
Si chiama “Taking the knee” il gesto universale di inginocchiarsi contro le discriminazioni razziali.
Una forma di sensibilizzazione che ha coinvolto anche lo sport e che in questo Europeo sta creando polemiche e divisioni, tra chi si inginocchia e chi no, chi dagli spalti applaude e chi fischia, e poi c’è l’Italia che si inginocchia a metà e che fa riunioni per decidere come comportarsi.
Mancini dice “Non vorrei parlarne, ma sono per la libertà”, ma la libertà dovrebbe essere quella che spetta ad ogni essere umano di non ricevere nessun tipo di discriminazione.
E mentre Inghilterra e Belgio si inginocchiano uniti, qui in Italia si deve discutere di qualcosa che dovrebbe essere naturale.
Del resto siamo il paese dove dagli spalti ancora si sentono “buu” impuniti, dove ancora si discute se salvare o meno uomini, donne e bambini in fuga, dove ancora si pensa che “ci rubano i posti di lavoro“.
Si nascondono dietro scuse come “Non serve a niente” o “Non cambia niente” e invece serve e cambia, perché lo sport è esempio per tutti, perché anche un piccolo gesto può cambiare un cuore e anche solo un cuore in più che combatte il razzismo può salvare una vita.
Inginocchiarsi per ricordare chi ha perso la vita, per far si che non avvenga più, per imparare a guardarsi negli occhi e vederci tutti uguali.
Il razzismo fa schifo e va combattuto ovunque e in ogni modo.
Guardiamo quel campo verde che è in grado di regalarci sogni. Ed io per una volta vorrei guardarlo sognando un mondo senza più razzismo.
INGINOCCHIATI ITALIA.
Pina Libretto
#ForzaNapoliSempre