
Domani sera, alle 20:45, lo Stadio Diego Armando Maradona non sarà solo il teatro di una partita di calcio. Sarà un incrocio di destini, un referendum sulla memoria e, soprattutto, un rompicapo tattico che due dei migliori allenatori italiani dovranno risolvere con i pezzi contati. Napoli contro Juventus, Conte contro Spalletti. La seconda in classifica contro la settima che insegue disperatamente. Ma se togliamo la patina emotiva del ritorno di “Lucianone” a Fuorigrotta, cosa resta sul campo? Resta una sfida affascinante e paradossale, dove vincerà chi saprà mascherare meglio le proprie ferite.
L’emozione e la matematica
Partiamo dal contesto, perché nel calcio i numeri pesano quanto i sentimenti. Il Napoli arriva a questa sfida forte di un secondo posto solido (28 punti) e di un attacco che, nonostante tutto, produce (20 gol fatti). La Juventus di Spalletti, invece, è un cantiere aperto che naviga a vista: 23 punti, troppi pareggi e la necessità vitale di non scivolare a -8 dalla vetta.
Per Spalletti, rientrare in quello stadio dove ha scolpito il terzo scudetto sarà un tuffo al cuore. L’accoglienza del pubblico oscillerà tra la gratitudine eterna e la rivalità tribale verso i colori bianconeri. Ma appena l’arbitro La Penna fischierà l’inizio, la nostalgia lascerà spazio a una realtà brutale: entrambe le squadre arrivano al big match decimate.
Napoli: Il ritorno alle origini di Conte
Antonio Conte non ama l’improvvisazione, ama gli spartiti collaudati. Eppure, la sorte lo ha costretto a riscrivere la sua musica. Il centrocampo del Napoli, motore pulsante del suo gioco, è stato spazzato via dagli infortuni. Fuori Lobotka, il metronomo; fuori Anguissa, la diga; fuori Gilmour e il lungodegente De Bruyne.
Senza i suoi registi, Conte ha fatto l’unica cosa che un pragmatico sa fare: tornare alle origini. Abbandonato il 4-4-1-1 di gestione, il Napoli si rischierà con un 3-4-3 puro, aggressivo e verticale. L’idea è semplice ma rischiosa: saltare il centrocampo. Non potendo palleggiare con la calma di Lobotka, il Napoli cercherà la verticalizzazione immediata verso le punte.
La chiave di volta ha un nome e un cognome scozzese: Scott McTominay. Con 5 gol stagionali, l’ex United non è solo un centrocampista, è un’arma totale. Domani non gli verrà chiesto di costruire gioco, ma di invadere. Sarà lui a dover vincere i duelli fisici contro un centrocampo bianconero più leggero, inserendosi come un treno alle spalle della difesa avversaria. Accanto a lui, Elmas dovrà adattarsi in una mediana a due che promette scintille e tanta corsa, ma poca geometria.
Juventus: L’invenzione della disperazione
Se Conte piange, Spalletti non ride. La difesa della Juventus è, per usare un eufemismo, in emergenza totale. Con Bremer e Gatti fuori per lunghi periodi (e Rugani ancora ai box), i bianconeri non hanno marcatori di ruolo sufficienti.
Qui entra in gioco la “pazzia” geniale di Spalletti. Non avendo difensori, ha deciso di trasformare Teun Koopmeiners in un “braccetto” di sinistra della difesa a tre. Immaginate un trequartista da 50 milioni di euro, noto per i suoi inserimenti offensivi, costretto a marcare in area di rigore. È un rischio enorme, calcolato sulla necessità di avere qualcuno che sappia far uscire il pallone pulito dalla difesa, ma che espone la Juve a pericoli letali nell’uno contro uno.
Davanti, senza Vlahovic, Spalletti potrebbe rispolverare un vecchio trucco: il “Falso Nueve”. Kenan Yildiz, talento cristallino valutato 75 milioni, potrebbe muoversi come faceva Totti nella prima Roma spallettiana, svuotando l’area per mandare fuori giri i marcatori fisici del Napoli come Buongiorno e Rrahmani.
I duelli che decideranno la partita
Analizzando il match in profondità, ci sono tre zone del campo dove la partita si vincerà o si perderà.
La fascia destra del Napoli vs Koopmeiners:
Questa è la vera trappola di Conte. David Neres e Giovanni Di Lorenzo formeranno una catena di destra velocissima. Neres, con il suo dribbling secco, punterà costantemente Koopmeiners. Può un centrocampista adattato reggere 90 minuti di uno contro uno contro un’ala brasiliana in forma? Se la Juve non raddoppia costantemente, lì si aprirà una voragine.
Il peso di Hojlund sulla difesa leggera:
Rasmus Hojlund attaccherà la profondità alle spalle di Lloyd Kelly, l’unico vero difensore rimasto a Spalletti (Kalulu agirà da terzo). Se il Napoli verticalizza velocemente, la linea difensiva bianconera dovrà scappare all’indietro, terreno fertile per la potenza del danese.
Il caos creativo di Yildiz:
Se il Napoli vince sui duelli fisici, la Juve può vincere su quelli cognitivi. Se Yildiz viene incontro a prendere palla, chi lo segue? Se Buongiorno esce alto, lascia un buco per gli inserimenti di Conceição o Cambiaso. Se il Napoli resta basso, la Juve prende campo e fiducia.
Chi ha più fame?
Questa non sarà una partita per esteti. Le assenze di Lobotka e della difesa titolare della Juve abbasseranno inevitabilmente la qualità tecnica della costruzione, aumentando il coefficiente di errore e, paradossalmente, lo spettacolo.
I dati ci dicono che il Napoli in casa è una macchina da guerra contro i bianconeri (6 vittorie consecutive nelle ultime sfide al Maradona). Inoltre, Conte sa esaltarsi quando deve fare “le nozze coi fichi secchi”, trasformando l’emergenza in furore agonistico.
Spalletti, dal canto suo, torna per dimostrare che le idee possono sopperire ai muscoli. Ma schierare un centrocampista in difesa contro la verticalità di Conte è un azzardo che potrebbe costare caro.
Il pronostico pende leggermente verso gli azzurri, spinti dal pubblico e da una struttura tattica che, anche se rattoppata, sembra più adatta a colpire i punti deboli avversari. Ma attenzione ai calci piazzati e alle invenzioni dei singoli: in una notte così strana, dove mancano i protagonisti annunciati, spesso sono le comparse a prendersi la scena.
Preparatevi: domenica sera al Maradona non si gioca solo per i tre punti. Si gioca per capire chi, nel caos, riesce a restare in piedi.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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