
Non è una partita, è un crocevia. Domenica, alle 15:00, lo Stadio Renato Dall’Ara ospiterà un esame di maturità che potrebbe definire le traiettorie di due delle squadre più interessanti di questa Serie A. Da un lato, il Napoli capolista di Antonio Conte; dall’altro, il Bologna rivelazione di Vincenzo Italiano, quinto e in piena corsa per l’Europa.
Con soli quattro punti a dividerle, la posta in palio è altissima. Ma questa sfida va oltre la classifica. È una battaglia filosofica tra due allenatori con idee di calcio intense ma opposte, resa ancora più intensa da assenze pesantissime e da un enigmatico silenzio stampa.
Il “silenzio assoluto” di Antonio Conte
La prima notizia della vigilia non è un recupero, ma un’assenza. Antonio Conte non terrà la consueta conferenza stampa.
La motivazione ufficiale fornita per giustificare l’assenza di Conte è stata la seguente: “Il tecnico azzurro ha parlato nel post-partita del match di Champions League contro l’Eintracht e, come di consueto, quando ci sono impegni ravvicinati tra Champions…”.
La giustificazione degli “impegni ravvicinati” è, verosimilmente, un pretesto formale. La logica ufficiale (“Ha parlato dopo l’Eintracht, quindi non parla ora”) deve essere invertita per trovare la vera causa. È proprio a causa di cosa Conte ha detto dopo l’Eintracht che si sceglie strategicamente di non parlare l’8 novembre. La motivazione ufficiale potrebbe, quindi, non essere la causa della decisione, ma la copertura mediatica della stessa.
L’impatto delle assenze: Chi paga il prezzo più alto?
Entrambe le squadre arrivano alla sfida con l’infermeria piena, ma è l’impatto di queste assenze a essere radicalmente diverso.
Per il Bologna Italiano perde in un colpo solo la spina dorsale della sua squadra: il regista e motore del pressing, Remo Freuler (frattura alla clavicola) e il finalizzatore designato, Ciro Immobile (lesione al retto femorale). Senza di loro, il 4-2-3-1 rossoblù perde i suoi due interpreti più importanti per esperienza e funzione tattica.
La situazione del Napoli è, a prima vista, altrettanto grave. Mancano superstar del calibro di Kevin De Bruyne e Romelu Lukaku, oltre al portiere titolare Alex Meret e al regista Billy Gilmour. Eppure, la notizia che sposta gli equilibri è un’altra: i rientri.
Antonio Conte, infatti, ritrova pienamente a disposizione la sua intera cerniera di centrocampo (Lobotka, Anguissa e McTominay) e, soprattutto, recupera il centravanti Rasmus Hojlund. Questo significa che, al netto dei nomi altisonanti, il sistema 4-3-3 del Napoli è pienamente funzionante. Il Bologna è costretto a reinventarsi, il Napoli a schierare le sue “seconde linee” di lusso in un impianto di gioco rodato.
Il duello tattico: Le praterie del rischio di Italiano
La partita si deciderà, con ogni probabilità, nello scontro tra le due filosofie.
Il Bologna (4-2-3-1): Vincenzo Italiano chiederà ai suoi un pressing ultra-offensivo. Il suo calcio si basa su marcature strette, spesso a uomo, per recuperare palla in zona avanzata. È uno stile dispendioso ed esaltante, ma che comporta un rischio strutturale enorme: “il pressing aggressivo e alto lascia molto spazio nella zona centrale del campo”, rendendo la squadra “molto vulnerabile alle ripartenze”.
Il Napoli (4-3-3): Il calcio di Conte è l’antitesi. Non gli interessa il possesso palla sterile; cerca la verticalizzazione rapida. L’obiettivo è superare la prima linea di pressione e attaccare gli spazi. In fase difensiva, poi, il 4-3-3 si trasforma in un compatto 5-4-1, con l’ala destra (Politano) che scala sulla linea dei difensori e quella sinistra (Elmas o Neres) su quella dei centrocampisti.
Qui si trova la chiave della partita. Il punto debole strutturale del Bologna (lo spazio centrale) è esattamente il punto di forza speculare del Napoli (l’attacco alla profondità con gli inserimenti delle mezzali). Se il Napoli, con la qualità di Lobotka e la forza fisica di Anguissa, riuscirà a eludere il primo pressing del Bologna (peraltro orfano del suo miglior interprete, Freuler), troverà praterie aperte per gli inserimenti di McTominay.
La bolla statistica sta per scoppiare?
Aggiungiamo un ultimo livello di analisi. A guardare i dati base, le squadre si equivalgono: 16 gol fatti e 8 subiti per entrambe dopo 10 giornate. Ma le metriche avanzate raccontano una storia diversa.
Sia Bologna (10.3 xGA) che Napoli (12.3 xGA) stanno subendo molti meno gol di quanti “dovrebbero” in base alla qualità delle occasioni concesse. Il Bologna ha “risparmiato” circa 2 gol, mentre il Napoli è in una sovraperformance difensiva clamorosa: ha “risparmiato” ben 4.3 gol, grazie anche a un Vanja Milinkovic-Savic in stato di grazia tra i pali.
Entrambe le difese vivono in una sorta di “bolla statistica”. La partita del Dall’Ara, con i suoi attacchi intensi, sarà un test di sostenibilità: quale delle due difese regredirà per prima verso la propria media?
In ultima analisi, il Bologna, spinto dal suo pubblico, cercherà di imporre la sua partita aggressiva. Tuttavia, le assenze di Freuler e Immobile minano l’efficacia stessa del sistema di Italiano, togliendo motore al pressing e peso in area di rigore.
Il Napoli, sebbene privo di stelle, si presenta con un sistema tattico intatto e interpreti perfetti per eseguirlo. I rientri di Hojlund e della mediana titolare sono più importanti delle assenze di De Bruyne e Lukaku per l’equilibrio di Conte. Il matchup tattico sorride agli ospiti, che sembrano avere gli strumenti giusti per disinnescare la trappola del pressing rossoblù e colpire proprio dove fa più male: negli spazi centrali che la filosofia di Italiano, coraggiosamente, concede.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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