New Game XL numero 7

Dopo essere andati alla scoperta di Angelo Gabriel, talento in ascesa del Santos, già monitorato con attenzione dai grandi club europei, rimaniamo in tema verde-oro per parlare di un altro piccolo fenomeno lanciato con successo nel firmamento calcistico, quasi fosse percepito come un investimento (nel lungo termine ma non solo) per la rinascita della Nazionale Brasiliana, uscita con le ossa rotta dal Mondiale disputato in Qatar. 

D’altronde sembra proprio che una Nazione intera, da sempre nutritasi di pallone, si stia aggrappando con gioia e speranza alla Selezione che sta spadroneggiando nel torneo sudamericano Sub-20 (un appuntamento molto sentito a livello giovanile), e al suo capitano Andrey Santos in particolare, centrocampista leader della classe 2004, già acquistato con gran lungimiranza dal Chelsea. 

Ma per arrivare al talento di oggi bisogna modificare ancora una volta la carta di identità, perché in realtà c’è una generazione intera in Brasile, che bussa alla porta del professionismo, su cui gli addetti ai lavori sono concordi a scommettere, quella dei nati nel 2006. 

Ragazzini di sedici anni quindi, che da noi giocano ancora in Under 17 (eccezion fatta per Simone Pafundi, che ha già esordito in A con l’Udinese e in Nazionale con Mancini ma che ora è tornato in una dimensione “protetta” stando comunque nel giro della Prima Squadra) e che all’estero, se considerati potenziali campioncini vengono lanciati subito a misurarsi in scenari competitivi. 

È il caso di questa nidiata del 2006 che ha visto già affacciarsi nelle loro rispettive loro prime squadre Lucas Lorran del Flamengo (di recente è divenuto il più giovane marcatore di sempre della gloriosa squadra rossonera spodestando un certo Vinicius Jr), Pedro Henrique nel Corinthians, Luis Guilherme del Palmeiras e Rayan del Vasco da Gama. 

Capofila di questa nuova generazione d’oro è senz’altro Endrick Felipe Moreira de Sousa, attaccante del Palmeiras, di cui già avevo accennato in una recente trasmissione non nascondendo il mio entusiasmo con l’amico Giulio e Roberto Stanzione, entrambi attenti al fiorire di nuovi talenti. 

Endrick al momento appare quello più pronto, oltre che ad essere il più chiacchierato per il suo passaggio a cifre esorbitanti (che si aggirano attorno ai 60 milioni di euro) al Real Madrid con l’accordo di tenerlo parcheggiato in patria fino al compimento della maggiore età. Indosserà quindi la mitica Camiseta Blanca solo nel 2024 ma così avrà modo di crescere probabilmente con meno pressioni e diventare sempre più dominante dopo un impatto devastante tra i “pro” come non si vedeva dai tempi di Ronaldo il Fenomeno, quello “vero”, concedetemi la provocazione. 

In realtà tra i modelli dichiarati del giovane asso brasiliano va annoverato proprio il campione portoghese andato a svernare in Arabia, ammirato dal Nostro non solo per le indiscutibili doti tecniche e di leadership ma anche per la grande applicazione e professionalità che ha sempre messo nel corso della sua ormai lunga carriera. 

Ovviamente Endrick non può aver vissuto in diretta l’epopea del connazionale Ronaldo (cui la stampa locale lo assimila per le movenze, la rapidità e l’efficacia chirurgica sotto porta) ma ne è cresciuto con il mito e certo farebbe carte false per avvicinarsi a lui, rendendo vere quelle profezie che lo auspicano come il nuovo condottiero di una nazionale che appunto dai tempi dell’ex Barcellona e Inter non corona il sogno iridato. 

La parabola di Endrick è recentissima eppure già porta con se’ un alone di leggenda, se pensiamo che il suo ingaggio da parte del Palmeiras si deve all’impegno e alla costanza del padre nel caricare video delle sue giocate su YouTube alfine di avvicinare qualche talent scout dei migliori club brasiliani. 

Come dargli torto? Quando cresci in certi contesti il calcio può diventare una delle poche risorse per svoltare la propria vita, risollevandoti dalla povertà più dura e, come nelle più belle favole, alla fine è andata proprio così. 

Incantanti dalle straordinarie qualità di questo ragazzo, diverse squadre lo avevano contattato, col Palmeiras a spuntarla su tutte, garantendo anche un’occupazione al padre come addetto ai campi sportivi della gloriosa società fondata da emigranti genovesi. 

Ancora bambino Endrick è entrato così nel florido vivaio del Palmeiras bruciando letteralmente le tappe, dominando la scena sempre giocando sotto età, con ragazzi di anche due anni più grandi. 

I gol segnati si perdono nella notte dei tempi, siamo dalle parti dei racconti affidati a chi c’era e che sembrano irreali per l’esagerazione e l’esaltazione di come vengono tramandati ma di certo esistono dati che ne accertano il devastante impatto nelle prime competizioni giovanili con la maglia del Brasile, dove risaltava sui compagni in maniera quasi imbarazzante, e soprattutto in prima squadra, dove è apparso oltretutto non così ansioso di dimostrare a tutti la sua forza, quasi come fosse consapevole che in modo naturale le cose sarebbero venute da se’, senza bisogno di strafare. 

L’hype infatti è cresciuto pian piano attorno al suo nome ma a un certo punto è diventato inarrestabile, di pari passo con le sue presenze nel Palmeiras dei “grandi”, condite subito da gol, assist, giocate sopraffine e prestazioni nel complesso da giocatore già “pronto” per certi importanti palcoscenici, fatto e finito.

Ovviamente non è così, in fondo di un sedicenne stiamo parlando che sia a livello fisico (al momento non supera il metro e settantacinque spalmato su 68 kg) che tecnico deve ancora svilupparsi appieno ma le premesse sembrano più che incoraggianti.

Nulla sembra precluso al suo club e alla nazionale giovanile dal momento che se lo ritrovano tra le proprie fila: Endrick già ora è a tutti gli effetti un fattore, il quid che può ribaltare ogni situazione in campo. Fantasioso ed efficace nelle varie giocate, non soltanto all’interno dell’area di rigore dove con quel mancino sembra in grado di spaccare le reti. 

E, cosa che reputo assai importante e che ci tengo qui a sottolineare, nel suo caso mi sento di sgomberare subito il campo da dubbi ed equivoci che riguardano quei giocatori usciti dalla miseria e salvati da un pallone. 

Esistono, è vero, tanti casi tipo Adriano, l’ex Imperatore dell’Inter, che ha sperperato il proprio talento e la sua possibilità di riscatto non riuscendo mai a superare certi problemi, quasi tenendo fede all’aforisma utilizzato anche da Ibrahimovic secondo cui tu puoi uscire dal ghetto ma il ghetto non uscirà mai da te, ma, ecco, Endrick da subito ha dimostrato di voler combattere contro questo stereotipo mettendo al centro di tutto la sua voglia di migliorarsi, si arrivare, di allenarsi, di essere sempre a disposizione degli altri per il bene in primis della squadra. 

Ha un’etica del lavoro incredibile, un senso di rispetto e dignità inculcato dalla famiglia in cui si riconosce appieno, dei valori che non vuole assolutamente tralasciare man mano che si sta affermando ad alti livelli. Per questo cita a proposito come modello l’ex CR7 juventino, conoscendone e apprezzandone la storia di un ragazzo che si è affrancato da una realtà iniziale difficile riuscendo a dare una dimensione di vita diversa a se stesso e alla sua famiglia. 

Niente genio e sregolatezza quindi in questo giovanissimo nuovo fenomeno del calcio brasiliano ma solo tanto, tantissimo talento che grazie anche a guide sicure sta crescendo, confermandosi con l’obiettivo di emergere come uno dei possibili nuovi nomi prossimi a segnare un’altra nuova epoca nel mondo del calcio.

Gianni Gardon

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