
Si vince tutti quanti insieme. Si perde tutti quanti insieme. Si affonda tutti quanti insieme.
Si può perdere una partita. Se ne possono perdere tante. Si può retrocedere.
Non eravamo pronti per tutto questo. Adesso ce lo viviamo addosso. Sconcerta, disorienta, lo so. Ma non può allontanarci. Non adesso. Sarebbe troppo facile. Sarebbe troppo ovvio. In un mondo dove ognuno sputa sentenze, in un mondo dove è più semplice essere arrabbiati che cercare di capire, noi dobbiamo stare calmi.
Se la squadra (la squadra, nessun altro) ha scelto di andare in ritiro, subito dopo la sconfitta con la Fiorentina, tutte le castronerie, tutte le stronzate scritte in queste ore dai soliti “premi Pulitzer” dei social, ai quali non importa un’emerita mazza del Napoli (loro cercano soltanto visibilità, anche a costo di sputare veleno, rabbia, pronti sempre a cavalcare i problemi, ad usarli come armi), lasciano veramente il tempo che trovano.
Questi infami (non trovo termine migliore) dovrebbero essere cacciati a calci nel sedere da Napoli. I primi, i veri nemici ce li abbiamo in casa.
Isoliamoli.
Badate bene: questo non significa non voler vedere i problemi. Questo non significa “fare buon viso a cattivo gioco”. Niente affatto. Significa fare un respiro profondo, contare fino a dieci e domandarsi se davvero si amano questi colori. Se la risposta è sì è inaccettabile fischiare la propria squadra durante la partita. Anche se sta giocando una schifezza. Si può contestare, si può dissentire ma non durante i novanta minuti. Quelli sono sacri e tali devono restare.
Vedere Insigne fischiato, dopo aver colpito un palo ed aver tentato di incitare gli spalti, è quanto di più becero, schifoso e ripugnante io abbia mai visto al San Paolo.
“Dodicesimo uomo in campo” il cazzo.
Quel che sto vedendo accadere a Napoli è “il trionfo dell’occasionale”. Quello che sale e scende dal carro a seconda dei risultati. L’anti-tifo per eccellenza.
La mia è una provocazione, perché voglio che la mia squadra del cuore, la mia squadra di sempre vinca sempre, ma se scendere in B servisse a ripulirci di tutta questa feccia che circonda il Napoli, dagli pseudo-giornalisti ai tifosotti del piffero, beh, io sarei pronto.
Già si vive in una società di voltagabbana. Accettare questo andazzo anche nel pallone sarebbe troppo.
Meno male che con la Lazio, in Coppa Italia, tornerà il tifo organizzato. Così a qualcuno gli si rinfrescherà la memoria sul come si tifa.
Il Napoli si ama, non si odia. Mai.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre