Scott McTominay

A volte, il tabellino di una partita racconta una storia. Altre volte, la nasconde. Napoli vs Inter 3-1 rientra decisamente nella seconda categoria. A prima vista, una vittoria netta dei padroni di casa. Ma scavando sotto la superficie dei numeri, emerge un paradosso che spiega l’essenza del calcio moderno: l’Inter ha dominato il possesso palla (57% contro 43%), ha tirato più del doppio (16 conclusioni a 7) e ha generato un valore di Expected Goals (xG) di 2.345 contro l’appena 1.11 del Napoli.
Come è possibile, quindi, che la squadra che sulla carta ha “giocato meglio” sia uscita dal campo con una sconfitta così pesante? La risposta non è la sfortuna, ma una miscela letale di tre ingredienti: il cinismo spietato del Napoli di Conte, il crollo psicologico di un’Inter fragile e un piano tattico che ha trasformato il caos in un’arma.

Il primo tempo: Il colpo di scena in un istante

I primi 45 minuti sembravano confermare le attese. L’Inter di Chivu ha preso il controllo, gestendo il gioco con il suo centrocampo tecnico e collezionando occasioni, incluse due conclusioni finite sui legni della porta difesa da Milinkovic-Savic. Il dominio nerazzurro, però, era sterile. E al 33° minuto, la partita è cambiata. Un fallo in area su Di Lorenzo ha portato il VAR a concedere un rigore al Napoli.
Sul dischetto si è presentato Kevin De Bruyne, su ordine diretto di Conte. Il belga ha trasformato con freddezza, ma nell’esatto istante del tiro, la gioia si è tramutata in dramma. Un dolore acuto alla coscia lo ha fatto bloccare sul posto, costringendolo a uscire, aiutato dai compagni, pochi minuti dopo. Paradossalmente, la perdita del giocatore più creativo ha semplificato la missione del Napoli. Senza il suo faro, la squadra è tornata istintivamente al pragmatismo contiano: difesa, compattezza e ripartenze. L’Inter, sotto di un gol, ha avvertito la pressione di dover fare la partita, cadendo in una frenesia che, come ammesso da Chivu, le ha fatto “perdere l’equilibrio”.

La ripresa: L’implosione dell’Inter e la firma di Conte

Il secondo tempo è stato un capolavoro di gestione emotiva da parte del Napoli e un manuale su come perdere il controllo da parte dell’Inter. Al 54′, Scott McTominay, MVP della scorsa stagione, ha raddoppiato con un tiro fulminante dal limite dell’area, capitalizzando una transizione letale. L’Inter ha avuto un sussulto d’orgoglio, trovando il 2-1 con un rigore di Calhanoglu al 59′.
Quello doveva essere il momento della svolta per i nerazzurri. Invece, è stato l’inizio della fine. Anziché costruire con lucidità, la squadra si è riversata in avanti in modo disorganizzato. E una squadra di Conte è progettata per punire esattamente questo. Otto minuti dopo, al 67′, André-Frank Zambo Anguissa ha chiuso la partita. Una progressione potente e solitaria, conclusa con un tiro imprendibile che ha fissato il punteggio sul 3-1. Le parole di Chivu nel post-partita sono state una diagnosi impietosa: “Abbiamo perso la testa”. Il terzo gol, subito su una semplice rimessa laterale, è stato l’emblema di un black-out tattico e mentale.

La vittoria cata a centrocampo

La vera battaglia si è combattuta in mezzo al campo. Il Napoli ha schierato un centrocampo “stile Premier League”, con tutti e tre i marcatori – De Bruyne, McTominay e Anguissa – forgiati nel calcio inglese. La loro combinazione di fisicità, verticalità e intelligenza tattica ha soffocato la costruzione interista, trasformando il possesso palla avversario in un esercizio sterile. Questa vittoria è la rivendicazione della filosofia di Conte, che alla vigilia aveva difeso il suo sistema a centrocampo dopo una pesante sconfitta europea. Ma è innegabile che il rebus De Bruyne – McTominay resta irrisolto ed è sotto gli occhi di tutti la differenza tra il Napoli della prima frazione di gioco e quello della ripresa.

Conclusioni: Una vittoria che pesa

Questo 3-1 proietta il Napoli in testa alla classifica, ma soprattutto lancia un messaggio sulla sua forza mentale. È stata una vittoria ottenuta non giocando ” secondo le statistiche tradizionali, ma giocando in modo più intelligente, più cinico e più disciplinato. Per l’Inter, è una sconfitta che solleva dubbi sulla sua tenuta nei big match.
La vittoria, però, ha un prezzo altissimo: l’infortunio di De Bruyne si aggiunge a una lista di assenti già lunga.  La vera sfida per Conte inizia ora: dimostrare che questo Napoli, spietato e resiliente, può continuare la sua corsa al titolo anche senza il suo genio.

Giulio Ceraldi

Forza Napoli. Sempre.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.