
Non è mai una partita banale quando la Dea scende a Fuorigrotta, ma quella di stasera assume i contorni di un thriller psicologico prima ancora che tecnico. Alle 20:45, sotto un cielo che promette pioggia incessante a causa del vortice polare che sta investendo il Sud Italia, si sfideranno due squadre alla disperata ricerca di una nuova identità, in un incrocio di destini che lega il maestro Antonio Conte all’esordiente (nella sua città natale) Raffaele Palladino.
Lo scenario: Un “crash-test” sotto la pioggia
L’atmosfera al “Maradona” sarà elettrica e umida. Il campo pesante, unito alle temperature in picchiata (previsti 11-13°C ), renderà la gara fisica, sporca, una battaglia di nervi più che di fioretto. È il palcoscenico ideale per Antonio Conte, che nel silenzio della vigilia – nessuna conferenza stampa per lui, un segnale chiaro di “modalità guerra” – cerca di compattare un Napoli ferito.
I partenopei, quarti in classifica con 22 punti, arrivano al match con le ossa rotte. La sconfitta di Bologna ha lasciato scorie, ma è l’infermeria a preoccupare davvero. Il progetto “galattico” di De Laurentiis, costruito in estate sull’arrivo sensazionale di Kevin De Bruyne e sulla fisicità di Romelu Lukaku, è momentaneamente in pausa forzata. Senza i suoi due tenori e privo anche del metronomo Anguissa e del portiere titolare Meret, il Napoli è chiamato a un’impresa di resilienza pura.
Dall’altra parte della barricata c’è l’Atalanta, nobile decaduta di questo avvio di stagione (13° posto), che si presenta con l’incognita più grande: Raffaele Palladino. Subentrato a Juric dopo il tonfo col Sassuolo, il tecnico di Mugnano di Napoli ha avuto pochi giorni per lavorare, ma la sua missione è chiara: ridare entusiasmo e, come da lui stesso dichiarato, tornare a “comandare le partite”.
La mossa del silenzio e l’emergenza azzurra
Il Napoli che vedremo stasera sarà una creatura ibrida, costretta ad adattarsi. Conte dovrà rinunciare al palleggio sofisticato per abbracciare un calcio più diretto e verticale.
La formazione è un rebus risolto per necessità: Vanja Milinkovic-Savic difenderà i pali, protetto da una linea a tre che vedrà Buongiorno e Rrahmani chiamati agli straordinari contro l’attacco mobile della Dea.
Ma la vera chiave tattica risiede nel centrocampo reinventato. Senza Anguissa, tutto il peso del dinamismo ricade su Scott McTominay. Lo scozzese, arrivato con l’etichetta di incursore, dovrà stasera vestire i panni del guerriero: il suo duello con il brasiliano Ederson sarà l’epicentro sismico del match. Se McTominay regge l’urto, Lobotka avrà la libertà di orchestrare; se crolla, il Napoli rischia di essere spezzato in due.
Sulle fasce, attenzione a Miguel Gutierrez. Lo spagnolo, campione olimpico, non è un terzino convenzionale: la sua tendenza a entrare dentro il campo come un regista aggiunto potrebbe essere l’antidoto al pressing atalantino, creando superiorità numerica centrale e liberando la corsia per le sfuriate di David Neres oppure di Noa Lang, pronto a dare imprevedibilità .
La “nuova” Dea e la scommessa Ahanor
Se Conte deve gestire l’emergenza, Palladino deve gestire il coraggio. Le indiscrezioni della vigilia raccontano di una scelta che, se confermata, avrebbe del clamoroso: il lancio dal primo minuto di Honest Ahanor, difensore classe 2008.
Schierare un diciassettenne, per di più nato ad Aversa (a pochi chilometri dallo stadio), in una bolgia come il Maradona è una mossa che definisce il confine tra genio e azzardo. Palladino sembra voler rompere col passato recente, abbandonando le marcature a uomo asfissianti di matrice gasperiniana per un sistema più fluido, dove la qualità di Lookman e De Ketelaere possa brillare senza l’obbligo di rincorrere i terzini avversari fino alla bandierina.
Davanti, il ballottaggio è vinto probabilmente da Gianluca Scamacca. La sua capacità di legare il gioco sarà fondamentale per far salire la squadra su un terreno che si preannuncia pesante, preferito per questo alla verticalità di Krstovic.
Il grande ex: Rasmus Hojlund cerca vendetta
Al centro dell’attacco azzurro, gli occhi saranno tutti su Rasmus Hojlund. Il danese, esploso proprio a Bergamo, vive una serata particolare. In assenza di Lukaku, non dovrà imitarne il gioco spalle alla porta – che non gli appartiene – ma dovrà essere la freccia scagliata in profondità.
Contro una difesa atalantina che tende a tenere la linea alta, la velocità di Hojlund è l’arma letale che Conte spera di innescare. Se Hien e Kossounou gli concederanno campo aperto, la “legge dell’ex” potrebbe colpire ancora.
Chi rischia di più?
Analizzando i dati, l’Atalanta ha trasformato Napoli nel suo giardino di casa negli ultimi anni, vincendo tre delle ultime quattro sfide al Maradona. Tuttavia, il rendimento esterno dei nerazzurri in questa stagione è stato disastroso (una sola vittoria lontano da Bergamo).
I bookmakers continuano a vedere il Napoli favorito (quota vittoria intorno a 2.20), ma la realtà del campo suggerisce un equilibrio precario.
Sarà una partita decisa dai dettagli e dalla tenuta nervosa. Il Napoli ha l’esperienza e la spinta del pubblico per sopperire alle assenze tecniche, ma l’Atalanta ha l’imprevedibilità del “nuovo corso”. Se la scommessa Ahanor regge l’urto emotivo e Lookman trova spazio tra le linee di un centrocampo azzurro inedito, la prima di Palladino potrebbe trasformarsi in una notte da sogno. Al contrario, se il Napoli riuscirà a trasformare la rabbia per le assenze in agonismo, il diluvio del Maradona potrebbe lavare via la crisi e rilanciare la corsa scudetto.
Comunque vada, stasera non ci si annoierà.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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