Parole come macigni. ‘’Lucidità e precisione’’. Ancelotti, in queste ultime ore, rende ancor più visibile e tangibile il quid che affligge la sua squadra. Non è una novità, lo sappiamo. Ma è bene ‘’dirselo ed urlarselo’’ a poche ore dalla gara di ritorno di Europa League. Lo Zurigo, come regola, non va sottovalutato; l’atteggiamento deve essere quello della sfida d’andata; ma i due elementi citati dal tecnico di Reggiolo lasciano aperte ‘’praterie’’ tecniche di discussione. Attenzione: qui non approcciamo ‘’l’opinione di turno’’, ma fatti; quelli che contano e, soprattutto, sentono gli spalti (gremiti o meno che siano). I tifosi lamentano da molto tempo ciò che il campo palesa sempre più spesso. Il nemico peggiore della costruzione verticalizzante degli azzurri, in molti frangenti, è proprio la necessaria precisione che, se corretta in tempo, consentirebbe, in molte circostanze, di mettere nero su bianco e non strozzare l’urlo di gioia in gola! Una caratterizzazione psico-calcistica, soprattutto in chiave moderna, porterebbe a parlare di una causa legata ad una mancanza di lucidità, in campo diventa ‘’hai la testa altrove’’. Ma, si sa, che non bisogna essere esperti della psiche per capire che quando scorrono quei minuti, si è tutti ‘’attaccati’’ all’evento, e si ragiona poco sul paradigma causa-effetto. Il concetto è chiaro: i giocatori fanno la partita. Ancelotti, o chiunque altro, non può cambiare il ‘’momento’’ atletico e psicologico di quel giocatore. E’ proprio questo che, invece, media ed addetti ai lavori continuano ad utilizzare per attaccare le scelte tecniche della società, facendo ‘’scolorire’’, purtroppo, l’azzurro. Allora, è evidente, che sia più logico ‘’farsene una ragione’’. Gli investimenti di grosso calibro sono altrove…e fruttano altrove, anche con l’aiuto di optionals di ‘’potere’’! Un esempio pratico lo facciamo proprio con l’avversario Zurigo: squadra di pretese offensive di tutto rispetto, con una difesa a volte distratta, ma con un tecnico che ha le idee chiare. Una prestazione maiuscola basterebbe a mandare in soffitta, in un attimo, kilometri di dubbi e polemiche sulla fondatezza del progetto Ancelotti e sulla necessità di seguire comunque le sorti di una squadra che concorre in un campionato già assegnato?! Certamente no. Allora non resta che sorbirsi (sempre meno nel San Paolo, purtroppo) gli sprazzi di talento del gruppo, sostenendoli ed incoraggiandoli affinché quello che oggi è monito di Ancelotti un domani diventi un opaco ricordo. Andare avanti nella seconda competizione europea (per importanza) resta un traguardo da inseguire, nel bene e nel male. Odey, Khelifi e Kololli possono comunque impensierirci se non mettiamo il massimo in campo. Magnin cambierà modulo e con molta probabilità proporrà un 3-4-3 più spinto in avanti. Il Napoli farà ampio turnover. Dentro i probabili Diawara, Ounas, Verdi e Chiriches. Ma, al di là dei giocatori, l’interpretazione che Ancelotti chiederà sarà la vera chiave di volta. La lucidità, prodromica all’agognata precisione, è un diktat da ‘’salvare’’ sul proprio hard-disk tecnico per far salire l’asticella del ‘’contagol’’, e, soprattutto, per continuare a credere nei successi che, al di là di tutto e tutti, meritiamo…
Avanti Azzurri, Avanti…
Marco Melissa
#ForzaNapoliSempre