NAPOLI VS JUVENTUS L’EMOZIONE CHE VIVE ANCORA

Cosa rimane di questo campionato? Cosa rimane di questa stagione? L’Azzurro. Solo questo? Niente affatto. Rimane viva, come scolpita in una memoria storica, la speranza dell’ennesima impresa, dell’ennesimo sussulto, non strettamente legati al ‘’abbiamo vinto qualcosa’’, ma semplicemente per il gusto di ‘’giochiamocela e basta’’. Dipingere d’azzurro il cielo di Fuorigrotta che stasera sovrasterà il San Paolo è impresa ardua, lo sappiamo. La Juve non è una partita, ma ‘’la’’ partita, a prescindere da tutto e tutti. E’ quel momento in cui si fermano le polemiche, le critiche. E’ un’onda travolgente capace di sovvertire sentimenti negativi ed opposizioni serrate allo status quo. Le gradinate occupate dagli oltre quarantamila paganti (con pochissimi tifosi juventini presenti) oscureranno l’assenza dolorosa di tanti appassionati che negli ultimi tempi hanno interrotto il rapporto con l’arena degli azzurri. Viene quasi quasi voglia di invocare un lustro passato in cui, ai tempi d’oro (e non solo), respiravamo un’aria particolare, quel ‘’Uagliù, c’ sta’ a’ Juv’! Forza Azzurriiii’’ si sentiva ad ogni angolo di strada in tutta la città. Oggi è tutto diverso: altra storia sportiva, altri attori in scena. Un banco di prova a dir poco arduo attende Ancelotti e gli azzurri. Stasera la Juve, preambolo che non vale lo scudetto come in altre occasioni; poi un attimo per rifiatare e giù in picchiata in Europa League contro il Salisburgo. Il Napoli può ancora far sussultare i tifosi ed accendere cuori e cori che da tanti vengono ormai bollati come ‘’sopiti’’. Certamente i bianconeri, con un CR7 ed ‘’accessori’’ vari al seguito, marciano a ritmi record che lasciano spazio solo ad interpretazioni soggettive di livello superlativo per il Napoli. Ci vuole tutto l’impegno, la lucidità e la precisione per opporre una resistenza vincente. Ma non dimentichiamo che Ancelotti, dalla sconfitta di Torino, ha messo insieme nuovi tasselli per rendere il suo gruppo sempre più omogeneo e flessibile a seconda degli avversari. Nessuno, e sottolineo ‘’Nessuno’’, ha dato credito sufficiente per riconoscere i meriti di questa squadra, enfatizzando i lati ancora da modellare dopo l’era sarriana e, nel contempo, esaltare il pur pesante distacco dalla capolista. Stampa e tifosi si sono accaniti in modo quasi umorale contro questa situazione, reagendo d’impulso emotivo più che riconoscere i dati tecnici di rilievo di quella che continua ad essere una metamorfosi costantemente in crescita. I punti sono 56 ad oggi, ma 8 reti subite nelle ultime diciotto giornate sono sinonimo di ottima difesa (in netto miglioramento rispetto all’inizio della stagione); 46 reti realizzate (escludendo i legni colpiti e le occasioni sotto rete sprecate!) completano un quadro che tutto si può definire fuorché negativo. Ogni tanto leggere i numeri azzurri fa riflettere…e non poco. Ma allora, in buona sostanza, si può battere questa Juve? Se lo chiedono in tanti, ma le risposte le avremo tra poche ore. Per le statistiche, i bianconeri sono sempre in vantaggio; anche la direzione arbitrale di Rocchi fa pendere l’ago della bilancia nella loro direzione. Ma non resteremo certamente a guardare. Il dettato tattico di Ancelotti ha bisogno di tempo per essere metabolizzato da tutti. Ma se puntiamo l’obiettivo sulle caratteristiche innovative salienti, ecco che non mancano gli spunti antiJuve. Pjanic-Emre Can-Matuidi rappresentano la spalla di un trio d’attacco da lode come quello di Ronaldo-Dybala-Mandzukic. Ma se dovesse funzionare a dovere la difesa e se la fase d’attacco ancelottiana venisse applicata alla lettera, con il solito alto numero di giocatori che propongono la fase offensiva, ecco che per Allegri i grattacapi non sarebbero pochi. Il copione da recitare non dovrebbe fare una grinza: attacco in massa, capacità istantanea di creare volume sul portatore di palla, scambiare continuamente ruoli (compresa l’inversione-copertura centrocampo-difesa) in modo da sottrarre riferimenti agli avversari costringendoli a modificarne i moduli tattici. Il calcio verticale che propone il tecnico di Reggiolo dovrebbe essere applicato alla lettera per arginare il talento di CR7 e compagnia, ma soprattutto per mandare in crisi la migliore difesa in circolazione. Il metodo ‘’cinque tocchi’’ (una media tra i tre visti saltuariamente ed i sette standard) non farebbe sfigurare il Napoli in una vetrina al cospetto di pezzi forti come alcune squadre inglesi e l’Atletico Madrid (solo per citarne alcune). Per Ancelotti bisogna segnare in tutti i modi, e cosi deve essere contro la Juve. Certo, il marchio di fabbrica è la palla recuperata, proiettata in verticale sulla trequarti avversaria; ma alla causa fanno bene anche i colpi di testa (Koulibaly docet!) e le punizioni. Ci vuole tanto impegno per abbattere gente come Chiellini e Bonucci. Si deve, inoltre, evitare di cadere nell’errore di ‘’dipendere’’ da un elemento o dall’altro: Albiol manca, ma la difesa non deve risentirne; Lorenzinho o Dries non brillano, ma si deve essere ugualmente efficaci in attacco. Il Napoli proverà ancora la formazione vista a Parma, con le solite ‘’sorprese’’ ancelottiane. E’ bello, diciamocelo pure, vedere un bello spettacolo senza eccessivi dogmi tattici e parossismo estetico. Basta il coinvolgimento adrenalinico di certe situazioni per andare avanti e tentare pure l’impresa. L’importante è che in giro si respiri euforia. Napoli è un nome che significa solo una cosa: una maglia azzurra. Da queste parti non conta solo vincere, ma Esserci.
Cosa rimane di questo campionato? Cosa rimane di questa stagione? L’Azzurro…quell’emozione che vive ancora.

Avanti Azzurri, Avanti…

Marco Melissa

#ForzaNapoliSempre

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