Antonio Conte in conferenza stampa oggi

Se avete assistito alla conferenza stampa di Antonio Conte di oggi, alla vigilia della partita di Champions League contro l’Eintracht Francoforte, avrete visto quello che i media hanno subito definito un “Conte inferocito”. Ma se pensate di aver assistito a una perdita di controllo, vi sbagliate di grosso.
Quella a cui abbiamo assistito non è stata una crisi isterica. È stata una performance calcolata, un capolavoro di gestione della crisi e di ingegneria emotiva. In un momento di pressione estrema, Conte non ha perso la calma; l’ha usata. Ha tenuto un “discorso alla nazione” per il popolo napoletano, progettato per unire una tifoseria, deviare la pressione e costruire una fortezza psicologica.
Per capire perché quella di Conte è stata una conferenza pressoché perfetta, dobbiamo prima analizzare il paradosso in cui vive la sua squadra.

Il paradosso del Napoli: Primi in A, ultimi in Europa

La frustrazione di Conte è alimentata da una profonda dissonanza cognitiva. Il suo Napoli è un Giano Bifronte, una squadra con due facce opposte e l’allenatore sente che i media si stanno concentrando solo su quella negativa.

La faccia da campionato: In Serie A, il Napoli è primo in classifica. Nonostante un deludente 0-0 in casa contro il Como, viene da una vittoria fondamentale sull’Inter.
La faccia da Champions: In Europa, è un disastro. Con il nuovo formato, il Napoli langue al 23° posto , reduce da un’umiliante sconfitta per 6-2 contro il PSV Eindhoven.
A questo si aggiunge la variabile più critica: un “terremoto” di infortuni. Per la partita contro l’Eintracht, le assenze sono catastrofiche. E’ fuori l’acquisto stellare Kevin De Bruyne. Un rapporto parlava di ben 15 infortuni dall’inizio del ritiro.
Questo contesto trasforma la rabbia di Conte. La sua frase “e poi vai a vedere che Napoli è primo”  non è arroganza. Sta dicendo al mondo: “Sto guidando un’auto senza ruote e sono primo in classifica. Come osate criticarmi per un pareggio a Como?”.

La strategia: Creare un nemico per unire un popolo
armato di questo scudo (primo posto nonostante il “terremoto”), Conte ha lanciato la sua offensiva. La sua tesi centrale, la frase che ha dominato la conferenza, è stata una dichiarazione di guerra: “Il Napoli che lotta per i primi posti dà fastidio”.
Con questa singola frase, Conte ha delegittimato ogni critica. Le analisi tattiche? Irrilevanti. Le domande sui pochi gol? False. Secondo la sua logica, tutto ciò che era negativo non era un’osservazione, ma la conseguenza del “fastidio” che il Napoli provoca nel “sistema”.
Ha creato un nemico.
Questo nemico è potente perché è incorporeo. Conte è stato attento a non nominarlo mai. Ha parlato di “qualcuno” , di “altri” che “hanno altri interessi nell’ammazzare la squadra” e di “false voci” messe in giro “per ammazzarci”.
Usando un lessico di guerra (“ammazzarci”), ha elevato la posta in gioco. Non si trattava più di calcio, ma di sopravvivenza. E così ha polarizzato il dibattito: o siete con il Napoli, o siete complici di chi vuole “ammazzarlo”.

L’obiettivo: Parlare ai “sognatori”

Il vero obiettivo di Conte non sono i giornalisti nella stanza, ma la tifoseria. Ha parlato direttamente a loro, chiedendo di “starci vicino”  e di “tapparsi le orecchie”.
Ma la sua mossa più astuta è stata la diagnosi psicologica della sua stessa gente. Ha definito il tifoso napoletano “un sognatore”. Questa non è una lusinga, ma la premessa per la sua tesi: i sognatori sono vulnerabili. “E da fuori lo sanno”, ha avvertito. “Non ci vuole niente a fare venire la depressione”.
Conte ha visto il 6-2 del PSV e lo 0-0 col Como come l’innesco di una spirale depressiva. La sua performance “inferocita” è stata una terapia d’urto. Identificando un nemico esterno, ha fornito un canale alternativo per la frustrazione dei tifosi. Invece di permettere che quella rabbia si rivolgesse contro la squadra, l’ha reindirizzata verso il “sistema” che “dà fastidio”. Ha trasformato la depressione interna in rabbia collettiva.

La mossa da maestro: Il silenzio strategico

Mentre Conte creava un nemico immaginario, ha magistralmente ignorato quello reale. L’analisi più critica della sua conferenza, infatti, non riguarda ciò che ha detto, ma ciò che ha omesso.
Nei giorni precedenti, la notizia dominante non era la forma del Napoli. Era la crisi diplomatica e di sicurezza pubblica tra Napoli e Francoforte. A causa di violenti scontri passati , il Prefetto di Napoli aveva emesso un divieto di vendita dei biglietti ai tifosi dell’Eintracht. Il club tedesco aveva reagito duramente, definendo la pratica “inaccettabile” , criticando le autorità italiane e appellandosi alla UEFA. Era una notizia internazionale imbarazzante per la città e per il club.
Conte si trovava di fronte a un dilemma irrisolvibile. Difendere il divieto? Sarebbe stato antisportivo. Criticarlo? Avrebbe sconfessato le autorità della sua stessa città.
Non ha fatto né l’una né l’altra cosa. In nessun resoconto della sua conferenza c’è un singolo riferimento a questa crisi.
Questa è stata la sua mossa più brillante. Ha usato la “strategia del gatto morto”: di fronte a un problema reale e incontrollabile (il divieto dei tifosi), ha “gettato un gatto morto sul tavolo” creando uno scandalo tutto suo: “VOGLIONO AMMAZZARCI!”.
Ha funzionato. Tutti i media parlano della sua rabbia, dei suoi nemici, delle sue “false voci”. La sua performance è stata così rumorosa da oscurare completamente la vera, imbarazzante notizia del divieto ai tifosi. Ha agito da parafulmine non solo per la sua squadra, ma per l’intera città.

L’architetto della resilienza

La conferenza di Conte è stata ottima non nonostante la sua rabbia, ma grazie ad essa. È stata un’esibizione calcolata di leadership che ha raggiunto ogni obiettivo.
Ha unito la tifoseria , ha protetto lo spogliatoio (difendendo con calma persino un De Bruyne in difficoltà ), ha imposto la sua metrica di giudizio (la classifica di Serie A ) e ha distolto l’attenzione da una controversia politica reale.
In quella stanza, Antonio Conte non ha agito solo come allenatore. Ha agito come uno psicologo, uno stratega e, soprattutto, come l’architetto della resilienza del Napoli.

Giulio Ceraldi

Forza Napoli Sempre

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.