
Un Napoli in versione “allenamento del giovedì” si sbarazza di una Salernitana in versione “sopravvissuti di un gruppo già modesto di suo”.
Francamente l’analisi potrebbe fermarsi qui.
Nota di colore (ça va sans dire): entrambe le squadre, prima del fischio d’inizio, hanno osservato un minuto di silenzio per la scomparsa di Gianni Di Marzio; il Napoli, però, nonostante si trattasse di un suo ex allenatore (oltre che tifoso da sempre e, non ultimo, scopritore assoluto di Diego Armando Maradona – ma, ad essere onesti, quest’ultima è una forzatura mia ndr) non indossa la fascia nera al braccio; salvo (poi) indossarla nella ripresa. Coincidenza: la squadra di Spalletti indossa il nuovo “flames kit”; questione di marketing, allora? Non ci è dato di sapere ma, in ogni caso, la scelta del club di indossare la fascia nera soltanto nei secondi 45 minuti è più unica che rara.
Ma tant’è.
I primi 45′ sono un monologo azzurro ma con poco costrutto, se non fosse per le reti di Juan Jesus e Mertens (su rigore).
Per il resto tante azioni offensive e molta imprecisione negli ultimi sedici metri.
Nella ripresa il Napoli prende il largo e chiude l’incontro con Rrahmani e il subentrato Insigne (ancora su rigore).
Poco altro da aggiungere se non che questo calcio, tutto affari e sempre meno sport, comincia a segnare il passo.
I quattro gatti del Maradona, molto al di sotto dei cinquemila biglietti disponibili, dicono più di tante parole. E il Covid è soltanto l’ultima foglia di fico.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre