
Ammetto di aver atteso un po’ prima di dedicare spazio ai giovani della Primavera azzurra, il cui destino è stato incerto fino all’ultimo ma che alla fine ha avuto il meritato risvolto positivo.
La squadra che Frustalupi (già a lungo secondo storico di Mazzarri) aveva ereditato da EmmanuelCascione, affrontava da nobile matricola la stagione 2021/’22, e anche se ai nastri di partenza non figurava tra le protagoniste, in realtà aveva tutti gli ingredienti per stuzzicare la fantasia degli addetti ai lavori e alimentare la curiosità dei tanti tifosi appassionati.
Senza voler mettere in fila tutte le tappe di un campionato concluso con la salvezza ottenuta nello spareggio playout contro il Genoa (sulla carta più accreditata), c’è da sottolineare come in effetti i motivi per guardare al futuro con un certo ottimismo ci siano tutti, nonostante i risultati altalenanti delle ultime stagioni.
D’altronde nelle giovanili i “risultati” sono interpretabili: c’è chi come l’Inter inanella scudetti (ultimo quello di quest’anno contro una Roma prima in classifica per tutta la Regular Season e parsa in effetti la migliore compagine in assoluto) ma che poi fa disperdere i suoi talenti spesso e volentieri nelle categorie inferiori; chi usa (scusate il termine poco ortodosso) i talenti per fare cassa, creando plusvalenze (reali o fittizie, ma qui si andrebbe su un terreno scivoloso); chi come i giallorossi puntano ancora su un senso fortemente identitario, sperando di coltivare i nuovi Totti e De Rossi; chi invece – mi viene in mente l’Empoli e in un passato recente l’Atalanta, vera big a livello giovanile – considera il vivaio come un vero e proprio serbatoio per la Prima Squadra.
In mezzo a tutto questo ci sono realtà come quella del Napoli che, dati alla mano, ha lanciato invero pochissimi giocatori dimostratisi poi utili alla causa del Napoli – tralasciando campioni come FabioCannavaro, Ciro Ferrara e Lorenzo Insigne – e la cosa mi ha sempre fatto un po’ specie, perché credo che in quanto ad attaccamento ai colori, alla città e al territorio, la squadra partenopea non dovrebbe essere seconda a nessuno.
Chiusa questa parentesi, occorre dare merito ai ragazzi di Frustalupi, capaci, pur nel contesto di una stagione fatta di alti e bassi, di inanellare delle belle prestazioni, vincendo anche contro squadre attrezzate e, cosa più importante, mettendo in mostra dei prospetti interessanti, alcuni, mi sento di affermare, di sicuro avvenire.
Quando parlo di motivi di guardare sereni al futuro, non tengo conto solo del fatto che molti dei protagonisti dell’ultima stagione fossero nati nel 2004 – quando tanti club erano infarciti di 2003 e con i fuoriquota del 2002 impiegati a tempo pieno – ma penso anche a chi sta crescendo nelle altre categorie, in primis agli Allievi impegnati nel campionato Under 17 (i nativi del 2005 per intenderci, ricchi di individualità di spicco, su cu torneremo più avanti nelle prossime puntate).
Tra i giovani poi i livelli, nonostante le classifiche possano indurre a pensare al contrario, sono piuttosto simili e quindi mai bisogna darsi per sconfitti in partenza, visto che le sorprese sono all’ordine del giorno.
Il primo nome che viene in mente è senz’altro quello di Giuseppe Ambrosino, attaccante letale e baciato dal fuoco sacro del gol, se è vero che con 19 centri si è potuto insignire del titolo di capocannoniere della regular season.
La sua è stata una stagione letteralmente esaltante, il suo campionario di reti ha compreso tutte le tipologie che vi possono venire in mente. Insomma, merita un approfondimento, fermo restando che in futuro ci soffermeremo su altri protagonisti della salvezza azzurra (da Costanzo a Vergara, e altri ancora, a tanti è dovuta almeno una citazione).
GLI INIZI
Ambrosino cresce nella splendida cornice dell’isola di Procida, e oltre al magnifico mare nel quale è facile specchiarsi ogni giorno, mostra un amore genuino, spontaneo anche per il calcio, memore anche della lezione del padre, ex calciatore.
Giunge presto però, dopo un apprendistato alla Puteolana, il momento di salpare per giungere nel capoluogo, dove poter misurarsi ad alti livelli con tanti coetanei scelti dal Napoli per entrare a far parte delle selezioni giovanili.
Il talento è innegabile, seppur da incanalare nella maniera giusta: il ragazzo mostra di saperci fare ma spesso antepone ancora la giocata personale, il numero fine a se stesso alla concretezza. Poco male, gli allenatori servono anche a questo, a tirar fuori il meglio dai talenti, cercando di non disperderne il potenziale. Lui ne aveva tanto, eppure sembrava sempre mancargli quel quid in più per emergere completamente.
Le posizioni le scala ugualmente e riesce ad arrivare alle soglie della Prima squadra (convocato da mister Spalletti, assieme ai compagni Cioffi e Barba per un incontro di Europa League), nell’ultimo scalino prima del passaggio tra i professionisti, ma di fatto fino alla scorsa stagione il suo rendimento non dico sia al di sotto delle aspettative ma di certo ancora parecchio altalenante. A volte pare semplicemente che Ambrosino non riesca a star dietro alle prestazioni dei suoi compagni, tanto che la stella più fulgida della classe 2003 a detta di tutti viene indicata in D’Agostino.
IL BOOM
Le cose e le prospettive di carriera mutano d’improvviso con la stagione 2021/22, quella che segna appunto il ritorno del Napoli in Primavera1.
È quest’anno che Ambrosino (maglia numero 10 portata con orgoglio e sicurezza) si consacra, macinando gol e prestazioni, dimostrando prima di tutto di aver fatto un salto di qualità dal punto di vista soprattutto mentale piuttosto che tecnico.
Non è solo gol e giocate, dribbling e tiro, ma anche partecipazione, gioco di squadra, quella mentalità giusta che lo porta a lottare su ogni pallone come fosse l’ultimo. E poi, cosa non secondaria, i suoi numerosi sigilli sono stati importanti non soltanto a livello individuale, consacrandolo come detto “re dei bomber”, oltre che presenza stabile delle Nazionali giovanili, ma proprio per la squadra: indimenticabile la doppietta con cui a inizio campionato stese la forte Juventus, dando il là a un’annata straordinaria, senza scordare come ci sia pure la sua firma, di rigore, nello spareggio salvezza contro il Genoa, dopo il gol iniziale di Coli Saco, altro buon prospetto giunto in azzurro dal Milan.
Con queste caratteristiche il giovane centravanti sembra poter farsi una polizza su una carriera a buoni livelli, considerando che in Primavera è parso una spanna sopra gli altri, cecchino imprendibile per i difensori è letale contro i portieri.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Giuseppe è un attaccante moderno, con un repertorio completo di soluzioni offensive: risulta difficile dire chi ricordi tra i giocatori del passato del Napoli (o transitati da qui), e allora provando ad allargare il cerchio, è possibile azzardare il nome di Wayne Rooney, anche se fisicamente non è certo un torello come il campione inglese ex Everton e Manchester. Alcuni lo hanno anche paragonato a Lautaro Martinez, ma il Nostro giovane azzurro pare più centravanti puro rispetto al talento argentino dell’Inter.
QUALI SCENARI PER IL FUTURO
Viene difficile attualmente pensare a un Ambrosino impiegato come fuori quota per un altro anno in Primavera, specie dopo aver dettato legge tra i cannonieri.
Allo stesso tempo pare improbabile un ruolo attivo agli ordini di Spalletti, anche perché non sembra il classico attaccante che possa incidere a gara in corso, per caratteristiche dico.
Ecco quindi che una soluzione più logica sarebbe quella di cederlo in prestito, in una B di buon livello: diventa plausibile a questo punto l’accostamento con il Bari che, lungi dal voler fungere da succursale napoletana, avrebbe tutto il vantaggio, anche economico (essendoci lo stesso patron) di inserirlo nel proprio organico.
Per lui ci sarebbe ovviamente un occhio di riguardo e potrebbe essere “aspettato” con calma, senza il rischio di bruciarsi. Certo, nessuno pretende che faccia 20 gol al primo anno da professionista ma sarà interessante e stimolante vederlo all’opera in contesti altamente competitivi.
Se la sua crescita rimarrà costante, e i margini per migliorare ci sono sempre, figuriamoci a 19 anni, allora ci sarà veramente da divertirsi e da spellarsi le mani.
Gianni Gardon