Non ci dobbiamo arrenderci ad un destino ormai classificato come ben noto.
Il campionato, alla fine, lo marcano sempre gli stessi colori bianconeri. Non si vince mai niente, la squadra è sempre sull’orlo di una crisi d’evoluzione. Aspettiamo il prossimo. Questo non è copione da Napoli. Il vero tifoso si è evoluto di pari passo con il mondo delle società calcistiche, ma è latente un pericolo: la distanza tra i cuori azzurri e l’undici che scende in campo ha ancora un senso legato a passione sportiva? Releghiamo tutto a numeri e notizia last minute tra editoria e social?
Tra poche ore al San Paolo arriva l’Atalanta. Dico che solo con un’alta tensione che si concentri in una sfuriata agonistica, come poche se ne sono viste quest’anno, possiamo continuare a difendere questo secondo posto e rimandare la battaglia dei sì e dei no di questa stagione.
Non è corretto fare bilanci a lavori in corso. ‘’E’ la somma che fa il totale’’ (cit. Totò), sinonimo dei conti che si fanno alla fine. Non tanto per dovere statistico, quanto per evitare di fare del cammino al fianco agli azzurri un autentico festival del trito e ritrito doc. Tutti hanno scritto di tutto. Ogni tifoso ne ha dette di tutti i colori. Lecito, ci sta anche questo. Ma tanto rumore per nulla potrebbe tornare indietro come il peggiore dei boomerang. Un esempio? Che ne dite del fatto che oggi la dirigenza del Napoli guardi con ben altri filtri ottici quel Duvan allontanato tempo fa dall’ombra del Vesuvio per scarso mordente offensivo?
Molti mi risponderebbero che a Napoli pure i migliori fanno una brutta fine. Qualcuno avrebbe ragione (salvo poi pentirsi alla parola Pibe e compagni). Stesso discorso puntato all’oggi. Lorenzo in o out, mezza squadra dentro o fuori, Ancelotti più in che out. Dirigenza ‘’non pervenuta’’. Tra inglesismi (trauma post-Arsenal) e tendenze ribelli con venature dettate dall’opinionismo dei dubbi valori scientifici, ditemi voi se questi non sono già giudizi universali a stagione in corso, interconnessa all’andamento della gestione sarriana (per qualcuno anche più indietro nel tempo) ed ipotecando in futuro più nubi che luce di crescita. La storia recente ci insegna che è difficile indurre la dirigenza a fare questa o quella scelta agendo semplicemente sul piano del buon umore e del seguito alla squadra. Soprattutto dagli spalti. Gradinate vuote, semivuote e simili incidono poco ormai sulle scelte finanziarie che contano. I numeri importanti sono legati a questioni più grandi (diritti, sponsor, merchandising). Io dico che è meglio godersi il possibile, di tenere i piedi per terra. Tocca, almeno per chiudere questo campionato, navigare a vista. Tra poco c’è quel Gasperini che proverà ad imporre quel 3-5-2 che, a Bergamo, è stato battuto dai primi vagiti del 4-4-2 ancelottiano. Un bel vantaggio l’assenza tra i neroazzurri di Toloi. Ma Freuler, De Roon e Hateboer in appoggio a Gomez-Ilicic-Zapata non è che sono proprio nomi da sottovalutare.
La doppia emme offensiva azzurra potrebbe subire qualche rotazione iniziale con Mertens al fianco di Insigne e poi Milik in corsa. Al centro si confiderà ancora sul più consolidato duo Allan-Fabian, con Calle e Zielinski ai lati. I dubbi in difesa preoccupano e non poco. Albiol ancora out, e Maksimovic con problemi al piede. Koulibaly avrà al suo fianco Chiriches con Rui e Malcuit ai lati davanti ad Ospina.
Quale stato d’animo è necessario oggi?
Alta tensione.
La necessità di portare a casa ancora punti e fiducia nel continuare a credere di poter vedere costruire un gruppo più concreto e capace di mettere ‘’nero su bianco’’ è legato alla necessità di tenere alta la tensione emotiva. Troppe volte abbiamo visto scarichi emotivi, a prescindere dall’avversario. Oggi non mi pare il caso. Ancora una scossa d’orgoglio, di passione per questi colori…
Avanti Azzurri, Avanti…
Marco Melissa
#ForzaNapoliSempre