
Ripensando all’atmosfera del Maradona di venerdì sera mi viene in mente il romanzo di Alberto Moravia “Gli indifferenti”, uno dei capolavori della letteratura del Novecento, da cui l’omonimo film del 1964 del regista Francesco Maselli, anch’esso da considerare, specialmente se rivisto oggi, un gigante della cinematografia italiana. E’ la storia di Carla e Michele, due giovani fratelli incapaci di provare veri sentimenti, in balia della noia e dell’indifferenza di fronte al declino sociale ed economico della loro famiglia.
Ieri sera ho seguito la partita in televisione. Come sempre, d’altronde. Tranne i fischi iniziali ogniqualvolta gli avversari prendevano palla, e qualche sussulto sulle azioni degli azzurri, io non ho ascoltato altro che i cori dei tifosi laziali assiepati nello spicchio di settore a loro dedicato. Nient’altro.
Ci tengo a precisare che non mi interessa di commentare la sconfitta con Sarri e tutta la dietrologia a questa legata. Un Napoli che galoppa verso il titolo e con un distacco letteralmente abissale dalle inseguitrici non e’ minimamamente in discussione. Farlo sarebbe davvero assurdo.
Purtroppo di assurdo c’è da registrare il comportamento del pubblico del Maradona. Soprattutto se paragonato a chi, nelle ultime trasferte di Sassuolo ed Empoli, ha dimostrato che si possono incitare i propri beniamini pur non facendo parte dei gruppi organizzati. Coprire la vergogna del non-tifo del Maradona con la foglia di fico degli Ultras che non tifano lo trovo inutile. Ogni tanto, nella vita, bisognerebbe anche affrontare la realtà per quella che è, senza nascondersi dietro lo sport nazionale di questo Paese: la narrazione.
Ho sempre piu’ l’impressione che andare allo stadio, per molti, sia diventata una moda più che la voglia di sostenere la squadra. O meglio, se tutto va bene, nella cronologia dell’incontro si fa chiasso insieme agli altri e sennò pazienza, ci si rifugia nel mondo virtuale del proprio smartphone, tra selfie con pose improbabili e video da postare su TikTok, augurandosi che diventi virale.
Potremmo e dovremmo risentirci per la rigidità dei divieti del Maradona. All’inspiegabile unicita’ degli stessi si contrappone, nell’Olimpico dove gioca la Roma, un’atmosfera dove la tifoseria è libera di tifare senza alcuna restrizione simile a quelle inflitte nel nostro stadio (e mi risulta che, nei famosi scontri dell’autogrill ci fossero anche romanisti o mi sbaglio?). E così nel resto d’Italia. Ma vi ricordate lo spettacolo della tifoseria del Francoforte, nella “civilissima Germania”? E allora ce lo domandiamo il perche’ di tanti divieti, nel nostro stadio? Ce lo domandiamo perché i sostenitori della Lazio accendevano fumogeni senza problemi, ieri sera? Perche’?
E allora, prima di puntare il dito verso chicchessia interroghiamoci sui fatti e interroghiamoci anche su chi e’ il pubblico, o parte di esso, che viene a vedere il Napoli, soprattutto quest’anno.
Si e’ parlato tanto, in questi mesi, di chi e’ “salito sul carro”. Forse molti di questi sono proprio quelli che tutto fanno, durante le partite del Napoli, tranne che tifare veramente.
Giulio Ceraldi