
L’era della vigilanza rafforzata: Il Napoli alla prova del “saldo zero”
Lo avevamo anticipato su queste pagine, leggendo tra le righe di un sistema calcio che sta cambiando pelle, e ora la conferma è arrivata: il mercato di gennaio 2026 del Napoli non sarà una semplice finestra di riparazione, ma una vera e propria partita a scacchi contro i numeri. La nuova Autorità indipendente, che ha ereditato i compiti della vecchia Covisoc sotto la guida del Professor Atelli, ha acceso un “semaforo arancione” sui conti del club azzurro.
Non è un blocco totale, sia chiaro, ma è un avvertimento che cambia radicalmente le regole d’ingaggio per il nostro Direttore Sportivo. Il Napoli è ufficialmente in regime di “vigilanza rafforzata”. Ma cosa significa davvero per i tifosi, per la squadra di Conte e per i sogni di gloria tricolore? Analizziamo la situazione nel dettaglio, andando oltre i titoli sensazionalistici per capire la “scienza” che ora deve necessariamente affiancare la nostra “passione”.
Il semaforo arancione: La siglia dello 0,80
Il cuore del problema risiede in un parametro tecnico che diventerà presto familiare a tutti noi: l’Indicatore del Costo del Lavoro Allargato (CLA) sui Ricavi. L’analisi dei conti al 30 settembre ha evidenziato che il Napoli ha superato la soglia critica dello 0,80.
In termini semplici: per ogni 100 euro che il club incassa dalla sua gestione caratteristica, più di 80 se ne vanno per coprire stipendi, ammortamenti dei cartellini e commissioni agli agenti.
Questo sforamento non comporta penalizzazioni in classifica, ma attiva delle limitazioni gestionali precise. La più importante è il principio del “saldo zero”. Da oggi, ogni operazione in entrata deve essere matematicamente compensata da un’uscita di pari valore economico. Non basta avere i soldi in cassa (e il Napoli ne ha, grazie a una gestione storicamente oculata); bisogna avere lo “spazio” nell’indice di sostenibilità. Se vogliamo comprare un giocatore che costa 10 milioni tra ingaggio e ammortamento annuo, dobbiamo prima liberarci di costi per 10 milioni.
Il peso degli investimenti: L’altra faccia di McTominay e Neres
Perché ci troviamo in questa situazione? La risposta è paradossale: perché abbiamo investito per vincere.
Negli ultimi editoriali abbiamo esaltato l’impatto di Scott McTominay, un giocatore che ha unito “amore e scienza” conquistando il centrocampo e i cuori dei tifosi. Abbiamo celebrato la capacità di David Neres di scardinare le “gabbie difensive” con giocate da scacco matto.
Questi campioni, però, hanno un costo elevato che pesa sul numeratore di quell’indice CLA. L’Authority non guarda ai gol o agli assist, ma al rapporto tra quanto costano e quanto il club incassa. Il successo tecnico di questi acquisti è indiscutibile, ma finanziariamente hanno portato il “motore” del Napoli a girare a un regime di giri così alto da far scattare i sensori di allarme della federazione. Ora la dirigenza si trova di fronte a un dilemma: la rosa è forte, ma per migliorarla o puntellarla serve un gioco di prestigio contabile.
Il paradosso della Supercoppa: Tra milioni e infermeria
In questo scenario, ogni euro di ricavo aggiuntivo è ossigeno puro per abbassare l’indice sotto lo 0,80. Qui entra in gioco la Supercoppa (Final Four) a Riyadh.
Come abbiamo scritto nell’editoriale “Luci a Riyadh, buio in infermeria”, questa competizione rappresenta un’arma a doppio taglio. Da un lato, i “milioni degli sceicchi” sono fondamentali per il bilancio; dall’altro, il rischio di infortuni in gare così ravvicinate e intense è altissimo.
Il paradosso è crudele: abbiamo disperatamente bisogno dei soldi del premio per soddisfare l’Authority, ma per ottenerli dobbiamo rischiare di “rompere” i giocatori (i nostri asset principali) il cui valore è garanzia per il futuro. Un infortunio grave a un top player non sarebbe solo un danno tecnico, ma un disastro economico che ci impedirebbe di fare quelle plusvalenze che potrebbero servire a giugno.
Marzo 2026: La scadenza che fa paura
Se gennaio vi sembra complicato, guardate a marzo. Dal 31 marzo 2026, la soglia di tolleranza dell’indicatore scenderà dallo 0,80 allo 0,70, per allinearsi ai parametri UEFA.
Questo significa che il Napoli dovrà ridurre i costi o aumentare i ricavi di un ulteriore 10-12% in soli tre mesi. Se non ci riusciremo, lo spettro che aleggia su Castel Volturno è quello del blocco totale del mercato per la sessione estiva 2026/27.
È per questo che gennaio non servirà solo a “ritoccare” la squadra, ma a preparare il terreno per la sopravvivenza normativa. È probabile che vedremo operazioni strutturate con prestiti e obblighi di riscatto, o addirittura cessioni dolorose pianificate ora per giugno, al fine di garantire quella “plusvalenza anticipata” che salverebbe i conti.
La via d’uscita: La strategia degli Under 23
Esiste una luce in fondo al tunnel? Sì, ed è tricolore.
Le nuove norme prevedono un’eccezione fondamentale: gli investimenti su calciatori italiani Under 23 non vengono conteggiati nel calcolo del costo del lavoro allargato.
Questa è l’unica “corsia preferenziale” che il Napoli può percorrere senza vincoli.
Dimentichiamoci per un attimo i nomi esotici o i cavalli di ritorno. La strategia intelligente per gennaio sarà quella di andare a pescare i migliori talenti italiani (classe 2003 e successivi) in Serie B o nelle squadre di bassa classifica. Giocatori come Mattia Zanotti o Marco Palestra (nomi che circolano negli ambienti di mercato) potrebbero diventare obiettivi concreti non solo per il loro valore tecnico, ma perché sono “invisibili” all’Authority.
Puntare su di loro permetterebbe a Conte di allungare la rosa senza dover sacrificare un big per fare spazio a bilancio. È un’opportunità per “italianizzare” e ringiovanire la squadra, trasformando un vincolo burocratico in un progetto tecnico a lungo termine.
Fiducia e realismo
Il mercato di gennaio 2026 sarà un test di maturità per tutto l’ambiente. Non potremo aspettarci i fuochi d’artificio a cui De Laurentiis ci ha talvolta abituato, ma dovremo apprezzare la complessità di un lavoro “chirurgico”.
Siamo in un momento storico in cui la sostenibilità è la vera competizione. Il Napoli ha le carte in regola per uscirne più forte, magari scoprendo nuovi talenti italiani che diventeranno i beniamini di domani. Ai tifosi resta il compito più bello e difficile: sostenere la maglia al di là dei nomi, capendo che ogni scelta di questi mesi, anche la più impopolare, sarà fatta per garantire che il Ciuccio continui a correre, libero da debiti e vincoli, per molti anni ancora.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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