NEW GAME (sesto numero)

 Dopo aver assistito all’esordio in Nazionale A di Alessio Zerbin (primo protagonista della nostra rubrica), mi è venuto ancora più entusiasmo nel passare in rassegna alcuni dei migliori talenti del Napoli, sicuro del valore e delle qualità di questi ragazzi.

Purtroppo, spesso – ahimè -, non ci si accorge del buono che si trova in casa e si preferisce investire in ragazzi provenienti da lontano, che non sempre poi alla resa dei conti garantiscono un buon rendimento.

Speriamo che l’esempio del Mancio, che ha lanciato in condizione di oggettiva “disperazione” dopo la nefasta conclusioni delle qualificazioni ai prossimi Mondiali di calcio, alcuni giovanissimi calciatori (su tutti il classe 2003 Gnonto, di sicuro avvenire e divenuto suo malgrado epigono di talento nostrano non valorizzato tra le mura amiche) serva a istillare coraggio anche ad altri allenatori.

Chissà se Spalletti – il quale, occorre dirlo, non ha esitato a buttare nella mischia il terzino Zanoli(tra l’altro fresco d’esordio con l’Italia Under 21) – avrà la voglia e il coraggio di inserire in Prima Squadra alcuni dei protagonisti del vivaio azzurro.

Tra questi uno su cui provare a scommettere risponde al nome di Antonio Vergara, giocatore di grande qualità che, non a caso, è già stato adocchiato dal mister toscano, che lo ha convocato in più occasioni – soprattutto in campionato ma anche in Europa League – senza farlo per ora esordire.

LE SUE MIGLIORI QUALITA’

Vergara d’altronde è in possesso di indubbie qualità tecniche e atletiche (mentre sta ultimando il processo di crescita fisica, comunque dirompente da due anni a questa parte, visto quanto è lievitato in altezza) e in campo spicca per la versatilità, il senso tattico e la personalità.

Sono queste le componenti del suo gioco che lo hanno fatto emergere fragorosamente nell’ultimo torneo Primavera, e svettare al cospetto di coetanei anche più quotati di lui a livello nazionale; tutto lascia presagire che se continuerà su questa strada, sarà facilmente in grado di scalare gerarchie pure su larga scala, non soltanto nei confini azzurri.

GLI INIZI

A differenza di Zerbin, Vergara è uno scugnizzo doc, essendo originario di Frattaminore, e ha sempre amato i colori biancoazzurri della squadra della sua città.

Si fa notare da bambino per le indiscutibile qualità tecniche – per i gol e i dribbling soprattutto – e il Napoli non ci pensa due volte a portarlo tra le sue file quando ha appena 11 anni (dopo aver mosso i primi passi nella Scuola Calcio Lodi del suo paese). Ovviamente l’entrata tra i ranghi di una società così importante comporta qualche difficoltà fisiologica di adattamento, e cosa affatto secondaria, un aumento esponenziale di livello, sia dei rivali delle altre squadre che dei propri compagni.

La concorrenza, insomma, si fa sentire e per andare avanti ed emergere bisogna fare praticamente da subito un salto di qualità, non solo tecnico ma pure dal punto di vista mentale: si è ancora poco meno che adolescenti ma la testa deve già in pratica ragionare da “grande”, da professionista, senza perdere la misura e il valore delle cose, in primis della scuola.

Antonio pian piano dimostra di saper competere e di possedere come detto l’arma della versatilità, necessaria per allontanarlo dalla sola zona offensiva del campo per renderlo ancora più protagonista e al centro del gioco.

Non è più un attaccante funambolico, con gli anni Vergara mette la sua fantasia e la sua creatività al servizio degli altri, fino a trovare una stabile collocazione nella zona mediana del campo.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Il ragazzo può essere definito a ragione un “tuttocampista”, aggettivo generico che però contiene in se’ la gamma di possibilità che un calciatore può offrire al proprio allenatore. Vergara, di piede mancino, sa agire abilmente da trequartista, così come qualche metro più indietro, da mezz’ala (sul centro-destra per lo più) ma presenta anche una buona capacità di lettura nelle scelte tecniche, tali da poterlo adattare anche da playmaker atipico.

Certo, una posizione da regista al momento sembrerebbe togliergli forse un più ampio raggio d’azione e gli renderebbe più difficile avvicinarsi alle aree avversarie dove far scaturire i suoi potenti tiri col mancino. Tiri che, almeno nelle ultime stagioni, poche volte si sono concretizzati in gol, e la scarsa vena realizzativa è senz’altro uno dei punti sui quali dovrà lavorare per diventare un centrocampista completo.

Qualcuno parlando di lui ha tirato in ballo il nome di Fabian Ruiz e l’accostamento non pare blasfemo se consideriamo come il Nostro usi il piede sinistro e come sia in grado di muoversi in modo armonioso nella medesima zona di campo. A me francamente ricorda più Hamsik ma sono consapevole di “volare alto”: permettetemi se non altro la suggestione!

L’ASCESA

Tutti quelli che hanno avuto modo di vederlo da vicino sono concordi nel considerarlo uno dei “fattori”, quasi al pari del bomber Ambrosino – di cui vi avevo parlato nella puntata precedente -, nella difficile corsa al treno salvezza del Napoli Primavera. Se quel risultato è stato alla fine ottenuto lo si deve anche al suo apporto decisivo in alcune sfide cruciali quando ha volutamente alzato l’asticella della qualità, prendendo per mano i compagni, disegnando calcio e mostrando una padronanza dei propri mezzi incredibile. Per questo il debutto nella massima serie sembrava scontato, specie una volta che il Napoli aveva abdicato in ottica scudetto.

SCENARI FUTURI

Nel prossimo campionato Primavera Vergara figurerebbe come fuoriquota, essendo lui un 2003, e come sappiamo quasi tutte le società iscritte al campionato ne fanno, a conti fatti, un uso massiccio. 

Credo, tuttavia, che la cosa migliore sia per lui quella di lasciare l’ovile cercando di fare esperienza altrove e testando così le proprie doti in contesti professionistici competitivi. Solo in quel modo un ragazzo ha modo di migliorare anche gli aspetti extra calcistici, nel senso che il talento a se’ stante non basta più e insieme ad esso bisogna mostrare altre qualità come la determinazione, la serietà, la voglia di sacrificio e di non mollare alle prime difficoltà. 

Vergara ha personalità da vendere e lo vedo pronto per confrontarsi con gente più esperta e navigata. Passare un altro anno nelle giovanili, dove giocherebbe molto probabilmente con gente di due anni più giovani (vista la felice intuizione del Napoli di inserire gradualmente anche ragazzi in età Allievi nel più alto gradino del vivaio), rischierebbe di frenarlo nella sua crescita. 

Quindi è auspicabile che passi in una squadra (magari dove ci sono poche pressioni) per poter giocare titolare e rientrare poi alla base come giocatore “fatto e finito”, a meno che il Napoli Primavera non decida di trattenere lui e altri dell’annata 2003 per puntare a vincere qualcosa in ambito giovanile, magari facendo più strada in Youth League, vetrina decisamente importante a questi livelli.

Gianni Gardon

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