
“Io morti non ne voglio accompagnare”.
Bastano queste parole, più crude di un referto medico e più taglienti di una lama, per fotografare l’attuale momento del Napoli. L’esplosione di Antonio Conte dopo la sconfitta con il Bologna non è un semplice sfogo post-partita; è una diagnosi pubblica, brutale, che divide la piazza tra chi la considera la “scossa necessaria” e chi un “segnale inequivocabile di rottura”.
Ma cosa c’è davvero dietro questa crisi verbale? È un crollo emotivo o una strategia calcolata?
Per chi conosce la carriera di Conte, la risposta è ovvia: non è un incidente, è un metodo.
La diagnosi fatta alla squadra è spietata: i giocatori sono “morti” perché, come ha specificato l’allenatore, “in questo momento ognuno sta pensando al proprio orticello”. È l’accusa di individualismo, la stessa che ha infestato lo spogliatoio nell’anno post-scudetto e che Conte, al suo arrivo, pensava di aver sradicato con la sua richiesta di “faccia incazzata” e la sua imposizione di sovranità (“Kvara e Di Lorenzo restano”).
Ebbene, quel morbo è tornato, e la reazione di Conte è un copione già visto, un parallelismo che fa tremare i polsi: quello con il suo apocalittico addio al Tottenham.
Il 18 marzo 2023, dopo un pareggio-farsa con il Southampton, Conte lanciò la sua invettiva più famosa, quella che di fatto lo portò all’esonero: “Vedo giocatori egoisti, giocatori che non vogliono aiutarsi”. E poi la stoccata finale: “La storia del Tottenham è questa da 20 anni, non hanno mai vinto qualcosa. Perché?”.
L’accusa di “giocatori egoisti” (Tottenham) e quella di pensare al “proprio orticello” (Napoli) sono la stessa identica diagnosi morale. Quando Conte smette di parlare di tattica e inizia a parlare di “cuore” e carattere, significa che il punto di non ritorno è stato raggiunto.
Ma qui, a Napoli, è successa una cosa nuova, un’anomalia che rompe il ciclo storico.
Mentre all’Inter (dove lamentava di non essere “protetto”) e al Tottenham i suoi sfoghi erano l’inizio della rottura con la dirigenza, a Napoli è accaduto l’opposto. Aurelio De Laurentiis, anziché prendere tempo, è intervenuto pubblicamente per blindare il suo allenatore.
Il presidente ha definito “favole” le voci di dimissioni e ha tessuto le lodi di Conte, definendolo “un uomo vero” con cui esiste una “sintonia speciale”. Questa non è una difesa d’ufficio; è un’alleanza strategica. De Laurentiis ha sposato la diagnosi di Conte, schierandosi di fatto contro lo spogliatoio. I giocatori sono isolati: schiacciati tra l’allenatore e il presidente.
Questa nuova, potente alleanza tra i due “uomini veri” apre scenari inediti. La scossa è data, ma quale sarà l’effetto? E cosa succederà quando, inevitabilmente, la pressione di Conte (magari al prossimo mercato, con una versione napoletana del “ristorante da 100 euro”) si sposterà dalla squadra alla società?
Di questo e di altro, legato alla crisi del Napoli ed al suo immediato e a medio termine futuro, parleremo stasera nello speciale del consueto rotocalco settimanale “Il Ciuccio sulla Maglia del Napoli SHOW”.
L’appuntamento è da non perdere: la puntata si intitola “Tutto su Conte” e analizzeremo insieme ogni scenario. Vi aspettiamo! Su Facebook, YouTube & Twitch.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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