La copertina dell’articolo di AS

Immaginate un nemico che entra nello spogliatoio senza fare rumore. Non lascia tracce nelle urine, svanisce dal sangue in pochi minuti e si presenta con la maschera innocua di un palloncino colorato a una festa di compleanno. Eppure, questo “nemico” ha il potere di corrodere il sistema nervoso di un atleta d’élite, trasformando un campione in un paziente con danni midollari permanenti.
Non stiamo parlando di una sceneggiatura di fantascienza, ma di una realtà che sta allarmando i vertici del calcio europeo. Un reportage pubblicato lo scorso 23 dicembre dalla testata spagnola AS.com, firmato dai giornalisti Marta Trabanca e Alberto P. Sierra, ha definito il protossido d’azoto (N2O) come la “droga silenziosa” che tiene svegli i medici dei club.
In questo articolo, prenderemo spunto dalla loro inchiesta per scendere ancora più in profondità. Analizzeremo perché questa sostanza è così diffusa, cosa accade realmente a livello biochimico nel corpo di un calciatore e perché le leggi attuali faticano a tenere il passo.

L’illusione dell’innocuità: Dai “whippits” ai cilindri industriali

Per capire perché siamo di fronte a un’epidemia, dobbiamo prima guardare al packaging. Fino a qualche anno fa, il protossido d’azoto — noto colloquialmente come “gas esilarante” o “hippy crack” — era relegato ai festival musicali, venduto in piccole cartucce argentate (i cosiddetti “whippits“) usate per montare la panna.
Oggi lo scenario è cambiato drasticamente. Come evidenziano i dati dell’Osservatorio Europeo delle Droghe (EMCDDA/EUDA), il mercato è stato invaso da cilindri “maxi” da 640 grammi fino a 2 chilogrammi. Questi dispositivi, che spesso sfoggiano grafiche accattivanti e nomi esotici, permettono un’inalazione continua e massiccia, ben lontana dal singolo “palloncino” occasionale.

“È diventato una presenza comune nella vita notturna europea. E il calcio, ancora una volta, non è estraneo a questa tendenza”, recita l’articolo di AS.com.
Per un calciatore professionista, che vive sotto la costante pressione della performance e dei controlli antidoping, il gas rappresenta la via di fuga perfetta. Offre un “sballo” rapido (euforia, dissociazione, rilassamento) che dura appena un minuto e non lascia postumi da sbornia il giorno dopo. Niente mal di testa, niente nausea, niente tracce nei test standard. È l’illusione del vizio perfetto. Ma, come vedremo, è una trappola biologica.

La scienza spiegata semplice: Come il gas “spegne” i nervi

L’allarme lanciato da AS.com non riguarda l’aspetto morale, ma un meccanismo biologico preciso e pericoloso. Per capire il danno, dobbiamo pensare al nostro sistema nervoso come a un impianto elettrico.
I nervi sono come cavi elettrici: per funzionare bene e trasmettere i comandi dal cervello ai muscoli, devono essere rivestiti da una guaina isolante chiamata mielina. Senza questa guaina, il segnale elettrico si disperde, come in un filo scoperto che fa corto circuito.

Il furto della Vitamina B12

Qui entra in gioco il protossido d’azoto. Per riparare e mantenere intatta la guaina dei nervi, il nostro corpo ha bisogno disperato della Vitamina B12.
Il gas agisce come un ladro chimico: quando viene inalato, “disattiva” istantaneamente la Vitamina B12 presente nel corpo, rendendola inutilizzabile.
Non importa quante bistecche o integratori il calciatore assuma: se inala il gas, la sua B12 smette di funzionare. Di conseguenza, il corpo smette di riparare la mielina e i nervi iniziano a “sfilacciarsi”.

I sintomi: Dal formicolio alla paralisi

I segnali di questo danno (chiamato Degenerazione Combinata Subacuta) sono subdoli all’inizio, ma devastanti per un atleta.
Perdita di sensibilità: Si inizia con un formicolio alle dita dei piedi.
Problemi di equilibrio: Il giocatore non “sente” più bene dove mette i piedi (propriocezione).
Cadute inspiegabili: Nei casi gravi, le gambe cedono improvvisamente.
Per una persona normale è un problema serio; per un calciatore che deve stoppare un pallone a 100 km/h, è la fine della carriera.

Il trucco delle analisi del sangue

Il vero incubo per i medici è che questo danno è invisibile alle analisi standard. Un giocatore può avere livelli di Vitamina B12 apparentemente normali nel sangue, perché il test conta la quantità di vitamina, ma non sa distinguere se essa sia “viva” o “morta” (inattivata dal gas).
Per scoprirlo, servono test molto specifici (come l’omocisteina) che raramente vengono fatti nei controlli di routine.

Il caso Bissouma e la tolleranza zero della Premier League

Mentre in Spagna l’allarme è spesso gestito internamente, nel Regno Unito il coperchio è saltato pubblicamente. Il caso più emblematico dell’estate 2024 è stato quello di Yves Bissouma, centrocampista del Tottenham Hotspur.
Bissouma ha commesso l’errore di pubblicare su Snapchat un video che lo ritraeva mentre inalava gas da un palloncino, pochi giorni prima dell’inizio della Premier League. La reazione del club è stata immediata: sospensione per la partita inaugurale e scuse pubbliche. L’allenatore Ange Postecoglou è stato chiaro: “C’è bisogno di ricostruire la fiducia”.
Ma perché tanta severità? Perché nel Regno Unito la legge è cambiata. Dal novembre 2023, il protossido d’azoto è classificato come droga di Classe C. Il possesso a scopo ricreativo è ora un reato penale, punibile con multe illimitate e, per i recidivi, fino a due anni di carcere. Bissouma non ha solo violato un codice etico; ha commesso un potenziale reato, esponendo il club a un danno d’immagine devastante.

Spagna vs UK: Due velocità legislative

L’articolo di Marta Trabanca e Alberto P. Sierra su AS.com evidenzia come il fenomeno sia trasversale, ma la risposta legale varia enormemente, creando zone d’ombra in cui i calciatori pensano di potersi muovere.
Regno Unito (criminalizzazione totale): Come detto, il possesso personale è reato. Questo dà ai club un potere disciplinare enorme: un giocatore “beccato” può essere licenziato per giusta causa legata a condotta criminale.
Spagna (il limbo): In Spagna, la situazione è più sfumata. Il consumo in privato non è un reato penale. Tuttavia, la vendita è perseguita duramente come “delitto contro la salute pubblica”. Le autorità spagnole stanno intensificando i sequestri (come le 4 tonnellate sequestrate a Malaga nell’agosto 2024), ma per il singolo calciatore che consuma in una villa a Ibiza, il rischio legale è minimo rispetto ai colleghi inglesi.

WADA (il grande assente): E l’antidoping?

Sorprendentemente, l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) non ha inserito il protossido d’azoto nella Lista delle Sostanze Proibite per il 2025. Non essendo considerato un farmaco che migliora le prestazioni (anzi, le peggiora!), non porta a squalifiche sportive automatiche. Questo vuoto normativo internazionale è forse l’incentivo più grande al consumo: i giocatori sanno che non rischiano la squalifica sportiva, ma solo quella interna al club.

Una bomba a orologeria nello spogliatoio

Perché i club sono così allarmati, come riporta AS.com? Perché il danno non è solo neurologico, è sistemico.
Rischio trombotico: L’aumento dell’omocisteina (causato dal blocco della B12) danneggia le pareti dei vasi sanguigni, aumentando il rischio di trombosi. Consideriamo che i calciatori passano ore seduti in aereo per le trasferte e subiscono continui traumi alle gambe: aggiungere un fattore pro-coagulante chimico è come giocare alla roulette russa con un’embolia.
Calo delle prestazioni aerobiche: La B12 serve a produrre globuli rossi. Meno B12 attiva significa globuli rossi più grandi e meno efficienti (anemia megaloblastica). Risultato? Meno ossigeno ai muscoli, recupero più lento tra gli sprint, stanchezza inspiegabile ad un certo punto della prestazione.
L’incidente: C’è poi il rischio immediato. Svenimenti, cadute dovute all’ipossia o congelamento delle vie aeree (il gas esce dalla bombola a temperature sotto zero) possono causare infortuni stupidi ma gravi lontano dal campo.

Serve un nuovo protocollo

Il “gas de la risa” non è uno scherzo. È un agente neurotossico che sta mettendo a rischio una generazione di talenti. L’inchiesta di Trabanca e Sierra su AS.com ha scoperchiato il vaso di Pandora, ma ora tocca ai club agire.
Non basta più controllare le urine per cercare cocaina o nandrolone. I dipartimenti medici devono evolversi, introducendo test specifici per l’acido metilmalonico e l’omocisteina nei check-up di routine. Solo rendendo visibile l’invisibile si potrà rompere la cultura dell’impunità che circonda questa sostanza.
Fino ad allora, il palloncino resterà l’avversario più pericoloso: quello che non vedi arrivare, ma che può farti lo sgambetto decisivo fuori dal campo.

Giulio Ceraldi

P.S. In Italia, il protossido d’azoto vive in un pericoloso vuoto normativo: non essendo ancora classificato come stupefacente, il possesso non è reato, a differenza di quanto accade nel Regno Unito o in Olanda. Le forze dell’ordine tentano di arginare il fenomeno contestando la vendita abusiva di farmaci o violazioni sul trasporto di merci pericolose, come dimostrano recenti sequestri nel Nord Italia. Tuttavia, la tragedia di Alessano (Lecce) del novembre 2024, dove un 26enne è deceduto dopo l’inalazione, e l’allarme dei Centri Antiveleni per i crescenti danni neurologici, stanno rendendo non più rinviabile un intervento legislativo specifico.

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