
Presentazione
– Lottare, tra sindrome e crepe. Momenti difficili, pensieri su pensieri.
Il Napoli è passione intensa, che provoca emozioni fortemente ondivaghe, autentiche altalene di felicità e delusione. Queste ultime giornate sono sinonimo di dubbi che si vanno ad insinuare nel quadro tecnico cosi come nei cuori dei tifosi. Tra poche ore il conto alla rovescia del campionato azzurro prosegue con il Sassuolo. E’ vero: siamo ancora lì in alta classifica. Proprio per questa situazione è necessaria una riflessione. Dopo le ultime tre prestazioni (in sequenza Fiorentina, Roma ed Empoli) non si può negare che ci troviamo di fronte ad un bivio alquanto contraddittorio: soffriamo di sindrome da rush finale o ci portiamo dietro inequivocabili crepe tecnico-tattiche? Per molti la risposta è una sentenza archiviata da tempo, per altri la speranza ha il timer impostato sul fischio finale della stagione. I punti in classifica, però, parlano chiaro e dividono lo stato d’animo tra un sogno tricolore ed una Champions da non lasciarsi sfuggire. Non si deve gettare benzina sul fuoco proprio in questo momento. Ma fa male pensare che i sessantasette punti accumulati hanno anche un risvolto amaro, come somma delle proprie mancanze palesate in un festival delle occasioni perse: proprio con il Sassuolo, all’andata, ma anche con le altre citate prima. Comunque lottare è d’obbligo, almeno quello…leggiamo lo status quo cosi. I neroverdi di Dionisi vanno affrontati con totale assenza di freno a mano, pur mettendo sulla bilancia alcune probabili ed importanti assenze. Ma procediamo con ordine e passiamo all’analisi tecnica dello status delle contendenti al Diego Armando Maradona.
NAPOLI ai blocchi di partenza
– Mai sottrarsi. La madre di tutte le conseguenze negative, in termini di rendimenti e risultati, è proprio questo: tirarsi indietro, rallentare, quando meno ce lo si aspetterebbe. L’abbiamo visto in tante occasioni che il Napoli ha gettato alle ortiche. Ora basta, verrebbe da dire. Perché continuare a dare in pasto ad una parte scontenta di media e tifosi la dubbia dicotomia tra l’essere a tutti i costi solo giochisti o risultatisti? Si deve mettere nero su bianco, punto e basta. Le falle nel gioco di Spalletti ci sono, ma anche alcune qualità che, in molte occasioni, hanno fatto la differenza. Si dovrebbe solo sperare che s’incrocino, magari proprio al cospetto del Sassuolo che punta ai cinquanta punti finali e non solo. I dubbi delle ultime ore aleggiano su due nomi in particolare: Di Lorenzo e Lobotka. Impossibile prevederne gli sviluppi: tutto è nelle mani e nelle sensazioni del tecnico toscano e del suo staff. Farebbe comodo, in ogni caso, anche uno dei due elementi, a supporto di punti nevralgici dello scacchiere azzurro. Dal 4-2-3-1 si potrebbe passare agilmente al 4-3-3. Ma è importante la tenuta atletica, messa spesso in discussione e considerata, allo stato attuale, il nemico imprevedibile numero uno. Sul piano pratico, in difesa, rientra Ospina tra i pali, mentre sulla sinistra, in attesa del suddetto responso delle ultime ore, agirebbe Zanoli, con Mario Rui a destra; centrali Rrahmani e il rientrante Koulibaly. Stesso discorso in stand-by per la mediana: Anguissa-Ruiz dovrebbe essere ancora il copione di riferimento. Maggiori grattacapo vengono dall’assetto da dare all’attacco: Lozano o Politano? Mertens o Zielinski alle spalle di Osihmen? La differenza, contro un avversario ostico e di gran qualità come il Sassuolo, la può fare solo l’approccio, la testa dei singoli e, a valle, la capacità di ritrovarsi sul piano collettivo. Spalletti deve accendere e mantenere per tutti i novanta e passa minuti quella ben nota luce di entusiasmo e di felicità che a volte viene a mancare. Questo potrebbe portare ad avere grande intraprendenza sia in fase passiva che di attacco; l’interdizione è fondamentale, ma lo è ancor di più cooperare al massimo per mettere nero su bianco.
SASSUOLO ai blocchi di partenza
– Credibilità. La sintesi chiara e precisa di una gestione tecnico-tattica di indubbia qualità.
La dichiarazione di intenti di Dionisi conferisce grande personalità al suo Sassuolo. Il tecnico toscano ha più volte dichiarato apertamente che il risultato è un effetto del credo tecnico attuato in campo, mai la priorità. Confrontarsi con l’eredità di De Zerbi è ormai acqua passata. Lui identifica se stesso ed il suo gruppo in alcuni tratti distintivi che ne rappresentano l’humus. In primis il giocare la palla: nel suo 4-2-3-1, si osserva una maggiore propensione alla velocità d’azione nella verticalità piuttosto che il classico tiki taka; quindi, in buona sostanza, scambi veloci, profondità appena s’intravede lo spazio e meno ossessione per il possesso di palla. Questo permette al gruppo di avere meccanismi collaudati e di attuare maggiore pressing a tutto campo. Il Napoli deve affilare quasi tutte le armi del proprio repertorio: qui non si tratta solo di evitare di lasciare veri crateri o praterie da bucare in alcune zone dello scacchiere; si tratta di osteggiare una rosa che brilla per alcune interessanti individualità, soprattutto sul fronte offensivo: Scamacca, il frontman dell’attacco, viene coadiuvato da un trio-plotone pericoloso composto da Berardi, Raspadori e Traorè; insieme fanno quarantaquattro reti fino ad oggi. Il Napoli deve praticamente chiudere a diga tra difesa e mediana, azione spesso colpevole nelle ultime gare. Altro elemento da non trascurare e marcare strettissimo è Frattesi, ottimo in coppia con Lopez a centrocampo. La difesa neroverde si potrebbe definire la nota dolente del collettivo. Consigli dirigerà un’orchestra composta dai centrali Ayhan e Ferrari, coadiuvati ai lati da Muldur e Rogerio. Qui il Napoli potrebbe approfittare dei difetti palesati dagli emiliani nella costruzione dal basso.
In sintesi
– Affilare le punte. In tutti i sensi.
Il Napoli deve tirare fuori grinta a raffica ma anche mostrare le unghie con il proprio potenziale offensivo. Che si metta da parte l’erroneo blocco mentale di una debolezza emotiva o di una fragilità inspiegabile in questo scorcio finale di stagione. Il Sassuolo non è l’Empoli, sicuramente. Ma il Napoli deve essere quello del doppio meritato vantaggio di sette giorni fa, della ricerca della felicità nel gioco fluido, di un gruppo che si muove con entusiasmo all’unisono, dove le qualità individuali possono sopperire alla mancanza di precisione in fase realizzativa cosi come reggere con il proprio muro difensivo agli attacchi sicuramente insidiosi del gruppo di Dionisi. I cambi in corsa, materia d’accusa nei confronti di Spalletti, è una carta da giocarsi con attenzione, in considerazione del fatto che molti palesano una preparazione a stento capace di reggere una sola frazione di gioco ad un certo livello. Quindi molta strategia e scelte oculate da parte del tecnico toscano. La partita della stagione ce la si deve giocare bene, fino in fondo.
Come sempre, Avanti Azzurri, avanti…
Marco Melissa