Battere l’Arsenal.
Potrebbe essere considerato il preludio all’ennesimo capitolo di questa Europa League azzurra.
Invece no.
E’ una storia a parte, un racconto a sé con una genesi narrativa che racchiude emozioni, tecnica, passione, storia e finanza quali emblemi di un’intera stagione azzurra di trapasso generazionale con una dichiarazione d’intenti di crescita proiettati al futuro.
Ma il nostro domani, almeno per ora, ce lo vogliamo godere stasera, tra poche ore, in quel San Paolo dove il Napoli dovrà alzare la voce per compiere un ribaltone complesso, a prescindere dai numeri presenti sugli spalti o dalle critiche e dubbi latenti che inondano stampa e social. Ma sia chiaro sin dall’inizio: è una partita, è una qualificazione importante che ci si gioca. Non è, nel contempo, un aut-aut per il prosieguo del cammino di questo gruppo. Certamente è un test importante anche per valutare, se ce ne fosse ancora bisogno, quali sforzi dovrà compiere la dirigenza per rinforzare un gruppo e renderlo capace di restare a combattere in campionato, Champions e Coppa Italia.
I Gunners rappresentano, ad oggi, un enigma tattico come pochi se ne sono visti tra gli avversari degli azzurri. Come tutti i problemi, si deve trovare una soluzione scavando tra ipotesi varie fondate su quanto visto e messo in opera all’Emirates. Cosa dovrebbe fare Ancelotti sin dai primi minuti per arginare gli avversari e mettere subito nero su bianco?
Premettiamo che, nonostante la sconfitta in terra inglese, gli azzurri hanno ben figurato sul piano dei duelli aerei e della capacità di contrasto in fase dinamica a centro difesa. Dove ha peccato, fatto grave, è in fase di costruzione ed uscita sin dalla propria area, lasciandosi puntualmente intercettare dagli avversari e rendere vana qualsiasi impostazione di ripartenza. Non dimentichiamo, inoltre, che le statistiche parlano di un Arsenal-alter ego in trasferta. In poche parole, una squadra spesso incapace di emulare le prestazioni mostrete tra le mura londinesi. Sia sul piano della resa tattica che sul piano della capacità offensiva. Il bandolo della matassa, in buona sostanza, lo si deve sciogliere in ben altro modo. Ripensare a quanto già pensato da Ancelotti. Il gruppo deve lasciare a casa le esitazioni. Come diciamo spesso, si deve buttare in una mischia difficile, in una ragnatela alla quale è complesso sfuggire. Occorre una squadra molto più corta. Le linee di passaggio, nella gara d’andata, erano distanze siderali. I giocatori non riuscivano quasi a vedersi talmente era alta la densità tattica degli avversari. Questo è un aspetto forse prioritario. Se puntiamo a scavalcare gli avversari con lanci lunghi e simili, si andrebbe in vano affanno, non avendo, tra le nostre caratteristiche, una velocità ed una forza atletica in grado di reggere un simile sistema. Il gruppo deve dimenticare la memoria tattica che ha nelle gambe e che si trascina ancora in alcune occasioni: il fraseggio a tiki taka, con i falsi esterni di centrocampo, può risultare poco concreto per schieramenti alla Emery. L’atteggiamento spregiudicato, veemente, con l’uno-due veloce e verticale, alla Champions per intenderci. E’ questo che si vuole rivedere, che Ancelotti vorrebbe attuato non solo in questa serata, ma nella crescita mentale del gruppo. E’ un salto di qualità europeo che occorre fare. Se lo facciamo con il 4-4-2 oppure il 3-4-3 poco importa. Potrebbe funzionare la difesa a tre, con Koulibaly affiancato da Maksimovic (o Hysaj) e Chiriches, Allan e Fabian centrali, Callejòn e Zielinski a tagliare la mediana e spingere, verticalizzando, verso Milik, Insigne e Mertens. Non è fantascienza. E’ attuabile.
Ci sono due problemi: riusciremmo a tenere un ritmo alto per mettere in pratica tutto ciò (oltre alle sorprese dell’ultimo minuto di Ancelotti ndr) o almeno alzarlo all’occorrenza? Altro problema: gli inglesi ci darebbero vita facile? Si deve provare. Nel frattempo, come priorità, andrebbero letteralmente cancellate alcune mosse di Emery. Arginare Kolasinac e Ramsey deve essere simile al “lavoro“ di uno stalker. Verrebbe limitata, così facendo, la possibilità di fare posizione passiva dalla mediana a Torreira e Maitland-Niles. Ma accadrebbe anche invertendo i fattori. Ozil è un rifornitore di idee e posizioni, che aiuta non poco la tremenda capacità dell’uno-due sia in Lacazette che Aubameyang. Sono forti in questo, c’è poco da dire. Ma se riusciamo a creare più vuoti tra le loro linee di passaggio oppure tra le loro posizioni passive, forse riusciamo a cavare il ragno dal buco e ad uscire palla al piede più agevolmente. Si deve interiorizzare il fatto che non si può temere l’aggressività senza palla dell’Arsenal. La nostra veemenza deve essere temuta. Ci siamo trovati ben sei giocatori avversari a presiedere stabilmente la nostra area in fase di costruzione? Ok, ripartiremo in sette. Basta usare un tema corto e preciso. La precisione non può mancare. L’Arsenal cambiava fronte sia nella densità che nel focus di gioco? Dobbiamo fare densità proprio là, come già visto con il Psg. Dobbiamo mentalizzare il fatto che gli inglesi non sono imbattibili se puntano solo sulla semplice disposizione in campo ed una buona circolazione di palla, aspettando l’errore di turno avversario che gli consente di affondare il colpo. Non importa se Emery riesca a variare il 3-4-1-2 dal centro in su. La difesa inglese è vulnerabile se si riesce a superare il centrocampo in modo degno e numericamente decente. Monreal non è un fulmine. Il loro pressing, appena cala, rende meno pericolosi i loro poligoni di centrocampo e la loro grande capacità di interdizione sul singolo.
Ancelotti vuole affermare la personalità di questo gruppo che deve, però, imparare dagli avversari la sottile tattica dei movimenti senza palla per occupare spazi sensibili e critici che, se ben sfruttati, possono ribaltare la situazione a nostro vantaggio.
‘’Dammi tre parole’’… Coraggio, intelligenza, cuore.
E’ forte il richiamo a quella canzone di qualche anno fa, ma questi sono i tre capisaldi di Ancelotti, come si evince dalle sue parole pre-gara. Storia o non storia, il Napoli sa che può scrivere un’impresa, di quelle importanti. Ma sa anche che un nuovo ciclo è iniziato. Si deve ragionare con una mentalità più terrestre (leggi Ajax) e meno ‘’finanz-aliena’’ (leggi Juve, Real Madrid etc) nell’assemblare un gruppo partendo anche dalla propria academy. Creare, cioè, un serbatoio tutto nostro, una scuola per far nascere talenti che sappiano mettere nero su bianco nella rete e non rappresentino solo numeri su di un bilancio d’esercizio. Ci vuole tanta volontà per battere i Gunners. Il Napoli può scrivere questo ennesimo racconto dandogli un finale glorioso. Deve fare di tutto, proprio di tutto…ma anche di più!…
Avanti Azzurri, Avanti…
Marco Melissa
#ForzaNapoliSempre