
Dici Brasile e subito pensi al talento, quello puro, cristallino, che si libra leggero nel campo, a passo di danza. Un talento che spesso e volentieri sa elevarsi a livello giovanile, fin quasi a farsi beffe dei coetanei nelle varie competizioni, per poi però affievolirsi o faticare a riconoscersi con la stessa forza una volta che il gioco inizia a farsi duro.
Il caso della recente (e cocente) delusione verde-oro ai Mondiali disputati in Qatar è emblematico: da anni non si assisteva a una ripresa imperiosa del futbol bailado, e c’è da dire che le premesse mostrate dai vari Richarlison, Raphinha, Paquetà, Vinicius Jr., Antony, (con il “mezzo rotto” Neymar a fingere da leader) sembravano davvero quelle migliori per riportare sul tetto del mondo la Nazionale brasiliana, specchio fedele (seppur lontano dagli epigoni) delle compagini iridate capeggiate da sua maestà Pelè, con i vari Garrincha, Didì, Vavà, e poi Jairzinho, Rivelino, Tostao, Gerson, a imperversare al suo fianco.
Com’è andata a finire lo sappiamo bene, eppure quando sul rettangolo verde si palesa l’ennesimo prodigio made in Brazil siamo sempre con le antenne dritte a immaginarci il prossimo crack del calcio mondiale.
Parlerò a breve su queste pagine dell’ultimo della serie (nonché il più giovane, essendo un classe 2006), vale a dire Endrick (nome completo Endrick Felipe Moreira de Sousa), che dal Palmeiras sta già volando in direzione Madrid dai Campioni d’Europa in carica del Real, ma basta volgere l’attenzione un attimo appena da un’altra parte, rimanendo nel vastissimo territorio brasiliano, per scoprire facilmente altri pezzi pregiati.
Il caso preso in esame oggi è quello del giovane attaccante, da poco maggiorenne, Angelo Gabriel(citato a volte anche come Angelo Borges, dal suo nome di battesimo completo Angelo Gabriel Borges Damaceno) nato il 21 dicembre del 2004 nella capitale Brasilia e punto fermo già da qualche stagione del leggendario Santos, che lo ha accolto nel suo vivaio nel 2015, quando il Nostro era ancora un bambino.
Angelo si è fatto conoscere in Patria da un paio d’anni, da quando bruciando letteralmente le tappe, ha iniziato a frequentare con costanza la Prima Squadra del Santos, ma soprattutto il campo da gioco, in quanto ci ha messo davvero poco a farsi trovare pronto, divenendo sempre più indispensabile per il reparto offensivo della sua squadra.
Non molto alto (1,73) ma sufficientemente strutturato per destreggiarsi sulla trequarti con il fiato sul collo dei vari mastini che gli vengono incollati dagli allenatori avversari, Angelo non è il classico funambolo che ti aspetteresti – viste le particolari caratteristiche fisiche – ma all’occorrenza sa anche eccellere in fondamentali quali il dribbling, il cross e le finte ubriacanti, e di tutto ciò diede un saggio sin dal suo esordio tra i grandi, quando aveva appena 15 anni (il secondo esordiente più giovane nella storia del club, dietro soltanto all’ex Liverpool Coutinho).
Tuttavia, le doti che più lo rendono prezioso erano altre: la grande rapidità più che la corsa, la difesa della palla grazie anche al baricentro basso, la creatività, la freschezza atletica, la velocità di pensiero, il senso tattico, il tutto incanalato in un’ottica di squadra, quando appunto egli avrebbe le qualità per giocare in modo più individualista (ricordate il giovane Neymar???).
Ecco, Angelo sembra molto distante dal prototipo brasiliano in linea con la stella del Psg, perché è in grado di anteporre le esigenze del gruppo a quelle personali, riuscendo al contempo a mettersi in mostra. Infatti ogni suo gesto è sempre accompagnato da una naturale tecnica con cui tocca e muove il pallone, calcia in porta, cerca il compagno per l’assist (cosa che gli è riuscita ben sette volte nella sua ultima stagione durante il Brasileirao).
Non molto prolifico (solo un gol nella scorsa stagione in 27 presenze) compensa quindi proprio con le giocate vincenti per i compagni: finora ha agito prevalentemente sulla fascia destra, in un tridente, o in un 4-2-3-1, mostrandosi a suo agio anche col piede mancino.
Un record ce l’ha comunque appannaggio suo, essendo il più giovane calciatore andato a segno in una gara di Copa Libertadores, precisamente il 7 aprile del 2021, a 16 anni, col suo Santos vittorioso contro il San Lorenzo.
E’indubbio che tutti i fari siano puntati sul già citato Endrick per una rinascita del calcio brasiliano, ma io sono innamorato di questo attaccante che in campo riesce a fare tutto con grande naturalezza, come fosse un veterano: da molti accostato al madridista Rodrygo, a mio avviso Angelo può ricordare di più proprio Coutinho, oppure Oscar, altro grande talento che riuscì a fiorire in Inghilterra, però al Chelsea prima di scegliere troppo presto i petroldollari e l’oblio.
E’ un calcio comunque già diverso rispetto a quello di un decennio fa e Angelo di fatto è un calciatore moderno, che nelle sue giocate mette sempre anche una buona dose di intensità.
Sirene di mercato lo accostano a squadre italiane: oltre al Napoli (che, occorre dirlo, non è carente di interpreti nel suo ruolo, avendo già a disposizione due come Politano e Lozano) si parla di un interesse del Milan che in fatto di ex Santos trovò fortuna con un certo Robinho.
La stagione in corso è già abbastanza cruciale per delineare il futuro di Angelo, che nel frattempo si sta imponendo sempre di più come uno dei giocatori più promettenti dell’intero movimento sudamericano: se sarà già il tempo di emigrare in Europa lo sapremo presto.
Ormai la tendenza in tal senso appare chiara: i migliori talenti passano presto la sponda dell’Oceano per misurarsi subito nei grossi club nostrani, e i casi di Vinicius, Rodrygo o Martinelli (che ottimamente sta facendo nell’Arsenal) lasciano ben sperare; d’altronde non è detto che per un brasiliano rimanere a lungo in Patria a “specchiarsi”, guardando quanto si è bravi, possa sempre pagare.
Ricordo, da appassionato delle competizioni iridate giovanili, che in un Under 17 da cui poi sarebbero emersi Gabriel Jesus e (in misura minore) Gabriel Barbosa, i più forti della nidiata sembravano in modo evidente i due fantasisti Mosquito e Boschilia, che invece da professionisti non seppero imporsi, ritrovandosi ad appena 26 anni già ai margini delle leghe brasiliane.
Angelo sembra avere la testa giusta, oltre alle indubbie capacità tecniche, per esplodere ad alti livelli: sta pertanto ai club più lungimiranti aggiudicarsi la scommessa!
Gianni Gardon