
Come già ho avuto modo di scrivere, non ho affatto apprezzato i fischi di una parte del pubblico all’indirizzo di Lorenzo Insigne durante la sua sostituzione. L’ho trovato un gesto vile (sì, vile ndr), stupido e tremendamente inopportuno. Il volto e l’atteggiamento di Lorenzo, nel rifiutarsi di sedere in panchina, davano la misura di quanto lui fosse arrabbiato con sé stesso per non aver inciso, come avrebbe voluto, nella gara. Il tutto ancor prima del disappunto per il trattamento riservatogli.
Non ho approvato il comportamento di chi ha contestato il presidente Aurelio De Laurentiis. Si può contestare chicchessia ma non durante i novanta minuti di una partita (qualsiasi partita, men che mai un match da dentro o fuori). Quelli sono sacri e vanno dedicati interamente a sostenere la squadra, senza sosta ed al di là del risultato.
Altrettanto disgustoso è stato il far passare i fischi al capitano come un cadeau (un regalo ndr) delle curve. Nulla di più falso e manipolato. I fischi sono arrivati dai “settori bene” del San Paolo. Probabilmente proprio da quei tifosi definiti (proprio dalle curve) occasionali. Ossia coloro che vanno allo stadio soltanto nelle grandi occasioni ed hanno un’idea del tifo molto legata al risultato.
Insomma, ancora una volta il problema è “politico”. Di schieramento. Da una parte i “Guelfi” pro-dirigenza. Dall’altra i “Ghibellini” anti-Adl, che sostengono quanto l’unico obiettivo di Aurelio De Laurentiis sia quello di monetizzare e non di vincere.
E, in tutto questo turbinìo di posizioni, schieramenti, boicottaggi e contestazioni il Napoli sembra assurgere al ruolo comprimario di semplice mezzo, scusa per poter dare libero sfogo alle più basse frustrazioni. Un po’ com’è in politica, no? E intanto il Paese va a puttane.
Buona Pasqua!
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre
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