New Game XL numero 2

In questa rubrica, come spiegato sin dalla sua presentazione, la mia intenzione è quella di focalizzarmi sui migliori talenti emergenti del calcio internazionale, dando magari qualche spunto in ottica mercato, o anche semplicemente per solleticare la curiosità dei nostri più attenti e appassionati lettori.

L’eccezione in realtà me la sono già giocata, avendo puntato la settimana scorsa l’attenzione su un ragazzo nostrano, Simone Pafundi, anticipando di fatto di qualche giorno la sua convocazione agli ordini di Roberto Mancini (caso più unico che raro per un sedicenne) ma appunto si trattava di testimoniare la grande ascesa di questo indubbio prospetto del calcio italiano che, come visto, ha chiare origini napoletane.

Oggi invece il nostro viaggio alla scoperta di questi possibili futuri campioni ci conduce nel Nord Europa, in Danimarca, dove nel piccolo comune di Herlev nel 2003 è nato Maurits Kjaergaard, attualmente in forza al Red Bull Salisburgo.

Più che “in forza”, potremmo specificare “punto di forza”, visto che l’aitante centrocampista (supera il metro e novanta di altezza), che già da un paio di stagioni fa parte della prima squadra degli austriaci, da un anno a questa parte sta facendo lievitare clamorosamente le sue prestazioni, imponendosi all’attenzione generale specie grazie alle partite molto positive disputate in Champions League.

La sua ascesa è stata repentina, basti pensare che aveva solo 15 anni quando iniziò ad allenarsi tra i ranghi della prima squadra del Lyngby, società danese nel cui florido vivaio è cresciuto.

Il Salisburgo fa la prima decisiva mossa, anticipando altri lungimiranti club europei, e lo acquista per una cifra consistente (vicina ai tre milioni di euro) quando il Nostro ha solo 16 anni e lo spedisce nella seconda lega austriaca per fargli fare esperienza. Le cose vanno benissimo, tanto che nella società gemella Liefering è presto titolare e si mette in evidenza segnando già svariati gol e sfornando assist a ripetizione.

Nel 2021 quindi il Salisburgo lo considera pronto e lo butta nella mischia, ricavandone buone performance, ma come è nella politica del club l’inserimento avviene comunque per gradi: si parlava pur sempre di un ragazzo appena maggiorenne, e non si voleva correre alcun rischio di bruciare un potenziale campioncino.

Nella passata stagione invece Kjaergaard trova più continuità e anche l’agognato esordio in Champions League, nel turno di qualificazione contro i tedeschi del Wolfsburg.

Sempre contro un club tedesco, stavolta molto più prestigioso, visto che si parla del super Bayern Monaco, il biondo fantasista mette a referto anche la sua prima rete nella massima competizione europea. La gara è quella decisiva degli Ottavi di Finale ma quella resterà una gioia personale, perché la sua squadra verrà eliminata dai bavaresi con un pesantissimo 7 a 1, mettendo fine a un comunque soddisfacente cammino europeo.

Qualche riga più su l’ho definito genericamente un “fantasista” ma in realtà non è ancora stato inquadrato del tutto a livello tattico.

Ha certamente una squisita tecnica di base che potrebbe indurre i suoi allenatori a utilizzarlo a sostegno degli attaccanti ma la sua fisicità, la facilità di corsa e la naturale propensione agli inserimenti partendo da dietro lo stanno portando a retrocedere di qualche metro la sua posizione, andando così a inserirsi nel cuore del gioco, a centrocampo.

In sostanza non suona sbagliato definirlo come “tuttocampista”, giocatore cioè di rendere bene in ogni zona del centrocampo, dalla mediana in su, e sarà stuzzicante seguirne l’evoluzione in campo.

Anche se lui riferisce di ispirarsi a Kakà, molto probabilmente gli mancherà sempre la falcata vincente, caratteristica unica dell’asso brasiliano, ma in effetti in alcune movenze il giovane danese lo può ricordare.

Nel campionato in corso si sta consacrando come titolare fisso nel campionato austriaco ma è soprattutto ancora una volta in Champions League che si sta facendo notare, e dove ha evidenziato una grande crescita soprattutto in termini di personalità.

Un lampo accecante delle sue indubbie qualità lo ha regalato alla sua prima partita nel girone eliminatorio, quando col suo Salisburgo ha sfidato il Milan Campione d’Italia, in una gara vibrante disputata tra le mura amiche il 6 settembre scorso e terminata in pareggio.

A centrocampo era parso a tratti dominante, nel vivo del gioco, con tocchi sublimi ma anche convincendo nelle soluzioni personali interessanti, con Pioli che ha dovuto modificare l’assetto per provare ad arginarlo, visto che lui sembrava sbucare da ogni parte nella zona della trequarti.

Il resto è storia, ed è fatta di soddisfazioni personali e di squadra, perché il Salisburgo da anni è in forte crescita come club, pur vivendo sempre un po’ nell’ombra della “sorella” Lipsia, la società tedesca anch’essa capeggiata dal colosso Red Bull.

E non a caso si parla di un quasi certo trasferimento al termine della stagione in Bundesliga, per quello che sarebbe un approdo naturale; in fondo tanti prima di lui hanno seguito le medesime tappe (dal portiere Gulacsi a Laimer, da Haidara a Upamecano, oggi al Bayern, dal fortissimo Szoboszlai a Naby Keita, poi passato al Liverpool), fino ad arrivare alle cronache odierne, con il Lipsia che pare essersi assicurato il promettente attaccante Sesko, di cui non dirò molto, perché sarà presto protagonista anche lui su queste pagine.
Kjaergaard sembra avere ancora ampi margini di miglioramento ed è difficile immaginare fino a dove potrà arrivare; i mezzi sono importanti e non mi stupirei di vederlo titolare tra qualche anno in qualche top club.

E allora perché non proprio a Napoli, dove agendo a metà campo sul centro-sinistra potrebbe davvero fungere da prezioso anello di congiunzione fra l’arrembante Mario Rui e il fenomeno Kvara?

Se chiudo gli occhi riesco a immaginarlo in maglia azzurra, perfettamente a suo agio nel modulo di Spalletti e capace di innalzare ancora di più il livello di una squadra che ormai non deve più porsi limiti, nemmeno in campo internazionale.

Gianni Gardon

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