
Al di là dello svarione di Hysaj che non chiude su Nandez. Al di là di Meret che si fida troppo degli interventi difensivi dei compagni di reparto, esitando quel tanto che basta a creare situazioni di pericolosità per la porta azzurra (e il gol preso sul suo palo non fa eccezione). Al di là del solito vizio di farsi schiacciare, negli ultimi minuti, dalla squadra avversaria che deve recuperare il risultato.
Al di là di tutto questo, dopo esserci per un attimo dimenticati di come il massimo campionato di calcio funzioni nel nostro Paese, ieri abbiamo assistito al ritorno puro e semplice della normalità.
Con una eccezione, però.
Le dichiarazioni a fine gara del Direttore Tecnico dell’Udinese Calcio Pierpaolo Marino.
“Sono arrabbiato perché la squadra ha fatto una grandissima partita, sono a tutela di quel che la squadra ha fatto. La punizione di Ronaldo che ha determinato il rigore era a nostro favore. Io sono un veterano del calcio ma ci si aggrappa al recupero mancato del primo tempo per condizionare Chiffi e poi succede che ti danno un rigore per una punizione che non c’era. Cuadrado fa fallo su Stryger Larsen, non accade l’inverso. Sono nervoso, abbiamo fatto una grande partita, all’83’ c’è un’ingenuità di De Paul? Io dico anche di Chiffi. E’ un errore grossolano, regalarlo a Ronaldo non può passare inosservato. C’è stato condizionamento: alla fine del primo tempo c’è stato un assalto a Chiffi perché non ha dato un minuto di recupero da parte di dirigenti, preparatori, allenatori. Sembrava avessero perso per il mancato recupero. Sono cose che appartengono a un calcio di altre epoche e non va bene. Ci sono stato e lo biasimavo allora come adesso“.
Qualche ora prima, in quel di Napoli, Osimhen, al 53′, raddoppiava per la squadra di casa con un gol regolarissimo, ma un certo signor Mazzoleni, al VAR, non interveniva sulla decisione dell’arbitro Fabbri di annullarlo per fallo (inesistente) dell’attaccante azzurro su Godin.
Anche il vicepresidente della SSC Napoli Edoardo De Laurentiis ieri ha postato su Instagram in due riprese “A noi un gol regolare non convalidato, a loro come al solito un gol convalidato non regolare… che tristezza… Rocchi in settimana è venuto al centro sportivo della SSCNapoli a spiegare tutti i vari interventi arbitrali, utilizzo VAR… e poi? Accade l’impossibile. Mazzoleni al bar non al Var“.
E’ chiaro che il vecchio vizio continua ad essere esercitato da chi, evidentemente, considera il campionato una sua creatura e come tale crede di poterne disporre come meglio crede.
Evidentemente gli scempi di tre anni fa in quel di San Siro, che decretarono il famoso scippo dello scudetto ai danni del Napoli non hanno insegnato nulla.
Anzi. Quest’anno, all’indomani della sconfitta a tavolino subita dai partenopei per i fatti legati al mancato viaggio a Torino della squadra, una cospicua parte della tifoseria azzurra diede torto alla società della loro squadra per non essere partita, nonostante il veto dell’Asl napoletana legato al Covid-19.
Alcuni addirittura appoggiarono le tesi secondo le quali tra la proprietà del club e l’autorità sanitaria ci fosse stato una sorta di accordo. Incredibile ma vero.
Stavolta mi sono risparmiato il solito giro sui social e sui media locali per tastare il polso della piazza ma, a naso, credo che ci sarà la solita rumorosissima parte di tifoseria che, silente nei momenti buoni, come quelli che avevano portato il Napoli terzo in classifica, non gli sarà parso vero di poter ricominciare il solito tam-tam contro allenatore e squadra. Il solito schifo, insomma. Niente di nuovo.
Io credo che i tempi delle chiacchiere siano terminati e da un pezzo. Credo che l’esempio della reazione veemente di alcune tifoserie contro il tentato golpe calcistico della superlega debba servire a ristabilire i dovuti equilibri su chi davvero conta nel carrozzone del calcio, cinquant’anni fa come adesso: i tifosi. Senza di loro non c’è calcio. E’ semplice.
A questo punto chi gestisce le società che partecipano al massimo campionato di calcio in Italia deve decidere se continuare ad essere indirettamente complice dello status quo oppure, nel nome di chi ama e segue le squadre delle quali le società stesse sono parte integrante e nell’interesse stesso della credibilità del prodotto che si va ad offrire, bisogna che si faccia sentire nelle sedi opportune e non si limiti ad esternazioni del momento.
Quindici anni fa avevamo creduto di aver ripulito il calcio italiano da alcuni individui e da certe situazioni. Oggi abbiamo più di una sensazione che, a dispetto di ciò che si pensasse, c’è ancora tanto da fare.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre