
A volte, come dopo il match di Ferrara, sembra riaffiorare lo stesso problema che ha accompagnato lo zoccolo duro di questo gruppo negli ultimi anni.
Da Benitez ad Ancelotti, passando per Sarri, i nostri ragazzi hanno mostrato delle carenze nel saper mostrare quel quid, quel di più che tiene alta la concentrazione nei momenti clou di un torneo, nei frangenti che contano e che possono contrassegnare in un modo o nell’altro una intera stagione.
Al di là dei singoli episodi che possono contraddistinguere indelebilmente una gara. Oltre le scelte tecniche. Oltre le mosse tattiche. C’è, in partite come quella con la Spal, l’impressione che si approcci l’avversario con colpevole leggerezza, quasi distrattamente. Solitamente, in casi del genere, si finisce per lasciar scorrere la prima frazione di gioco senza necessariamente forzare i ritmi. Soprattutto se l’avversario gioca dietro la palla e lascia il pallino del gioco a noi. Finiamo spesso per soffrire sbattendo come una pallina di gomma contro un muro. Salvo rientrare in campo col piglio di chi si rende conto che c’è da fare qualcosa prima che il triplice fischio lasci tutto col sapore amaro dell’occasione perduta. Ricetta, questa, ideale per essere preda di ansia e approssimazione. Ergo: disastro.
C’è da svegliarsi da questo torpore. E in fretta. Allenatore e squadra.
Atalanta mercoledì e Roma sabato possono dare risposte importanti.
Dipende da noi la natura di queste risposte.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre