
Martedì sera, 4 novembre 2025, lo Stadio Diego Armando Maradona non ospiterà semplicemente una partita di coppa. Sarà un bivio, uno scontro diretto per la sopravvivenza nella UEFA Champions League 2025/26.
La nuova “League Phase” della competizione è spietata. Sia il Napoli che l’Eintracht Francoforte si trovano appaiate a 3 punti, frutto di un percorso identico fatto di una vittoria e due sconfitte. In questo scontro diretto, perdere significa quasi certamente dire addio ai sogni di gloria europea.
I Campioni d’Italia in carica, attualmente primi in classifica in Serie A con 22 punti, affrontano la sesta forza della Bundesliga. Ma i valori nominali sono stravolti da una variabile critica, un’asimmetria che definisce l’intera sfida: l’Eintracht arriva a Napoli quasi al completo, mentre il Napoli si presenta senza la sua pedina più prestigiosa: Kevin De Bruyne.
L’Eintracht: Il fascino imprevedibile del “tutto o niente”
L’Eintracht Francoforte di Dino Toppmöller è, forse, la squadra più imprevedibile e indecifrabile d’Europa. Un dato, più di ogni altro, ne definisce l’identità: le tre partite giocate finora in Champions League sono tutte terminate con il punteggio di 5-1 (una vittoria e due sconfitte).
Questa statistica bizzarra è l’emblema perfetto della loro filosofia: una squadra capace di “potenza offensiva” ma afflitta da profonde “preoccupazioni difensive”. È un collettivo “tutto o niente”, privo di equilibrio, che gioca costantemente a viso aperto.
Toppmöller ha stabilizzato la squadra su un modulo 1-3-4-2-1. L’anima del loro gioco risiede nel lavoro dei due tornanti sulle fasce (i probabili Ritsu Doan e Nathaniel Brown), descritti come il cuore pulsante del loro stile. Il loro compito è dare ampiezza, creare superiorità e innescare la transizione.
Rispetto al passato, l’Eintracht ha evoluto il suo gioco. Non più solo contropiede puro, ma un “pressing offensivo” alto e dinamico, con un lavoro ossessivo sul “gioco di transizione intensivo”. Il rovescio della medaglia di questo stile aggressivo è una vulnerabilità strutturale. Se il pressing fallisce, i tre difensori (guidati dal capitano Robin Koch) restano isolati. Le analisi tattiche sono chiare: l’Eintracht soffre le triangolazioni e, soprattutto, concede troppi “cross e traversoni” dalle fasce.
Il Napoli: La fortezza psicologica di Conte
Il Napoli domina in Italia, ma arriva alla sfida europea con il morale minato. Non dagli avversari, ma da quella che Antonio Conte percepisce come un’atmosfera ostile. Le sue parole in conferenza stampa pre-partita sono state una precisa strategia psicologica: “Il Napoli lì davanti dà fastidio”.
Lamentando “tre mesi di sole critiche”, l’allenatore sta attivamente costruendo una mentalità da assedio. È una mossa tipica di Conte: compattare l’ambiente, togliere pressione ai sostituti (che saranno costretti a giocare) e caricare la partita di un significato emotivo per compensare il divario tecnico.
E il divario, domani, sarà enorme. Il bollettino medico del Napoli è catastrofico. L’intera spina dorsale della squadra è stata decapitata:
Fuori il portiere titolare, Alex Meret.[11]
Fuori i due cervelli del centrocampo, Kevin De Bruyne e Billy Gilmour.
Conte è costretto a reinventare l’intera fase offensiva.
La sfida tattica: Come il Napoli può vincere
Nonostante le assenze, il Napoli non rinuncerà ai suoi principi cardine: “organizzazione”, “grinta” e “intensità”. Il modulo base sarà un 4-3-3, con Vanja Milinkovic-Savic in porta, Rasmus Hojlund (fratello dell’infortunato dell’Eintracht) come punta centrale e Scott McTominay come mezzala d’inserimento.
In fase di possesso, il sistema è fluido e può trasformarsi in un 1-3-2-4-1. Alla perdita del pallone, scatta il dogma di Conte: Gegenpressing, una pressione forzata e istantanea per riconquistare palla.
Senza De Bruyne, il piano B offensivo è chiaro.
Verticalità: Sfruttare la velocità di Hojlund per attaccare la profondità.
Inserimenti: Cercare la fisicità e gli inserimenti senza palla di McTominay.
Creatività esterna: Affidare l’intera creazione di occasioni agli esterni, Politano e Neres.
I duelli chiave al Maradona
La partita si deciderà su due duelli speculari.
La battaglia delle fasce: L’”anima” dell’Eintracht (i suoi esterni) contro i “raddoppi difensivi” sistematici che Conte chiede ai suoi attaccanti esterni. Chi vince la fascia, vince la partita.
La guerra delle transizioni: La velocità tedesca nel creare contropiedi (spesso in 3v2) contro il Gegenpressing del Napoli, progettato per “uccidere” la transizione avversaria sul nascere.
Il piano del Napoli per fare male all’Eintracht è chiaro: attaccare il loro punto debole documentato. I tedeschi soffrono lo “scarso gioco aereo” e faticano a difendere “cross e traversoni”. L’inclusione contemporanea di Hojlund e McTominay non è casuale: Conte cercherà la pura forza fisica, sovraccaricando l’area di rigore avversaria.
L’Eintracht, d’altro canto, sa che il Napoli concede “spazio alle spalle dei terzini” e proverà a colpire lì con la velocità dei suoi attaccanti (Burkardt, Knauff), testando i riflessi di un portiere di riserva.
Martedì sera sarà una battaglia tra la coesione tattica di una squadra quasi al completo (l’Eintracht) e la feroce intensità di un Napoli in piena emergenza, guidato dalla struttura e dalla rabbia psicologica del suo allenatore.
Giulio Ceraldi
Forza Napoli. Sempre.
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