
Questo mondiale per clubs non ha mai avuto senso. Nemmeno in tempi non sospetti, quando anche il Napoli era in corsa per parteciparvi.
Sia chiaro. Non che fosse ignota la musa ispiratrice di questa nuova manifestazione ma con l’entrata del fondo saudita PIF nel partenariato con la FIFA nella manifestazione l’intento è stato ancora più chiaro. Poi la possibilità di vedere l’intero torneo gratuitamente su DAZN ne è stata solamente la naturale conseguenza.
E cosa importa se la sede prescelta (gli USA) non poteva essere peggiore. Vuoi per una naturale indifferenza del continente nordamericano verso il “beautiful game” (che loro chiamano “soccer” e non “football” ndr) e vuoi per il periodo dell’anno e gli orari di molte della partite . Già sei incontri (ultimo quello tra Chelsea e Benfica, giocato ieri e durato complessivamente più di quattro ore, interruzione compresa) sono stati interrotti per estreme condizioni meteorologiche. Si sa che gli Stati Uniti in alcuni periodi dell’anno sono regolarmente interessati da uragani, cicloni, tornado, ecc. ma, evidentemente, Infantino & Co oltre ad essere ormai i signori incontrastati del pallone lo sono diventati anche del meteo.
E a proposito di eventi meteorologici estremi, in questi giorni stiamo assistendo ad un innalzamento delle temperature che normalmente avviene a luglio. Certo, non è che gli anni passati non abbia fatto caldo ma giugno era generalmente ancora un mese dove poteva scapparci la pioggia e comunque le temperature e soprattutto l’umidità non erano così micidiali. Ma i cambiamenti climatici non interessano a nessuno. Come se noi si vivesse altrove. Ma tant’è. Panem et circenses.
Al di là di quest’ultima considerazione, ormai il calcio davvero non si ferma più.
La sempre più autoreferenziale FIFA non dialoga nemmeno più con le federazioni calcistiche continentali ed è così che assistiamo all’assurdità di una Coppa d’Africa da giocare nello stesso anno dei mondiali del 2026.
E pensare che Blatter era stato considerato il peggior dirigente calcistico di sempre. Invece è proprio vero: al peggio non v’è mai fine.
Giulio Ceraldi
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