’ennesimo sciopero del tifo organizzato (sciopero che si protrarrà anche in vista della sfida di Champions col Barcellona).
Quel che stento davvero a comprendere è l’assenza di un benché minimo buon senso nel capire che una soluzione a questo problema va trovata. Al di là di regolamenti e procedure c’è una stagione da salvare e questa rigidità, questo silenzio e, francamente, questo distacco della società da tutto questo mi lascia l’interrogativo sulle reali percezioni che la dirigenza ha della città nella quale si trova ad operare.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre