Roberto Stanzione

Le recenti dichiarazioni di Antonio Conte appaiono decisamente “borderline”. Non si può continuare a sostenere che il Napoli debba “abituarsi” al doppio impegno come se fosse una “nuova esperienza”. La realtà è che il Napoli partecipa alle coppe europee costantemente da oltre dieci anni; non è affatto nuovo a questo scenario.
Basti ricordare che solo tre anni fa, la squadra ha vinto uno scudetto arrivando contemporaneamente ai quarti di finale di Champions League. Quella squadra, pur operando nelle medesime condizioni, forse non era nemmeno più forte di questa. Per questo, certe giustificazioni suonano fuori luogo, così come la recente polemica con lo staff medico.
Ma, in fondo, il personaggio Conte è questo: è divisivo. A volte lo si ama per ciò che dice, a volte lo si odia.
Parliamo poi del gioco. Il calcio di Conte non è mai stato spettacolare; è un gioco pragmatico, fondato primariamente sulla solidità difensiva. Esistono certamente idee tattiche moderne – Conte si è aggiornato, come abbiamo visto anche dopo l’esperienza in Premier League – ma non si può definire il suo un approccio offensivo.
Ieri, tutto sommato, il Napoli non ha giocato bene, specialmente considerando l’avversario modesto che affrontava: una squadra reduce da due sconfitte per cinque reti in Champions League e da un pareggio in Bundesliga contro l’ultima in classifica.
Nonostante la prestazione opaca, le occasioni per segnare ci sono state. Se un giocatore sbaglia un gol clamoroso davanti alla porta, non si può addossare la colpa tecnica direttamente all’allenatore.
Tuttavia, è innegabile che il Napoli debba fare di più. È anche vero che la squadra è afflitta da troppi infortuni e che esiste un evidente sovradosaggio di energie e minutaggio per i giocatori attualmente a disposizione. Stiamo affrontando anche questo problema.
Ciò che serve, però, è trovare quel famoso equilibrio che, troppo spesso, sembra mancare nella piazza napoletana.

Roberto Stanzione

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