I soliti interrogativi senza risposte

Allo stato dell’arte è sempre più difficile districarsi nel labirinto degli effetti post-Empoli sul pianeta Napoli.

Ieri, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, le milanesi hanno implicitamente mandato un messaggio al campionato del tipo “siamo determinate ad andare fino in fondo e non abbiamo la benché minima intenzione di mollare di un millimetro”.

Ma tant’è. Noi, a Napoli, abbiamo assistito ad una goleada azzurra che ha avvicinato all’obiettivo della qualificazione Champions, rendendola distante un nulla dal conseguimento. Purtroppo, però, ha (la stessa goleada, condita da una prestazione atletica convincente) pur messo in risalto, di fronte ad un avversario (va detto) sicuramente poco “presente” per quasi tutto l’incontro, il fatto che questo gruppo non regge le pressioni dei grandi traguardi. Non le ha mai rette.

Le contestazioni a squadra e dirigenza delle curve (senza, però, i tradizionali fischi di disapprovazione del resto dello stadio, stavolta) sono state la naturale conseguenza del “cocktail” Empoli + esternazioni del presidente Aurelio De Laurentiis.

Il problema, a mio avviso, non è definire se sia giusto o sbagliato criticare una squadra ed una società per un obiettivo stagionale prefissato e praticamente raggiunto. Ciò che meriterebbe una seria riflessione è il perché si sia arrivati a questo. Perché il 6 a 1 col Sassuolo ha lasciato in molti una sensazione amara, un’immagine beffarda di questa squadra.

Perché la società ha sentito la necessità di fare qualcosa soltanto all’indomani della sconfitta di Empoli e non prima? Che senso ha “chiudere la stalla quando i buoi sono già tutti scappati”?

Perché il club stesso, nella persona del suo presidente, sente la necessità di specificare che erano soltanto i tifosi ad essersi “ingolositi” per lo scudetto?

Perché parlare di tifosi “vessati” da mogli e capufficio?

A chi giova continuare a sbeffeggiare, in modo diretto o indiretto, una tifoseria già segnata da anni di occasioni mancate ed episodi mai chiariti?

Perché, una volta e per tutte, non si parla chiaro alla tifoseria sui veri obiettivi che interessano, ogniqualvolta si comincia a sognare, grazie anche a certa stampa sempre pronta a creare “bolle emozionali” che finiscono sempre per scoppiare e provocare “recessioni sportive”?

Perché condannare il dissenso di domenica, per quanto non in linea con le regole del “bon-ton” manicheo di una società sempre più appiattita sui potenti? Ma davvero ci si vuole scandalizzare per due cori? Ma qualcuno ricorda, anche vagamente, le contestazioni alle quali fu sottoposto l’ingegnere Ferlaino durante la sua presidenza?

Nessuno si augura di tornare a quei tempi (magari soltanto per i titoli vinti) ma non ci si scandalizzi per certi cori perché, ripeto, più che sugli effetti bisognerebbe interrogarsi sulle cause.

Giulio Ceraldi

Forza Napoli. Sempre.

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