
Scrivere di Mario Vilardi, giovane protagonista della nuova puntata di New Game, mi dà modo di aprire una parentesi per dedicare un po’ di spazio a quella che ritengo una delle nidiate più forti e qualitativamente dotate del vivaio del Napoli, quella dei nati nel 2005.
I ragazzi, impegnati quest’anno nel campionato under 17 (un tempo denominato categoria “Allievi”) hanno invero mostrato solo a sprazzi il loro risaputo talento, alternando vittorie e sconfitte, e mostrando in genere una certa discontinuità (per carità, fisiologica a quest’età).
Alla fine, acciuffato d’un soffio l’ultimo posto disponibile per i play-off scudetto (piazzandosi dietro Roma, Lazio, Benevento e Lecce), sono stati poi spazzati via al primo turno post-season incappando nel vortice Atalanta: i bergamaschi hanno inflitto agli azzurri un sonoro e inequivocabile 5 a 0, lasciando così poco spazio ai rimpianti.
In quella partita, oltre al forte capitano Lorenzo Russo, il grande assente è stato proprio lui, il funambolo offensivo Vilardi (nativo di Afragola), fermato prima per una lesione del tendine rotuleo e poi perché positivo al coronavirus, situazioni che ne hanno giocoforza compromesso l’apporto anche nelle ultime decisive partite della regular season.
Il Nostro aveva in precedenza dato sfoggio delle sue grandi qualità, confermando tutto il bene che si dice su di lui negli ambienti giovanili, anche al di fuori dalle mura amiche.
GLI INIZI
Nato metaforicamente col pallone inchiodato ai piedi, Vilardi dopo una prima esperienza conoscitiva col mondo del calcio allo Sporting Casoria (dove eccelle), passa alla San Sebastiano Mazzeo, che si rivelerà essere approdo naturale per il passaggio (a quel punto quasi scontato) tra le file del Napoli.
Già da bimbo infatti erano evidenti le sue capacità tecniche, di gran lunga superiori alla media e sin dai suoi primi approcci con la maglia del ciuccio, rivelerà al mondo il suo talento, facendosi notare facilmente anche dai selezionatori dell’Under 15 dell’Italia.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Vilardi è un brevilineo, ma attenzione a scambiarlo per un calciatore in qualche modo limitato a un solo identikit calcistico: infatti, a discapito di alcune carenze dal punto di vista fisico (è alto 1 m. e 74 cm, non un gigante d’altezza ma non è nemmeno un Insigne per capirci) riesce a compensare con una grande reattività nei contrasti, resistenza e forza, dettate anche dal suo baricentro basso che gli consente maggiore sensibilità a contatto con gli avversari.
Esterno puro, offre il meglio di se’ come ala d’attacco e sembra privilegiare con maggiore convinzione la giocata funzionale, che spesso può essere spettacolare ma quasi mai fine a se stessa.
Anche se ha un discreto numero di gol in canna (anche quest’anno, pur non avendo potuto giocare ogni gara, ha comunque messo a referto 7 gol in campionato) è più esatto definirlo un perfetto assist-man, in possesso com’è di una rara intelligenza tattica che gli permette di saper fare sempre la giocata giusta, con un bagaglio tecnico di prim’ordine, che sia un filtrante, un cross, un’imbeccata improvvisa, un lancio a tagliare il campo; insomma, i compagni d’attacco hanno spesso potuto beneficiare dei suoi guizzi vincenti.
Certo, ogni tanto la gola fa capolino e allora ecco che più di una volta mi è capitato di vederlo andare in porta col pallone, quasi sempre partendo dalla destra, la sua fascia preferita.
CHI CI RICORDA
Rimanendo in casa Napoli verrebbe da dire più Callejon che il già citato Insigne, ma allargando la lente di ingrandimento ecco che il pensiero va in primis a Federico Chiesa: come l’ex juventino infatti può giostrare in più ruoli offensivi senza perdere oltretutto in efficacia.
IL SUO STATUS ALL’INTERNO DELLA SQUADRA
Non ho problemi a ribadirlo, la classe 2005 del Napoli (almeno potenzialmente) può giocarsela con le migliori d’Italia ma serve che anche altri grandi talenti di questo ciclo (quasi tutti i ragazzi giocano insieme sin dall’under 15: gente come il portiere Turi, il centrale difensivo Mazzone, il terzino Di Lauro, il difensore D’Avino, il centrale Milo, il fantasista Russo e il centravanti Solmonte, solo per citare i più rappresentativi) facciano quello step di crescita che è riuscito a Vilardi, il quale non ha risentito del passaggio di categoria, giocando con la solita naturalezza che lo contraddistingue anche quando gioca in Nazionale.
SCENARI FUTURI
Ovvio, stiamo parlando di un giovanissimo, non ancora maggiorenne in fondo, ma c’è la concreta opportunità per la società del Napoli di coltivarsi una pepita d’oro in casa.
Mario ha proprio tutto per consolidarsi come leader di questo gruppo e sfondare ad alti livelli, a partire dalla testa, per arrivare ai piedi, quelli che sono i veri strumenti di lavoro di un calciatore.
Nel mezzo potrete ammirare in lui grandi dosi di fantasia, estro, creatività, altruismo, grinta, impegno… e con tutti questi ingredienti messi insieme si può volare davvero lontano, non solo con la fantasia.
Gianni Gardon