
Presentazione
– Chirurgia tattica.
Non ci sono altre parole per riassumere la sfida tra Napoli ed Atalanta. Nelle premesse, come nella tradizione statistica, rappresenta un capitolo della stagione che brilla di luce propria perché diverte, appassiona e divide sempre, sfuggendo ad ogni banale previsione ovvero scontata metafora finale. Questo perché i due tecnici (oggi come nel recente passato) ‘’devono’’ contemperare i propri obiettivi di classifica con l’esigenza di tenere alta l’asticella del binomio concentrazione-motivazione, andando ad incidere in modo profondo, quasi chirurgico, sugli aspetti tattici, ed a gestire gli up-&-down dei singoli in modo quasi cicatriziale.
Le premesse danno credito ad un simile quadro d’approccio: gli azzurri (nonostante lo stop contro la Lazio) stanno cercando di tenere al top la qualità di gioco espresso, soprattutto in considerazione del fatto che all’orizzonte breve figura la sfida di Champions; i nerazzurri stanno provando, dal canto loro, a non perdere contatto con il trenino di Conference oltre a soffiare sul collo delle big di classifica.
E’ ovvio che, con simili ingredienti, tanti dubbi si insinuino nella mente dei due tecnici cosi come tra i tifosi: strategia offensivista ad oltranza oppure maggiore prudenza per Spalletti in termini difensivi? Gasperini approfitterà della lezione sarriana di sette giorni fa per proporre scelte sui singoli come totale deterrente contra avversario ed affondare con il minimo sforzo? Ci sta molto di più. I reparti offensivi ruberanno probabilmente la scena visto che in campo avremo i due attaccanti con la migliore media realizzativa (Osi e Lookman) nonché due assist-man da record (Kvaratskhelia e Boga).
In buona sostanza due eccellenti ideologie d’approccio cosi come tante individualità di alto livello…ed altro ancora.
Ma scendiamo maggiormente nei dettagli e procediamo con l’analisi dello status delle contendenti al Diego Armando Maradona.
NAPOLI ai blocchi di partenza –
Continuità e Negazione.
La priorità da esaltare per il Napoli è già tutta incanalata sui binari di una stagione di tanti ‘’alti’’, e quei pochi ‘’bassi’’ (leggi Lazio) vanno analizzati, ma probabilmente negati a qualunque tentativo di essere etichettati come negativi in senso assoluto! Proprio cosi: la storia del calcio è condita da centinaia di situazioni simili a quelle di sette giorni fa, ma, nel contempo, dobbiamo evidenziare le ennesime qualità di un gruppo che sta segnando un passo lodevole sia in campionato che a livello europeo. Il bandolo della matassa è senza dubbio duro da sbrogliare contro un altro avversario temibile: l’Atalanta è pericolosa, sia tecnicamente che tatticamente. Spalletti sa bene che contro avversari simili deve puntualizzare, a mo’ di decalogo, alcuni movimenti dalle retrovie in fase di possesso e costruzione della manovra, nonché altri particolari che possono nuocere. Non si tocca il 4-3-3. Ma: evitare, innanzitutto, la ‘’GG’’ (GabbiaGasperini) intorno a Lobotka, magari facendo avanzare ulteriormente Kim in fase di impostazione e creando apposite ‘’interferenze’’ Di Lorenzo a supporto del vertice basso del rombo in fase di avanzamento d’attacco. Evitare, anzi saltare l’eventuale linea alta di centrocampo, dove i bergamaschi potrebbero annullare alcune linee di passaggio importanti per le trame azzurre: occorre maggiore rapidità di dialogo da parte di Zielinski ed Anguissa (ovvero Elmas se dovesse entrare in corsa). Politano (visto che Lozano è ancora in dubbio) dovrà incrociare, e non poco, con Kvaratskhelia anche per permettere ad Osimhen maggiore propensione ad affondare in verticale.
ATALANTA ai blocchi di partenza
– Gli orobici che non ti aspetti.
Un Gasperini che vuole sorprendere qualsiasi avversario, finanche se stesso. Non sono etichette e tanto meno paradossi. Una lenta mutazione, pur senza debordare in rivoluzione, ha caratterizzato il cammino dei nerazzurri per precise scelte del proprio tecnico. Contro il Napoli avremo l’ennesima prova di una squadra che, contrariamente alle passate stagioni, riesce ad essere più pragmatica ed equilibrata. Il 3-4-2-1 preferito dal tecnico piemontese si trasforma a seconda del movimento della linea difensiva. Il Napoli deve puntare innanzitutto ad interrompere la costruzione dal basso con palloni diretti agli attaccanti (sempre precisi nei tempi cosi come nella posizione). Contrariamente al passato, oggi la dea si muove bene e con molti meno uomini, con un atteggiamento che è sicuramente conservativo, ma ingannevole. Basti pensare ai Maehle e Ruggeri, che si alternano ad infilarsi dal centro in su a supporto dei centrali offensivi nonché spezzare le linee di dialogo avversarie; lo stesso vale quando De Roon si abbassa in difesa e fa salire l’abile Toloi. Il Napoli non deve cadere nella trappola della densità di centrocampo, deve porre attenzione alle soluzioni dirette verso Pasalic o Boga, perché è lì che si gioca la gara, come tentativo per i nerazzurri di uscire dalle paludi del pressing e servire-sfruttare al meglio le caratteristiche dell’eccellente Lookman nonché i probabili Zapata o Muriel, anche con i loro pericolosi traversoni a tagliare tutta l’area. Il Napoli deve cercare, in ultima istanza, di annullare il gioco a due di centrocampo dei nerazzurri, ubriacare la difesa posizionale avversaria e tentare di affondare anche con gli sviluppi statico-dinamici (azioni da calcio d’angolo).
In sintesi
– Lezioni da imparare nel calcio non finiscono mai.
Questa volta il Napoli deve cercare di fornirne una: umiltà. Non le manca mai, ma oggi, più che mai, è necessaria visto il valore dell’avversario. L’Atalanta è un raro esempio di capitalizzazione di quanto costruito: pochi ma calibrati movimenti, sfruttare al massimo le proprie occasioni d’attacco e creare immensi grattacapi agli avversari di turno. Gli azzurri devono costruire tanto per opporsi al meglio a questi diktat nerazzurri. Non la si mette sul piano delle statistiche, degli xG prodotti ovvero del possesso di palla. Parliamo di determinazione-motivazione. La Champions arriva la settimana prossima. Ora testa ai nerazzurri. Uno step by step, ma di qualità.
Come sempre, Avanti Azzurri, avanti…
Marco Melissa