
Una notte che pesava come un macigno.
Ci sono partite che valgono tre punti e partite che valgono una stagione. Quella contro il Qarabag rischiava di essere uno spartiacque pericoloso. Il contesto non poteva essere più carico: il quinto anniversario della scomparsa di Diego Armando Maradona, uno stadio pulsante di emotività, ma una squadra, il Napoli, che arrivava all’appuntamento incerottata e ferita. Senza Lukaku, senza Anguissa, senza il lungodegente De Bruyne e reduce da risultati altalenanti, Antonio Conte si è trovato a dover inventare. E lo ha fatto, trasformando l’emergenza in virtù. Il 2-0 finale non racconta solo una vittoria, ma una prova di resilienza tattica e mentale.
La mossa del camaleonte: Il 3-4-2-1 d’emergenza
L’assenza di un vero pivot a centrocampo accanto a Lobotka ha costretto Conte a ridisegnare l’assetto. Abbandonato il dogma del centrocampo a tre puro, il tecnico ha optato per un 3-4-2-1 fluido. La chiave di volta? Scott McTominay.
Sulla carta schierato come mediano, lo scozzese ha interpretato un ruolo ibrido che ha mandato in tilt le marcature a uomo del Qarabag. In fase di costruzione, Lobotka agiva da regista solitario, mentre McTominay si alzava sistematicamente per invadere la trequarti, diventando di fatto una seconda punta aggiunta alle spalle di Hojlund.
Questa mossa ha avuto due effetti:
Ha liberato spazio per la regia di Lobotka, schermato inizialmente da Jankovic.
Ha costretto la difesa azera a schiacciarsi, aprendo varchi per gli inserimenti di Di Lorenzo e Olivera sulle fasce.
Primo tempo: La paura e il blocco
Non è stato tutto rose e fiori. L’approccio iniziale ha tradito la tensione. Il Qarabag, squadra organizzata e per nulla intimorita (reduce da vittorie contro Benfica e Copenhagen), ha aggredito alto nei primi 20 minuti, sfiorando il gol con Addai.
Il Napoli appariva bloccato, quasi spaventato dalla possibilità di rovinare l’anniversario di Diego. L’unico lampo è arrivato da David Neres: una rovesciata spettacolare che avrebbe meritato miglior fortuna, salvata miracolosamente dal portiere Kochalski. All’intervallo, l’xG (Expected Goals) combinato era un misero 0.7: la fotografia di una partita a scacchi, bloccata e nervosa.
La Svolta: Rabbia e Verticalità
Nello spogliatoio, qualcosa è cambiato. Conte deve aver toccato le corde giuste, chiedendo meno possesso orizzontale e più verticalità. La partita è esplosa su un episodio negativo: il rigore sbagliato da Rasmus Hojlund al 56′.
Paradossalmente, l’errore ha svegliato il Napoli. Invece di deprimersi, la squadra ha alzato il baricentro di dieci metri. La rabbia agonistica ha sostituito la paura.
Il protagonista assoluto è diventato Scott McTominay. I numeri della sua partita sono mostruosi: 5 tiri totali, 6 possessi vinti, un gol e un autogol procurato.
Il gol dell’1-0 (65′) è il manifesto del suo nuovo ruolo: un inserimento prepotente in area piccola su azione da corner, sfruttando una palla vagante con la fame di un centravanti. Pochi minuti dopo, è stato ancora lui, con un’acrobazia in area, a costringere Jankovic all’autogol che ha chiuso i conti.
Cosa ci lascia questa vittoria
Il tabellino finale recita un xG di 3.44 per il Napoli contro lo 0.49 del Qarabag. Un dominio che si è materializzato alla distanza, frutto di una superiorità fisica e mentale emersa quando contava di più.
Questa vittoria ci dice tre cose sul futuro della stagione azzurra:
Lobotka è imprescindibile, ma McTominay è l’arma totale che può scardinare le difese chiuse.
La difesa tiene: Buongiorno e Rrahmani hanno concesso le briciole, e il clean sheet è ossigeno puro.
Il gruppo c’è: Vincere senza le stelle, in una serata così pesante emotivamente, è il segnale che la squadra segue ciecamente il suo allenatore.
Nel nome di Diego, il Napoli ha ritrovato se stesso. E forse, ha scoperto che anche nell’emergenza può nascondersi una nuova identità vincente.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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