Il calcio italiano si trova a un bivio cruciale. La candidatura per ospitare, insieme alla Turchia, il Campionato Europeo del 2032 è appesa a un filo e a lanciare l’allarme è il presidente della Lega Serie A, Ezio Maria Simonelli, in carica dal 20 dicembre 2024. Le sue parole, che definiscono lo stato degli stadi italiani come “comatoso”, suonano come un avvertimento per l’intero sistema. La UEFA ha concesso all’Italia tempo fino a ottobre 2026 per presentare progetti concreti di ristrutturazione o di costruzione di cinque stadi, ma la situazione attuale è lontana dal dare le garanzie necessarie.

L’obsolescenza strutturale, un problema decennale

La crisi degli stadi italiani non è un fenomeno recente, ma il risultato di un problema strutturale decennale. La maggior parte degli impianti è stata costruita tra gli anni ’20 e ’70 e, a differenza di quanto accade in altre nazioni europee, non ha subito gli ammodernamenti necessari. Questa arretratezza non è solo un problema estetico, ma ha impatti concreti su sicurezza, comfort e capacità di generare ricavi.

Sicurezza e comfort

I vecchi stadi presentano evidenti lacune nella gestione della sicurezza e nell’accessibilità. Le strutture spesso sono fatiscenti, i servizi igienici obsoleti e le sedute, spesso scoperte, offrono una visuale limitata e un comfort minimo per i tifosi.

Mancanza di servizi moderni

In contrasto con i moderni impianti europei, che fungono da centri polifunzionali attivi sette giorni su sette, gli stadi italiani non sono quasi mai dotati di servizi accessori come negozi, ristoranti o aree commerciali, privando le società di una fondamentale fonte di ricavo.

Le barriere burocratiche e il confronto con la Turchia

A frenare il progresso sono soprattutto le complessità burocratiche. Nonostante la legge sugli stadi del 2014 avesse l’obiettivo di semplificare i processi, i progetti di ristrutturazione e costruzione continuano a scontrarsi con lungaggini amministrative e vincoli territoriali. Questa inerzia contrasta in modo netto con l’efficienza della Turchia, co-organizzatrice di Euro 2032. Il Paese ha investito massicciamente nella costruzione di nuovi impianti, molti dei quali sono già pronti a ospitare un evento di tale portata.
Dei dieci stadi candidati dall’Italia (tra cui Milano, Roma, Firenze, Napoli e Bari), solo l’Allianz Stadium di Torino e gli stadi di Milano e Roma sono considerati “quasi” idonei. Per tutti gli altri, i progetti esistono ma la loro realizzazione procede a passo di lumaca, mettendo a rischio l’intera candidatura.

Un’occasione da non perdere

La candidatura per Euro 2032 rappresenta un’opportunità irripetibile per il calcio italiano e per l’immagine del Paese, un’occasione per sbloccare finalmente la modernizzazione degli impianti. Se l’Italia dovesse perdere questa chance, non solo subirebbe una perdita economica e di immagine, ma mancherebbe l’ennesima occasione per rinnovare le proprie infrastrutture sportive. È necessario che tutte le parti coinvolte, dalla Lega alla Federazione, agiscano in modo rapido e deciso per evitare questo scenario.

Giulio Ceraldi

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.