L’estate alle porte si preannuncia calda. Anzi caldissima.
Se questi sono i prodromi di quel che ci aspetta al triplice fischio finale del campionato 2016/17 bisognerà indossare l’elmetto e prepararsi al peggio.
L’attacco mediatico al quale la SSC Napoli, ora nella persona di Maurizio Sarri, è sottoposta rappresenta qualcosa da poter dare in pasto agli studiosi di comunicazione.
Il piano, studiato nei minimi particolari, di estrapolare pezzi e brandelli di una conferenza stampa per tramutarli in mirabili armi da guerra per abbattere le (tante) certezze del nemico si intravede quà e là, tra le pieghe rugose dell’establishment scricchiolante.
La capacità di minimizzare ai limiti della negazione indotta le esternazioni sui match cruciali da giocare in contemporanea per evitare ogni sorta di calcoli.
Ma no. Il Mister và randellato su altro. Su quella parola chiave. Non importa se traslata “a cinque anni da adesso”. Il concetto di tempo và abortito e reso immediato. Per oggi. Da subito.
E sia ben chiaro: l’obiettivo deve essere ripetutamente colpito. A raffica. Senza sosta.
Così da provocarne reazioni scomposte ed esecrabili.
Questo Napoli và rimesso al suo posto. Ridimensionato. Umiliato.
Questo Napoli và abbattuto.
Io resto basito da tanto accanimento.
Ma ci stà.
In fondo il nord calcistico (ma, in generale tutto il movimento calcio non-napoletano) ha sempre visto il Napoli ed i suoi tifosi come un fenomeno folkloristico. Divertente fin quando non rompe nel voler vincere qualcosa.
Noi siamo quelli che…”devono stare al posto loro”. Quelli che devono capire dove gli è dato di stare.
C’è molto “apartheid” (lo sò, la parola è forte, ma seguitemi nel ragionamento) in questa visione del Napoli e di Napoli.
Quasi come se una parte del calcio italiano, la più “titolata”, storicamente, ci vedesse come dei pezzenti che vogliono ambire ad entrare nelle “stanze buone”. Spogliarsi degli stracci puzzolenti e mettere l’abito buono.
Come osiamo.
Ecco.
Noi osiamo. Anzi, dirò di più. A noi quegli stracci piacciono pure, perché noi, popolo napoletano, prim’ancora che tifosi, non ragioniamo nell’ordine delle classi sociali, status e puttanate varie.
Noi siamo veri. Quel che vedi è quel che avrai.
Ma vogliamo ciò che ci spetta.
Il rispetto. Prima di qualsiasi altra cosa.
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre