Il Giappone torna a casa. Il Belgio va ai quarti.
Fin qui nulla di strano. Anzi. Tutto secondo copione.
Ma i “ballers” del Sol Levante hanno veramente fatto passare un brutto quarto d’ora ai diavoli belgi.
L’uno-due Haraguchi-Inui (due gol, uno più bello dell’altro), la sagacia tattica degli uomini di Nishino, le trame pulite, geometriche del gioco nipponico sembravano consegnarci l’ennesimo risultato-sorpresa di un Mondiale dove fare pronostici è ormai praticamente impossibile.
Poi il Belgio si è ricordato di essere squadra e di avere al suo interno una quantità pazzesca di talenti e il sogno giapponese si è spento.
Personalmente ciò che mi ha impressionato della squadra nipponica è stata la “calma grintosa” dei suoi giocatori.
Anche quando i belgi avevano riacciuffato il pareggio, gli asiatici hanno continuato a macinare gioco. Senza dare il benché minimo segno di cedimento. Tattico o psicologico che fosse.
Una vera e propria lezione di calcio (e non solo, aggiungerei).
Così come lezione è stata quella dei suoi tifosi. Variopinti, gioiosi e…composti. Lontani. Lontanissimi anni luce dalle “orde” alle quali solitamente siamo abituati.
Alla fine del match, dopo gli applausi (strameritati) ai loro beniamini, hanno ripulito gli spalti dei loro rifiuti (così come i sostenitori del Senegal dopo le partite della loro nazionale ndr) e se li sono portati via negli appositi sacchetti.
Ma che strani stì giapponesi…
Giulio Ceraldi
#ForzaNapoliSempre