Giocatori del Tottenham stremati dopo una sessione di allenamento ai tempi di Antonio Conte (foto Daily Mail)

Conte e l’infermeria piena: solo a Napoli? La verità sul suo passato.

Nel pezzo pubblicato ieri, ho lanciato un sasso nello stagno, sollevando un dubbio che serpeggia tra i tifosi azzurri: l’anomala catena di infortuni muscolari che sta falcidiando il nostro Napoli è solo sfortuna o è una diretta conseguenza della “preparazione shock” imposta da Antonio Conte? Ci siamo lasciati con una domanda aperta, promettendovi di andare a fondo. E l’ho fatto.
Ho riavvolto il nastro della carriera del nostro tecnico per capire se quella del Napoli sia un’eccezione o una regola. La risposta, come spesso accade nel calcio, è complessa e affascinante.

La sorprendente eccezione: la Juventus d’acciaio

Il primo pensiero potrebbe essere: “Conte spreme i suoi, quindi si rompono sempre”. Eppure, il nostro viaggio parte da un dato che spiazza. Durante il suo triennio vincente alla Juventus (2011-2014), specialmente nel primo anno, la sua squadra fu un modello di integrità fisica. Anzi, le cronache dell’epoca celebravano la Juve come la squadra con meno infortuni della Serie A. Come è possibile? Diversi fattori contribuirono: una rosa giovane, l’assenza delle coppe europee e una preparazione così intensa da rendere i giocatori quasi “immuni” allo stress della partita. Un paradosso che dimostra come il suo metodo, in condizioni ideali, possa creare macchine perfette.

L’allarme rosso di Milano: il precedente nerazzurro

Se l’esperienza juventina rischiava di farci assolvere Conte, quella all’Inter (2019-2021) rappresenta il precedente più inquietante e, purtroppo, più simile alla nostra situazione attuale. In particolare nella sua prima stagione a Milano, l’Inter fu decimata da un numero impressionante di stop muscolari. La stampa parlò apertamente di “emergenza” e di correlazione diretta con i carichi di lavoro. Quella che stiamo vivendo all’ombra del Vesuvio, quindi, non è una novità assoluta, ma un copione già visto che conferma quanto il confine tra preparazione al top e sovraccarico sia estremamente sottile.

La dura legge della Premier League: Chelsea e Tottenham

Anche Oltremanica, Conte ha lasciato il segno, nel bene e nel male. Alla guida del Chelsea (2016-2018), pur vincendo una Premier League, non si registrò un’ecatombe di infortuni, ma la sua fama di sergente di ferro si consolidò. È però al Tottenham (2021-2023) che i suoi metodi tornarono a far discutere. Le immagini virali dei giocatori, da Kane a Son, stremati a terra dopo le sue sessioni di allenamento estive fecero il giro del mondo. Anche lì, la squadra dovette convivere con diversi problemi fisici che ne limitarono il potenziale.

Tirando le somme: non sfortuna, ma un “rischio calcolato”

Questi sguardo al passato ci porta a una conclusione chiara. Attribuire la lunga lista di infortunati del Napoli alla sola sfortuna sarebbe ingenuo. Quello a cui stiamo assistendo è la faccia più rischiosa della medaglia del “metodo Conte”.
Non è un allenatore che porta sfortuna (ci mancherebbe ndr), ma un tecnico la cui filosofia si basa sul portare la macchina-atleta a un numero di giri altissimo. A volte, come alla Juve, il motore regge e diventa imbattibile. Altre volte, come all’Inter e ora da noi, qualche pistone rischia di saltare.
La speranza, ora, è che lo staff tecnico e medico riescano a trovare il giusto equilibrio prima che il conto pagato all’infermeria diventi più salato dei punti guadagnati in classifica. La storia ci insegna che il rischio c’è, ma anche che la ricompensa, quando tutto funziona, può essere la gloria.

Giulio Ceraldi

Forza Napoli. Sempre.

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